Ministero della salute punta su assunzioni al posto dei medici gettonisti dopo il 30 luglio

Ministero della salute punta su assunzioni al posto dei medici gettonisti dopo il 30 luglio

Il ministro della Salute Orazio Schillaci propone di sostituire i contratti a gettone dei medici nelle aziende sanitarie italiane con assunzioni stabili nel Servizio sanitario nazionale entro il 30 luglio 2025.
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L'articolo tratta della prevista fine, entro il 30 luglio 2025, dei contratti a gettone per i medici nelle aziende sanitarie italiane, con il ministro Schillaci che propone di sostituirli con assunzioni stabili nel Servizio sanitario nazionale, mentre sindacati e reparti temono carenze di personale e criticità nella transizione. - Gaeta.it

La questione della fine dei contratti per i medici a gettone nelle aziende sanitarie italiane torna d’attualità con la scadenza prevista per il 30 luglio 2025. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha commentato l’argomento durante gli Stati generali della prevenzione, sottolineando che le risorse spese per i medici occasionali potrebbero essere destinate a nuove assunzioni nel Servizio sanitario nazionale. Il dibattito si concentra sulle possibili ripercussioni per i reparti, che rischiano di restare scoperti alla fine di questi contratti.

Il ruolo dei medici gettonisti nelle aziende sanitarie italiane

I medici a gettone sono professionisti che intervengono con incarichi temporanei per coprire carenze di personale, soprattutto nei pronto soccorso e in reparti ospedalieri particolarmente sotto pressione. Si tratta spesso di giovani medici con esperienza clinica, che in attesa di stabilità lavorativa accettano questo tipo di incarichi, svolgendo turni per supplire alle esigenze immediate degli ospedali. Questi professionisti sono diventati una risorsa chiave per esigenze temporanee, soprattutto in regioni dove la carenza di medici permanenti si fa sentire nettamente.

In vari territori, i medici a gettone hanno permesso di mantenere il funzionamento di reparti essenziali, soprattutto in momenti di picco come i periodi influenzali o nelle emergenze legate alla pandemia. Tuttavia, il loro impiego non sostituisce definitivamente figure strutturate. Molti sindacati hanno più volte segnalato che la dipendenza da queste figure temporanee crea una situazione di precarietà, che poi si riflette su qualità e continuità delle cure. Queste preoccupazioni hanno spinto a mettere in discussione la scelta di affidarsi a personale a chiamata anziché investire su contratti stabili.

La posizione di Orazio Schillaci sui contratti a gettone

Durante gli Stati generali della prevenzione, il ministro della Salute ha espresso una posizione chiara riguardo al destino dei medici gettonisti. Schillaci ha evidenziato che le risorse utilizzate per i contratti occasionali potrebbero invece permettere di assumere medici con contratti a tempo indeterminato. “Le professionalità ci sono” ha detto, riflettendo sulla realtà di tanti giovani medici che ancora si affidano a incarichi a gettone in attesa di stabilità. La sua convinzione è che, eliminando questo sistema temporaneo, quei medici sarebbero pronti a entrare con contratti regolari nel Servizio sanitario nazionale.

Il ministro ha quindi lanciato un messaggio sulla volontà di rafforzare le strutture sanitarie con personale stabile, evitando forme di occupazione a termine che lasciano reparti esposti e senza certezze per operatori e pazienti. Questo passaggio, secondo Schillaci, sarebbe possibile grazie a un riassetto delle spese: i fondi dedicati ai gettonisti verrebbero reinvestiti in nuove assunzioni, più sicure e programmate.

Il rischio di posti scoperti e le preoccupazioni sindacali

L’ipotesi di concludere i contratti a gettone entro il 30 luglio accende le preoccupazioni dei sindacati. Questi temono che la fine degli incarichi temporanei provochi una carenza immediata di medici in molti reparti ospedalieri e pronto soccorso, dove ormai da tempo la presenza dei gettonisti è decisiva per coprire i turni. La mancanza di personale stabile, un problema noto da anni, si intreccia con questa scadenza che non offre soluzioni a breve termine.

I sindacati chiedono quindi interventi urgenti per evitare che la riduzione del personale medico porti a un blocco delle attività e a un peggioramento dei servizi sanitari. La loro posizione è chiara: senza garanzie concrete sull’assunzione, la fine dei contratti a gettone rischia di indebolire reparti già in difficoltà. Alcuni rappresentanti hanno inoltre sollecitato un dialogo aperto con il ministero per trovare modi efficaci che non compromettano l’assistenza ai cittadini.

Le soluzioni prospettate appaiono però lunghe da attuare e la scadenza del 30 luglio si avvicina senza segnali concreti per evitare emergenze legate alla carenza di medici.

Contesto attuale del personale sanitario e prospettive future

Il problema del personale medico nelle strutture sanitarie italiane non è recente. Gli ospedali spesso faticano a reclutare professionisti con contratti stabili e questa difficoltà aumenta nelle aree più svantaggiate. L’aumento della domanda sanitaria, legata all’invecchiamento della popolazione e a problemi di salute più complessi, rende ancora più urgente un intervento sistematico.

La proposta del ministro Schillaci punta a un’inversione di rotta, chiedendo che si investa sul personale in modo strutturato. In effetti, molti giovani medici mostrano interesse a occupazioni stabili e non soltanto a brevi incarichi. Questo dato, confermato da recenti studi, indica che se venissero offerte opportunità di lavoro dignitose e certe, la mobilità interna verso posizioni fisse aumenterebbe.

Nei prossimi mesi, il Servizio sanitario nazionale sarà chiamato a gestire questa delicata transizione, bilanciando necessità immediate di copertura con progetti a lungo termine per rinnovare organici e rafforzare le strutture. L’attenzione resta alta sia tra chi governa la sanità, sia tra chi la vive quotidianamente come professionista o paziente.

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