La ministra del Turismo Daniela Santanchè è finita a processo per diffamazione a Roma, in relazione a un episodio che coinvolge Giuseppe Zeno, azionista di minoranza della società Visibilia Editore Spa. La vicenda, esplosa nel 2023, si è sviluppata durante un’udienza a piazzale Clodio, dove sono emersi dettagli che riguardano affermazioni fatte in Senato e una disputa legale che attraversa diverse procure.
Udienza predibattimentale a Roma, il giudice decide l’avvio del processo
L’udienza predibattimentale si è svolta questa mattina presso il tribunale di Roma, nello stabile di piazzale Clodio. Alla presenza del giudice monocratico Alfonso Sabella è stata fissata l’apertura formale del processo per il 16 settembre 2025. La difesa di Daniela Santanchè aveva chiesto un non luogo a procedere o in alternativa la trasmissione degli atti alla procura di Milano. Qui infatti è aperto un altro procedimento che vede contrapposte le stesse parti, ma il tribunale romano ha respinto queste richieste. Lo stop della difesa è legato alla loro volontà di unire i due casi o di archiviare quello capitolino, ma il tribunale ha ritenuto invece che il caso di Roma debba andare avanti indipendentemente.
Aspetti procedurali e decisioni del tribunale
Questa decisione sottolinea come il tribunale voglia affrontare direttamente l’azione penale per la presunta diffamazione contestata nel corso di un intervento parlamentare. Si preannunciano settimane di dibattiti che potranno chiarire la verità sulle parole pronunciate dalla ministra in un contesto istituzionale.
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Contestazione di diffamazione per dichiarazioni fatte in senato
Nel capo di imputazione formulato dalla procura, si legge che le accuse di diffamazione nascono da un discorso pronunciato il 5 luglio 2023 in Senato. Daniela Santanchè, durante una seduta dedicata a un’inchiesta giudiziaria che la vedeva indagata insieme ad alcune società collegate alla sua persona, avrebbe offeso la reputazione di Giuseppe Zeno. Lo fece parlando di lui come “una sorta di finanziere”, descrivendo un percorso che lo avrebbe portato da Torre del Greco a Londra, poi Svizzera, Montecarlo e infine alle Bahamas, dove risiederebbe attualmente.
Accuse specifiche mosse da Santanchè
Santanchè avrebbe inoltre accusato Zeno di avanzare proposte “irricevibili” per stabilire accordi, e di aver tentato di costringerla a intese giudicate inaccettabili. Ha citato anche “inverosimili e oscure manovre” da parte sua, ribadendo che tutto ciò sarebbe oggetto di indagine giudiziaria con prove, come registrazioni vocali, già a disposizione. Queste parole hanno aperto la strada al procedimento per diffamazione.
Uso del canale ufficiale youtube del senato e aggravanti contestate
Tra le aggravanti contestate dal pubblico ministero c’è il fatto che le affermazioni diffamatorie siano state diffuse attraverso il canale ufficiale Youtube del Senato della Repubblica. Questo elemento è considerato rilevante perché amplia il pubblico e il risalto dato alle accuse, facendo cadere la controversia in un ambito di comunicazione istituzionale con forte impatto mediatico.
Il pm ha sottolineato come l’uso di questo canale ufficiale abbia amplificato la portata del messaggio e, dunque, l’offesa nei confronti di Giuseppe Zeno. La specifica attribuzione di un “fatto determinato” ha poi alimentato il quadro accusatorio.
Reazione di Giuseppe Zeno e costituzione come parte civile
Giuseppe Zeno si è impegnato in prima persona nel procedimento, costituendosi parte civile per tutelare la sua reputazione offesa, come emerso oggi in tribunale. Assistito dall’avvocato Antonio Piantadosi, Zeno ha accolto con favore la decisione del giudice di disporre il processo.
Ha definito le dichiarazioni pronunciate da Daniela Santanchè nel corso della seduta parlamentare come lesive della sua immagine personale e professionale. La costituzione come parte civile testimonia la volontà di Zeno di ottenere risposte attraverso la strada giudiziaria circa le accuse mosse nei suoi confronti durante l’intervento al Senato.
Evoluzione del caso e prossimi sviluppi
Il caso si colloca in una serie di vicende legali che coinvolgono la ministra e l’azionista, con procedimenti paralleli aperti in procure di diverse città. La prossima udienza, fissata per metà settembre, sarà decisiva per il proseguo della controversia.