Il mercato dei mutui in Italia presenta uno scenario segnato dai tagli consecutivi ai tassi d’interesse decisi dalla Banca centrale europea a partire dal 2023. Nonostante la riduzione del costo del denaro, i benefici per famiglie e imprese stentano ad affermarsi pienamente. I dati più recenti mostrano un andamento disomogeneo tra le diverse aree del Paese e un mercato ancora concentrato nelle maggiori città. Vediamo come si evolve il settore, a partire dall’analisi della Federazione autonoma bancari italiani .
L’incidenza dei tagli bce sui mutui: una trasmissione lenta all’economia reale
La Banca centrale europea ha abbassato il tasso ufficiale dall’4,5% al 2% con otto riduzioni consecutive, intervenute per favorire la crescita economica. Questo abbassamento rappresenta un cambiamento importante, eppure la sua ricaduta concreta sul costo dei mutui resta limitata. Secondo la Fabi, la riduzione del Taeg medio è passata dal 4,72% di ottobre 2023 al 3,54% di marzo 2025, un calo di poco più di un punto percentuale. Questo dato indica che le banche non hanno trasferito pienamente i vantaggi ai clienti, riservando margini significativi al sistema creditizio.
Un appello del segretario generale
Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha evidenziato la necessità di uno sforzo congiunto tra le istituzioni e gli operatori bancari per ampliare i benefici ai soggetti finali, ossia famiglie e imprese. Le famiglie, in particolare, attendono che questo ridimensionamento del costo del denaro si traduca in mutui più accessibili, mentre le imprese sperano in una maggiore disponibilità al credito. Oggi la realtà mostra una trasmissione parziale delle agevolazioni monetarie e un mercato che si muove con lentezza.
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La distribuzione geografica e la composizione del mercato mutui in italia
Il mercato dei mutui in Italia è concentrato principalmente in città grandi e medie. Roma e Milano rappresentano quasi il 23% del totale nazionale, con oltre 86,9 miliardi di euro in prestiti attivi. Seguono Napoli, Torino, Bologna e Firenze. A livello cittadino, le prime dieci metropoli concentrano più di un terzo del volume complessivo, attestato intorno ai 380 miliardi di euro.
Questa situazione riflette le dinamiche economiche e demografiche italiane, che vedono una forte polarizzazione nell’accesso al credito. Oltre alla concentrazione urbana, si rilevano differenze nette tra regioni: la Sardegna, la Puglia e l’Emilia-Romagna sono le zone con la crescita percentuale più alta, mentre Liguria, Molise e Valle d’Aosta registrano cali significativi dei mutui erogati.
Lombardia in testa
Lombardia resta la regione più dinamica in termini di aumento in valore assoluto, trainata da Milano. Le differenze regionali disegnano un’Italia a due velocità: le grandi aree urbane e alcune zone del Sud mostrano vitalità, mentre alcune regioni del Nord Ovest e altre aree periferiche perdono terreno. Questa spaccatura indica l’importanza di politiche mirate per riequilibrare l’accesso al credito tra territori.
Famiglie e tassi: l’impatto dei mutui a tasso fisso e variabile
Le famiglie che hanno un mutuo in Italia sono circa 3,5 milioni, su un totale di 6,9 milioni di nuclei indebitati. La metà dei mutuatari utilizza un contratto a tasso fisso, mentre circa un terzo ha scelto il tasso variabile. Nei fatti, i mutui a tasso variabile si aggirano intorno a 125 miliardi di euro, mentre quelli a tasso fisso superano i 255 miliardi.
Le famiglie con prestiti a tasso variabile hanno subito un impatto pesante nella fase di aumento dei tassi tra il 2022 e il 2023, con incrementi delle rate anche superiori al 70-80%. Questo ha generato difficoltà economiche e una certa cautela nelle nuove sottoscrizioni. Nei primi mesi del 2025 si è osservata una leggera ripresa dei tassi fissi, che limita la convenienza dei nuovi mutui e può frenare la domanda.
La richiesta di una strategia più articolata
Il segretario della Fabi ha sottolineato la necessità di una strategia più articolata che vada oltre il taglio dei tassi da parte della Bce. Serve ampliare i criteri per concedere credito e supportare i soggetti più fragili, come i giovani, i lavoratori precari e le piccole imprese. Solo con interventi mirati il credito potrà diventare uno strumento per favorire lo sviluppo economico e sociale nel Paese.
Il mercato mutui italiano, quindi, resta in una fase di transizione. I segnali di ripresa ci sono, ma i vantaggi per chi deve accendere un prestito abitativo non si sono ancora pienamente concretizzati. Le differenze territoriali e le scelte sulle tipologie di tasso rimangono punti cruciali per capire l’evoluzione a breve termine.