Ministro dell’economia giancarlo giorgetti: no manovra correttiva nel 2025, si punta a uscire da deficit eccessivo

Ministro dell’economia giancarlo giorgetti: no manovra correttiva nel 2025, si punta a uscire da deficit eccessivo

I dati Istat confermano le previsioni di crescita e deficit per il 2025, con il ministro Giorgetti che punta a uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo della Commissione europea, salvaguardando welfare e difesa.
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I dati Istat confermano le previsioni di crescita e deficit per il 2025, evitando manovre correttive. Il governo, guidato da Giorgetti, punta a uscire dalla procedura europea di disavanzo eccessivo, tutelando welfare e difesa in un contesto internazionale complesso. - Gaeta.it

I dati economici pubblicati a fine giugno dall’Istat hanno confermato le previsioni del governo italiano per il 2025, evitando così la necessità di una manovra correttiva. Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato come la crescita stimata e il controllo del deficit siano coerenti con gli obiettivi stabiliti, aprendo la strada a un dialogo con la commissione europea per uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo. L’attenzione del governo rimane anche sulle spese dedicate al welfare e alla difesa, nel contesto degli impegni presi a livello internazionale.

Le previsioni economiche confermate dai dati istat e la gestione del deficit

Il 30 giugno l’Istat ha diffuso i dati che confermano le previsioni sulla crescita italiana per il 2025. Il ministro giudica questo risultato molto rilevante, perché per la prima volta non si parla di una manovra correttiva. A detta di Giorgetti, le cifre pubblicate mostrano un deficit compatibile con il 3,3% del prodotto interno lordo per il prossimo anno, con la possibilità di scendere sotto il 3% nel 2026. Questi numeri segnano un cambio di passo rispetto agli anni precedenti, che invece avevano richiesto aggiustamenti in corso d’opera.

Il governo ha lavorato sulla prudenza delle stime e sulla tenuta delle finanze pubbliche per evitare interventi extra nel 2025. Il fatto che le previsioni siano state azzeccate non è solo una questione tecnica, ma ha ripercussioni politiche e istituzionali rilevanti. Permette infatti di mantenere il quadro stabilito senza dover introdurre nuove misure correttive che avrebbero potuto rallentare la crescita o creare tensioni sociali.

Questa situazione ha un impatto diretto anche sulla procedura per deficit eccessivo avviata dalla commissione europea. Le previsioni compatibili con il 3,3% del Pil nel 2025 fanno sì che l’Italia abbia maggiori argomenti nel confronto in corso con Bruxelles per evitare sanzioni o misure restrittive imposte dall’Europa.

Confronto con la commissione europea e volontà di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo

Il governo ha chiarito la sua volontà di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo a partire dal 2026. Giorgetti ha riferito di aver già avviato i giusti contatti con la commissione europea per discutere le condizioni di quello che definisce un percorso di ritorno alla normalità finanziaria. Secondo il ministro, non si tratta solo di stime numeriche, ma anche di superare le raccomandazioni annuali, che spesso si traducono in pressioni politiche e limitazioni operative sul fronte della spesa pubblica.

Un punto evidenziato riguarda l’interpretazione delle regole europee sul deficit. L’Italia contesta che chi supera il limite del 3% non entra subito nella procedura, mentre chi scende sotto il tetto con ampio margine, come nel caso italiano, deve comunque rimanere sottoposto a misure restrittive. La discussione aperta, dice Giorgetti, apre spazi per rivedere questa applicazione e trovare modalità più eque.

L’esito di questi colloqui si rivelerà cruciale per il governo, perché l’uscita dalla procedura segnerebbe un ritorno a una maggiore autonomia nelle scelte di bilancio e nella gestione delle risorse pubbliche. Tale risultato permetterebbe di smettere di dover giustificare annualmente ogni variazione del deficit, con un alleggerimento delle pressioni esterne.

Salvaguardia del welfare e priorità sulle spese per la difesa nel contesto internazionale

Giorgetti ha ribadito che non è in programma alcun taglio alle spese dedicate al benessere e al welfare degli italiani. La difesa delle voci di spesa legate alla crescita sociale resta una priorità. Questo rilievo è stato dato in risposta a interrogazioni sulle risorse destinate alla spesa militare, che è prevista al 5% del Pil in accordo con le richieste della Nato.

Il ministro ha precisato che l’obiettivo di portare la spesa per la difesa al 5% è ambizioso, dettato dal mutato contesto geopolitico, che vede l’Europa impegnata a rafforzare la propria capacità militare, specie con il ridotto impegno degli Stati Uniti. La partecipazione italiana a questa dinamica si basa su un concetto esteso di sicurezza, che va oltre la semplice dotazione di armamenti.

Il ruolo dell’industria italiana nella difesa e innovazione militare

A tal proposito, Giorgetti ha evidenziato il ruolo dell’industria italiana, che con aziende come Leonardo e Fincantieri, dovrebbe contribuire attivamente alla produzione e all’innovazione del settore militare. Ciò rappresenta un’opportunità anche per il mercato del lavoro e per mantenere competitiva l’economia nazionale nel panorama europeo. Se non coinvolta, l’industria italiana rischierebbe di perdere commesse a favore di altri paesi, dentro o fuori dall’Unione.

Il decreto economia e le risorse economiche disponibili in vista della sessione di bilancio

Sul fronte del decreto economia, Giorgetti ha detto che le risorse al momento erano state stanziate rispettando scadenze urgenti, soprattutto entro la fine di luglio. Per i prossimi mesi si apre poi la fase della sessione di bilancio, prevista per settembre e ottobre, durante la quale verranno analizzate con attenzione le domande di spesa e le disponibilità finanziarie.

Il ministro ha spiegato che le richieste e le necessità da coprire sono ormai note, così come le effettive risorse a disposizione. Sarà in quella finestra che si definirà con più chiarezza ciò che si potrà finanziare davvero. L’approccio segue un percorso ordinario, basato su un esame puntuale delle priorità e dei vincoli di spesa. Il quadro generale resta comunque la gestione prudente degli equilibri fiscali, nell’ambito delle strategie di crescita e stabilità economica delineate per il paese.

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