Il quadro del lavoro in Italia nella prima parte del 2025 mostra segnali contrastanti. Pur con un aumento del tasso di occupazione che raggiunge un massimo dal 2004, si registrano difficoltà nel far uscire da inattività e disoccupazione una quota rilevante della popolazione, soprattutto tra le donne. L’analisi dei dati statistici evidenzia dinamiche di lungo periodo, dove la sfiducia e le responsabilità familiari pesano sulle scelte di chi rinuncia a cercare lavoro.
La persistenza dell’inattività, un ostacolo che riguarda soprattutto le donne
Nel periodo marzo 2024 – marzo 2025, la condizione di inattività resta un problema serio e diffuso. Il 89,6% delle donne inattive continua a rimanere fuori dal mercato del lavoro un anno dopo, così come l’85,4% degli uomini in situazione analoga. Questi dati riflettono una sostanziale rinuncia a cercare occupazione, dovuta probabilmente alla perdita di speranza o altre difficoltà personali. Solo una piccola parte delle donne inattive, il 5,5%, passa allo stato di disoccupazione, mentre il 4,9% riesce a trovare un lavoro. Tra gli uomini le percentuali migliorano leggermente: 8,4% diventa disoccupato e 6,2% trova un’occupazione.
La persistente inattività femminile è aggravata da fattoriici come l’assistenza a familiari non autosufficienti, che limita la disponibilità a cercare lavoro o a partecipare a percorsi di formazione o riqualificazione. Nonostante i 5,4 miliardi di euro investiti dal piano nazionale di ripresa e resilienza per migliorare le competenze e sostenere la ricerca di lavoro, una larga fetta della popolazione resta fuori. Il tasso di inattività complessivo si attesta al 33,1%, un valore che tiene fermi molti potenziali lavoratori lontani dal mercato.
Leggi anche:
Transizioni dal lavoro e disoccupazione: la fuga nel non lavoro più che nei posti di lavoro
I dati analizzati dal cnel insieme all’istat mostrano criticità anche nella transizione dalla disoccupazione all’occupazione. Tra il primo trimestre 2024 e quello 2025 solo il 19,2% degli uomini disoccupati è riuscito a trovare una nuova occupazione. Questo valore scende di quasi 5 punti rispetto all’anno precedente. Nonostante una diminuzione della percentuale di uomini che restano disoccupati , si osserva un aumento consistente di chi esce dal mercato del lavoro per diventare inattivo, passando dal 33,5% al 44,5%. Ciò indica una diffusa rinuncia.
Per le donne gli spostamenti verso un’occupazione sono ancora meno frequenti: il 16,1% riesce a passare dalla disoccupazione a un impiego, con un calo di 4 punti e mezzo rispetto all’anno passato. Il 55% delle donne disoccupate si sposta verso l’inattività, segno di una crescente sfiducia o di vincoli familiari che pesano sulla scelta di abbandonare la ricerca di lavoro. La quota di donne che restano nella disoccupazione si riduce dal 32,9% al 28,9%, ma non perché trovano maggior impiego, bensì perché si spostano fuori dal mercato del lavoro.
Occupazione stabile e tassi di mantenimento del posto di lavoro in crescita nel 2025
Nel primo trimestre del 2025 si segna un passo avanti importante sul fronte dell’occupazione. Il tasso di occupazione sale al 62,7%, livello più alto dal 2004 secondo i dati istat. La stabilità occupazionale tra chi ha un lavoro è elevata: il 96,8% dei lavoratori resta occupato dopo un anno, una crescita rispetto al 95,5% del 2024. Anche tra le donne si registra un miglioramento, con il 95,6% che mantiene il posto, più rispetto al 93,1% dell’anno precedente.
Risulta minore il passaggio dall’occupazione alla disoccupazione. Solo lo 0,9% degli uomini occupati perde il lavoro entro un anno , e l’1% delle donne . Si riduce anche la quota di chi lascia l’occupazione e diventa inattivo: tra gli uomini il valore scende al 2,3% dal 3,3%, tra le donne al 3,4% dal 5,2%. Questi numeri fotografano una sede di permanenza nei posti di lavoro più solida ma, allo stesso tempo, rimangono forti le difficoltà nel recuperare i non occupati.
I dati mostrano che seppur il mercato del lavoro italiano abbia fatto piccoli passi in avanti sul fronte dell’occupazione stabile, permangono ostacoli sostanziali a riassorbire la grande fetta di persone fuori dal lavoro. Le donne pagano un prezzo particolare, a causa di responsabilità familiari e scoraggiamento. Il quadro richiama l’urgenza di interventi mirati per invertire le tendenze di inattività e aumentare il coinvolgimento nel lavoro.