Un uomo di circa 60 anni ha perso la vita giovedì 20 giugno nel territorio di Calasca Castiglione, in valle Anzasca, mentre partecipava alla pulizia di un sentiero montano. Questo episodio drammatico si è verificato in una zona molto frequentata dagli escursionisti nel periodo estivo, ma che presenta tratti impervi e insidiosi. L’attività di manutenzione, affidata a volontari, si è trasformata in tragedia, riportando l’attenzione sui rischi legati al lavoro in contesti naturali difficili.
La dinamica dell’incidente nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola
La caduta fatale è avvenuta lungo un tratto di sentiero nei pressi di case Paita, frazione di Calasca Castiglione. L’uomo stava lavorando con un gruppo di volontari che da tempo si occupa della manutenzione e della pulizia del percorso, con l’obiettivo di garantire sicurezza a chi poi lo avrebbe utilizzato in estate. Durante le operazioni, per motivi ancora in fase di verifica da parte degli inquirenti, ha perso l’equilibrio su un pendio ripido e scosceso caratterizzato da terreno instabile e senza barriere protettive.
Il soccorso è stato chiamato subito dopo l’incidente. I tecnici del soccorso alpino e i sanitari del 118 sono intervenuti tempestivamente ma purtroppo l’uomo era già deceduto. Il tratto di sentiero ha una reputazione di difficoltà, soprattutto per la sua conformazione con tratti friabili. I carabinieri locali sono al lavoro per capire con precisione cosa abbia causato la caduta, valutando se fattori come scarsa visibilità, condizioni del terreno o pendenza abbiano inciso sull’incidente.
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Il lavoro dei volontari e l’importanza della manutenzione dei sentieri
L’attività svolta dai volontari in valle Anzasca non è nuova ma fondamentale. I sentieri montani che attraversano Calasca Castiglione e i territori limitrofi devono essere tenuti in ordine per evitare rischi agli escursionisti e garantire la fruibilità degli spazi naturali soprattutto nei mesi più caldi. Pulire dal fogliame, rimuovere rami caduti o riparare passaggi a rischio rientra nelle operazioni di routine, affidate in gran parte a chi vive questi luoghi, appassionati che dedicano tempo prezioso senza alcun fine economico.
In questo caso, il lavoro ha avuto un esito tragico e mette in luce un problema più ampio legato alla sicurezza di chi si occupa di tutela ambientale in zone impervie. Il sentiero in questione è molto frequentato da escursionisti ma ha tratti sprovvisti di protezioni e con condizioni del terreno che possono cambiare rapidamente, soprattutto dopo piogge o in giornate umide. Le attività di manutenzione, azioni spesso silenziose e poco visibili, diventano così indispensabili ma richiedono misure di sicurezza più adeguate.
Il peso della tragedia su una comunità di montagna
La notizia della morte ha colpito profondamente la comunità di Calasca Castiglione e dell’intera valle. L’uomo era noto tra gli abitanti come persona generosa e legata al territorio. Amici e compagni di lavoro raccontano di qualcuno che partecipava di frequente a queste iniziative, mosso da un senso civico e dall’amore per la montagna e i suoi paesaggi.
Tante persone del posto si sono strette attorno ai familiari, affranti per una perdita così inattesa. La sua scomparsa sottolinea la vulnerabilità di chi, pur con spirito volontario, si addentra in zone naturali che nascondono insidie. Queste esperienze fanno emergere il valore del contributo che i cittadini offrono per la conservazione del proprio ambiente, ma al tempo stesso ricordano il bisogno di maggiori tutele.
Riflessioni sui rischi del volontariato ambientale in zone montane
Questo grave episodio riapre la discussione su quali accorgimenti servano per proteggere chi opera come volontario in luoghi difficili. Spesso questi interventi avvengono senza una preparazione specifica o strumenti adeguati per affrontare i pericoli. La mancanza di dispositivi di sicurezza o di equipaggiamenti appropriati aumenta l’esposizione a incidenti.
La complessità del territorio montano, l’eventuale presenza di terreno bagnato o friabile e la variabilità delle condizioni meteo non sono da sottovalutare. Perciò, oltre agli interventi di prevenzione, si dovrebbe pensare a corsi specifici di formazione e a una dotazione tecnica più completa per chi si mette in gioco per tenere puliti e sicuri i sentieri. Monitorare costantemente l’area e calendarizzare gli interventi è un’altra necessità, specie in inverno o in primavera quando il rischio aumenta.
L’episodio racconta una storia di dedizione e sacrificio che risuona forte tra chi vive sulle montagne: un richiamo alla prudenza e al rispetto dei luoghi, ma anche un invito a migliorare le condizioni di chi agisce per il bene collettivo in un ambiente naturale.