La situazione in Mozambico peggiora rapidamente. In pochi mesi, decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie case a causa di conflitti armati, cicloni e siccità. L’Unhcr ha lanciato un appello urgente per la mancanza di fondi, sottolineando che oltre un milione di sfollati rischiano di rimanere senza aiuti essenziali per sopravvivere.
Emergenza umanitaria aggravata da eventi climatici estremi
Oltre ai combattimenti, il Mozambico deve fare i conti con eventi climatici estremi sempre più frequenti. Il ciclone Jude, nel marzo 2025, ha colpito duramente la provincia di Nampula, segnando il terzo ciclone in pochi mesi a sconvolgere il paese. Questi fenomeni atmosferici hanno distrutto le aree dove molte famiglie sfollate da altri conflitti avevano trovato rifugio. Le strutture di accoglienza e i campi profughi sono stati invasi dalle inondazioni, mentre strade e servizi essenziali sono diventati inaccessibili.
Il combinato di conflitto e calamità naturali ha creato una crisi dalla portata complessa, con bisogni che si moltiplicano e risorse che si riducono drasticamente. Diverse organizzazioni umanitarie denunciano tagli nei finanziamenti proprio quando serve aumentare gli interventi. Ospedali e centri di assistenza sono sotto pressione per garantire cure e sostegno a chi si trova senza casa, cibo o acqua potabile. Informazioni recenti evidenziano come la risposta rimanga frammentata e insufficiente per affrontare un’emergenza così ampia e variegata.
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La crisi nel cuore di cabo delgado
La provincia di Cabo Delgado rappresenta da tempo un’area strategica per le sue risorse naturali, come gas, gemme e minerali. Qui, però, la presenza di aziende multinazionali convive con un conflitto che non accenna a fermarsi. Gruppi armati non statali attaccano civili e infrastrutture, causando spostamenti continui di popolazione. Passate come relativamente sicure, anche zone come Ancuabe e Montepuez sono coinvolte nelle violenze e nell’aumento degli sfollati interni. Questi movimenti forzati stanno sovraccaricando i già limitati servizi di assistenza, mentre le comunità locali si trovano a convivere con insicurezza e scarsità di risorse.
Il conflitto in questa regione mantiene alta la tensione, fermare gli attacchi non è semplice e l’instabilità incline a peggiorare le condizioni di vita. Lo scenario peggiora con ogni nuovo combattimento, costringendo migliaia di famiglie a cercare riparo altrove, spesso in aree affollate e prive di infrastrutture adeguate.
La crisi si estende nella regione e mette a rischio rifugiati
Nel 2024 il Mozambico ha vissuto disordini civili che hanno spinto molti abitanti a cercare rifugio nel vicino Malawi. Molti di questi sono tornati, ma la pressione su servizi e aiuti resta alta. Gli sfollati interni e i profughi all’interno del paese superano i 5 milioni, numeri che segnalano un’emergenza umanitaria di vasta scala. Tra questi, circa 25 mila rifugiati e richiedenti asilo provengono soprattutto dalla Repubblica Democratica del Congo. Essi risentono della scarsità di assistenza medica e psicologica, specie per chi ha subito violenza e traumi.
L’Unhcr ha segnalato che solo una parte limitata dei fondi richiesti è arrivata, con poco più del 30% dei 42,7 milioni di dollari stanziati. Questo crea problemi per la gestione delle necessità quotidiane e la protezione delle persone vulnerabili. L’assenza di fondi rende ancora più arduo garantire supporto medico urgente, cibo e sostegno psicologico per chi ha subito violenze o perdita di famigliari.
Un quadro sociale ed economico in peggioramento
Il governo mozambicano continua a ospitare e accogliere sfollati e rifugiati, pur in presenza di significative difficoltà economiche. Il paese è tra i più poveri del mondo e deve fronteggiare l’aumento del costo della vita. Negli ultimi mesi, i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti tra il 10 e il 20%, mentre il reddito medio della popolazione è sceso. Alti livelli di debito pubblico limitano l’intervento governativo, riducendo le possibilità di servizio alla popolazione più fragile.
Questa combinazione di fattori – rincari, basso reddito, scarsità di risorse pubbliche – rende la situazione umanitaria ancora più fragile. L’Unhcr parla di una “tempesta perfetta”, indicando che l’interruzione dell’aiuto internazionale potrebbe far precipitare ulteriormente il quadro, soprattutto per le persone all’interno delle zone colpite. Una crisi di questo tipo richiede impegno e fondi continui, altrimenti il rischio è che la sofferenza di centinaia di migliaia di vite umane diventi ancora più drammatica.