Lo stabilimento ArcelorMittal di Luogosano, punto chiave della produzione siderurgica irpina, rischia la chiusura definitiva il 30 luglio 2025. Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha incontrato in Prefettura ad Avellino sindacati e lavoratori per discutere del futuro dello stabilimento e delle conseguenze della decisione della multinazionale franco-indiana. I settanta dipendenti coinvolti attendono sviluppi sulla vertenza aperta da tempo.
Il presidio di arcelormittal in irpinia e la crisi annunciata
Lo stabilimento ArcelorMittal a Luogosano, attivo da quindici anni nel nucleo industriale di Luogosano-San Mango sul Calore, ha rappresentato nel tempo un tassello importante per la manifattura della provincia di Avellino. Il 30 luglio 2025 la multinazionale ha comunicato la chiusura definitiva dello stabilimento. Questo annuncio ha scatenato preoccupazione e tensione tra i lavoratori e i rappresentanti sindacali. Sono settanta i posti di lavoro che rischiano di essere cancellati subito dopo l’estate.
Nel corso degli ultimi mesi si sono susseguite varie iniziative di confronto per cercare di evitare la chiusura, coinvolgendo enti locali e rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori. La chiusura di un sito produttivo così simbolico mette a rischio non solo il lavoro diretto degli operai, ma anche un’intera rete di economia locale legata all’attività dell’impianto.
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Impegno del ministro piantedosi scelto per la vertenza e le sue dichiarazioni
Matteo Piantedosi ha mostrato un interesse diretto alla situazione, convocando un incontro in Prefettura ad Avellino con le parti sociali e i lavoratori coinvolti. Durante la riunione il ministro ha confermato che si impegnerà “fino in fondo” per trovare una soluzione e salvare non solo lo stabilimento, ma la tradizione della siderurgia irpina, che rappresenta una parte importante della storia produttiva della zona.
Piantedosi ha definito la situazione “cautamente ottimista” basandosi su alcuni sviluppi recenti. In particolare, ha citato l’accordo raggiunto sulla cassa integrazione con i dirigenti ArcelorMittal e le manifestazioni di interesse per la ripresa delle attività, otto in totale. Questi segnali sono stati letti come un passo avanti rispetto a una possibile chiusura senza alternative.
Le organizzazioni sindacali presenti hanno valutato positivamente l’impegno del ministro, riconoscendo l’importanza di un intervento diretto a livello istituzionale per mantenere viva la vertenza. La presenza dello Stato e la volontà di evitare licenziamenti rispecchiano la preoccupazione generale per il destino dei lavoratori e delle comunità collegate.
Le prospettive di rilancio e la ricerca di nuovi acquirenti
Nel frattempo, la ricerca di nuovi soggetti interessati a rilevare lo stabilimento prosegue. Otto manifestazioni di interesse confermate indicano che non manca chi valuta di investire o di subentrare nella gestione dell’impianto. Questi potenziali acquirenti potrebbero rappresentare la strada per evitare la perdita definitiva delle attività industriali e dei posti di lavoro.
Tuttavia, restano molte incognite da risolvere. Le trattative sono complesse e riguardano aspetti economici, ambientali e produttivi imprescindibili per una ripresa efficace. Gli incontri tra istituzioni, rappresentanti sindacali e possibili investitori sono chiamati a definire condizioni e strategie concrete per dare nuova linfa allo stabilimento.
I dipendenti seguono con attenzione questi sviluppi, consapevoli che l’esito della vicenda condizionerà il futuro delle famiglie coinvolte e dell’intero territorio. L’attenzione mediatica e il coinvolgimento politico sono elementi utili per mantenere alta la pressione su tutti gli attori coinvolti.
Le conseguenze sociali per la comunità di luogosano e avellino
La possibile chiusura dello stabilimento ArcelorMittal avrà ripercussioni forti anche per la comunità locale. Luogosano e l’area di San Mango sul Calore sono territori che hanno visto nello stabilimento un motore economico importante, con un indotto che coinvolge fornitori, servizi e famiglie.
Il licenziamento di settanta dipendenti provocherà inevitabilmente una crisi sociale con effetti a catena. La perdita del lavoro riguarda direttamente questi operai ma influisce anche sul tessuto sociale, con possibili riduzioni di consumi e minori risorse economiche per le famiglie.
Le istituzioni locali stanno monitorando con attenzione la crisi. Ogni intervento di sostegno e ogni iniziativa per sostenere la ripresa produttiva saranno decisivi per contenere i danni sociali e garantire un futuro stabile alla comunità. In questo scenario, la presenza del ministro Piantedosi e delle parti sociali svolge un ruolo cruciale al fianco dei lavoratori.