Una vicenda singolare è emersa a Lecce dove un uomo multato per aver gettato rifiuti illegalmente si è visto riconoscere ragione dal tribunale. La controversia si trascina dal 2019 ma si è conclusa solo di recente con una decisione che riguarda tutela della privacy e modalità di controllo del territorio. La sentenza ha imposto al Comune di Lecce di pagare una somma per le spese legali all’uomo che aveva impugnato la sanzione. Un caso che ha acceso il dibattito sull’uso delle videocamere nascoste contro l’abbandono dei rifiuti e le garanzie per i cittadini.
I fatti dell’abbandono rifiuti e il luogo dell’infrazione
Nel 2019, un uomo è stato sorpreso mentre lasciava dei rifiuti fuori dai cassonetti in un’area rurale del comune di Lecce. Il soggetto si era fermato con la propria auto accanto a un gruppo di contenitori e aveva scaricato diversi oggetti, in particolare sacchi di immondizia e contenitori di plastica, infrangendo le regole sul conferimento. La zona scelta non era molto frequentata e il gesto voleva eludere i controlli.
Videosorveglianza e modalità di raccolta delle prove
Le immagini che hanno documentato la trasgressione sono state raccolte tramite una telecamera nascosta, posizionata per contrastare il fenomeno dell’abbandono illecito. Questa pratica è comune in molte città per arginare l’incremento dei rifiuti sparsi sul territorio ma ha sollevato questioni sulla trasparenza delle modalità adottate per sorvegliare cittadini e utenti. L’uomo multato, non residente a Lecce e quindi non iscritto ai registri Tari, ha ricevuto una sanzione da 718 euro.
Leggi anche:
La violazione della privacy nella videosorveglianza occulta
La questione chiave della vicenda si concentra sulla mancata comunicazione preventiva della presenza della videocamera. Il soggetto multato ha contestato il verbale attraverso un ricorso, basandosi sul tema della tutela dei dati personali. Secondo le normative vigenti, infatti, le immagini registrate da dispositivi di controllo costituiscono dati personali e devono rispettare le regole sulla privacy.
Il ricorrente ha ribadito che il Comune avrebbe dovuto segnalare visibilmente la presenza del dispositivo di registrazione, cosa che invece non era stata fatta. Questa trasparenza è obbligatoria come succede ad esempio con gli autovelox, dove i cartelli informano in anticipo gli automobilisti. Questo principio tutela i diritti dei cittadini e garantisce correttezza e legalità nelle procedure di sanzione.
La decisione del tribunale e le conseguenze per il comune
Dopo un iter giudiziario che ha coinvolto le parti, il tribunale ha dato ragione all’uomo stabilendo che la modalità utilizzata dal Comune non era conforme alle norme sulla privacy. Il dispositivo di ripresa nascosto ha violato la normativa perché non è stata predisposta una segnalazione chiara e immediata.
Risarcimento e impatto sulla normativa
Il verdetto ha imposto al Comune di Lecce di coprire 375 euro per le spese legali dell’uomo, riconoscendo il diritto alla tutela in materia di dati personali, anche in casi di infrazione come l’abbandono di rifiuti. Questa decisione stimola un confronto sulle regole e l’uso dei sistemi di sorveglianza pubblica, indicando che l’attenzione alla forma è necessaria quanto quella sostanziale per evitare casi simili.
Il Comune è ora chiamato a rivedere le proprie procedure per l’installazione e l’attivazione di videocamere in aree pubbliche, adottando misure che garantiscano una corretta informazione all’utenza. Il caso Lecce serve come esempio per tutti i municipi che ricorrono a tecnologie analoghe per il controllo del territorio e delle norme di convivenza.