L’Italia resta una delle mete più visitate al mondo, ma molte zone del paese soffrono ancora per la scarsità di turisti. Daniela Santanchè, ministra del Turismo, ha affrontato a Genova il tema dell’undertourism, sottolineando l’importanza di ampliare l’offerta turistica anche nelle aree meno frequentate. Durante la tappa finale del tour della nave Amerigo Vespucci, Santanchè ha spiegato la necessità di lavorare su flussi e comunicazione, puntando a ridurre l’eccesso di visitatori nei luoghi più noti e a sviluppare le zone interne del paese.
Il concetto di undertourism nella strategia turistica italiana
Il turismo in Italia è spesso associato al fenomeno dell’overtourism, cioè un afflusso eccessivo di visitatori in pochi punti nevralgici. Santanchè ha riportato cifre precise: “solo il 4% del territorio nazionale registra questo tipo di pressione”. Per gli altri 96%, invece, la priorità è il valore opposto, cioè l’undertourism, ovvero la carenza di flussi turistici. Questo problema riguarda soprattutto aree interne, meno conosciute e valorizzate ma ricche di attrattive naturali e culturali.
Coinvolgimento della filiera turistica
La ministra ha indicato come fondamentale il coinvolgimento di imprenditori, lavoratori e l’intera filiera turistica per creare offerte capaci di valorizzare questi territori. L’idea è che, oltre a gestire i flussi concentrati nelle grandi città d’arte e nelle mete balneari, serva un’azione sinergica per spingere il turismo verso luoghi ancora poco esplorati. Questo approccio favorisce un equilibrio più sostenibile e una distribuzione migliore dei visitatori lungo la penisola.
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Rilanciare le aree interne combinando promozione e sviluppo
Le zone interne italiane possiedono risorse importanti ma soffrono della scarsa conoscenza e accessibilità. Daniela Santanchè ha espresso l’intenzione di rafforzare l’attività di comunicazione su queste aree, per superare il muro dell’isolamento e far emergere le peculiarità locali. Questi territori, spesso fuori dai classici itinerari turistici, offrono esperienze diverse, legate alla natura, alla cultura e alla tradizione, non meno valide rispetto ai luoghi più celebri.
Cooperazione con operatori locali
Il rilancio passa quindi da un lavoro coordinato con realtà locali e operatori, che possono contribuire a creare servizi e attrazioni di qualità. Santanchè ha ammonito sulla necessità di superare l’idea che solo alcune destinazioni attirano turisti e ha sollecitato a investire su tutto ciò che l’Italia ha da offrire, permettendo anche un maggior equilibrio sociale ed economico sul territorio. Le azioni di promozione non si limiteranno alle classiche campagne pubblicitarie, ma cercheranno di mostrare storie, tradizioni e paesaggi ancora poco frequentati.
Il patrimonio culturale italiano come leva competitiva internazionale
L’Italia ha una fama mondiale legata alla sua cultura, arte e stile di vita. Daniela Santanchè ha ricordato che questo elemento è un punto di forza unico e distintivo. Il made in Italy nel turismo, inteso come attrattiva culturale, deve alimentare “un po’ di orgoglio nazionale che, secondo la ministra, manca in alcune fasi della promozione turistica”. Sfruttare questa visibilità richiede però strategie mirate, capaci di valorizzare ogni angolo d’Italia.
Mantenere qualità e autenticità
La sfida è mantenere la qualità e l’autenticità del patrimonio, evitando che si perda in offerte troppo standardizzate o consumistiche. Santanchè ha rimarcato che l’Italia nella sua interezza va considerata un paese turistico, con possibilità di crescita diffuse e molteplici. Dietro il suo intervento a Genova, durante la manifestazione legata alla storica nave Amerigo Vespucci, emerge chiaro questo messaggio: “il turismo deve diventare più equo e distribuito per sostenere l’intero sistema economico e sociale del paese.”