Un intervento di liposuzione svolto in un centro non autorizzato a Roma si è concluso con il decesso di una donna di 47 anni. La paziente, di origine ecuadoregna, era stata assistita da un medico peruviano che proponeva prezzi bassi per la chirurgia estetica. L’avvio delle indagini giudiziarie punta ora a chiarire le responsabilità di quanto accaduto in via Roncati.
Sovrapprezzi ridotti e sicurezza soltanto a parole nello studio medico di via Roncati
Il dottor Joselzarraga Picciotti, titolare dello studio medico di via Roncati, si presentava come il punto di riferimento a Roma per interventi di chirurgia estetica a basso costo. Il suo slogan, che vantava il miglior prezzo sul mercato italiano senza rinunciare alla sicurezza, attirava numerose persone in cerca di trattamenti accessibili. Eppure, dal controllo emerge come lo studio operasse fuori dalle norme previste dalla legge.
Centro abusivo e mancanze gravi
L’esercizio era un centro abusivo, privo delle autorizzazioni sanitarie necessarie. Le garanzie di sicurezza promesse nel materiale pubblicitario non trovano riscontri concreti nella realtà dell’attività svolta. Il confronto con le disposizioni vigenti per le strutture di chirurgia estetica evidenzia carenze nei protocolli, nei controlli e nelle condizioni igienico-sanitarie. Quel che resta è un’offerta che nel tempo ha attirato pazienti tranquillizzate da promesse non supportate da documenti o certificazioni.
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Questa situazione ha creato un contesto rischioso per chi, come Ana Sergia Alcivar Chenche, ha deciso di affidarsi a questo studio scegliendo il prezzo più basso piuttosto che una struttura accreditata. Alla base del dramma, potrebbero esserci proprio queste falle nell’organizzazione del centro.
La tragedia durante l’intervento e le prime azioni di soccorso
Domenica pomeriggio, durante l’intervento di liposuzione, la paziente di 47 anni ha accusato un improvviso malore. Secondo quanto ricostruito, è successo mentre veniva sottoposta all’operazione all’interno della struttura, senza che ci fossero reali presidi medici adeguati. Sul posto si trovavano, oltre al dottor Picciotti, un anestesista e un’infermiera.
I tre operatori hanno tentato di rianimarla subito dopo il collasso. Hanno prestato le prime cure in maniera concitata, cercando di ripristinare le funzioni vitali di Ana Sergia Alcivar Chenche. Purtroppo ogni tentativo di salvarla è risultato vano. Da quel momento la situazione è precipitata, e la donna è deceduta all’interno del centro non autorizzato.
La vicenda ha destato subito attenzione perché ha evidenziato come, all’interno di uno spazio clandestino, anche il personale sanitario coinvolto non sia riuscito a evitare un epilogo mortale. Resta da capire se i protocolli adottati fossero adeguati e se siano stati rispettati i minimi standard per la gestione delle emergenze chirurgiche.
Indagini per omicidio colposo e passate denunce contro il medico peruviano
La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro il dottor Joselzarraga Picciotti, l’anestesista e l’infermiera presenti durante l’operazione. Tutti e tre risultano iscritti nel registro degli indagati, in attesa che si faccia chiarezza sulle responsabilità penali connesse alla morte della paziente.
Precedenti penali e quadro professionale
Emergono elementi che mettono sotto i riflettori lo stesso Picciotti per precedenti vicende penali. Il medico, di origine peruviana, ha già avuto a che fare con la giustizia italiana, perché nel passato era stato denunciato da alcune pazienti per lesioni gravi a seguito di interventi chirurgici eseguiti nel 2006 e poi nuovamente nel 2018. Questi precedenti disegnano un quadro problematico sul profilo professionale del dottore.
Il fatto che esercitasse in un centro abusivo, unito alle passate denunce, aumenta la complessità del caso. La procura dovrà accertare se, in via Roncati, siano stati rispettati standard minimi per la sicurezza del paziente e se il medico fosse nelle condizioni di operare secondo legge. Nel frattempo, le autorità sanitarie e le forze dell’ordine mantengono alta l’attenzione in attesa dei risultati degli accertamenti.