Mercati asiatici segnati da movimenti contrastanti mentre avancano le trattative sui dazi tra usa e cina

Mercati asiatici segnati da movimenti contrastanti mentre avancano le trattative sui dazi tra usa e cina

Le borse asiatiche mostrano andamenti contrastanti tra rialzi e ribassi, influenzate da negoziazioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina, dati economici cinesi e giapponesi, debolezza del dollaro e attese macroeconomiche in Europa.
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Le borse asiatiche mostrano andamenti contrastanti tra rialzi e ribassi, influenzate dalle tensioni sui dazi USA-Cina, dati economici misti e la debolezza del dollaro, mentre gli investitori attendono importanti appuntamenti macroeconomici in Europa. - Gaeta.it

Le borse asiatiche mostrano oggi andamenti divergenti, con alcuni indici in rialzo e altri in forte calo, nel mezzo delle negoziazioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina. I dati economici provenienti dall’area contribuiscono a creare una certa tensione nei mercati, accompagnati dalla recente debolezza del dollaro e dall’attenzione rivolta ai prossimi appuntamenti macroeconomici in Europa.

Andamento contrastato delle borse in asia e pacifico tra rialzi e ribassi

Le principali piazze finanziarie asiatiche hanno registrato diverse direzioni. A Tokyo, l’indice Nikkei ha chiuso con un aumento dello 0,84%, stimolato dal miglioramento nelle attività industriali, mentre Seul è salita dello 0,52%. Sidney ha segnato un progresso dello 0,33%, mettendo in luce un clima di moderata fiducia. Al contrario, Taiwan ha vissuto un netto calo dell’1,44%, mostrando una reazione negativa forse legata ai timori sul rallentamento della domanda globale.

Mercati a confronto: hong kong, shanghai, mumbai e singapore

Anche mercati più grandi come Hong Kong e Shanghai hanno avuto risultati differenziati: la borsa di Hong Kong ha perso lo 0,29% mentre Shanghai ha guadagnato lo 0,52%. A Mumbai e Singapore, gli indici sono rimasti quasi invariati, con variazioni negative dello 0,3% e -0,03% rispettivamente. Questo quadro poco uniforme indica che gli investitori sono cauti, non ancora convinti di un’inversione stabile nelle dinamiche commerciali e finanziarie.

Segnali economici dalla cina e dal giappone nei dati pmi e produzione industriale

Il settore economico cinese mostra segnali di rallentamento ma mantiene una tenuta superiore alle aspettative. L’indice PMI composito cinese segna 50,57 punti, sopra la soglia di 50 che indica espansione. L’attività manifatturiera resta sotto quota 50 a 49,7, evidenziando una contrazione leggera; mentre il comparto non manifatturiero riporta 50,5 punti, suggerendo ancora una crescita modesta nelle attività di servizi. Questi dati segnalano una ripresa a due velocità nell’economia cinese, con il settore industriale sotto pressione ma i servizi in leggera crescita.

In Giappone, la produzione industriale ha mostrato uno incremento dello 0,5% rispetto al mese precedente. Questi numeri sorprendono positivamente, considerato l’andamento recente delle esportazioni e la contrazione del dollaro che mette pressione sulle società esportatrici. L’effetto combinato di questi dati contribuisce a sostenere le quotazioni di alcune aziende e a trattenere la caduta in altri ambiti.

Valuta, materie prime e titoli giapponesi: lo scenario dei cambi e mercati energetici

Il dollaro americano ha mostrato segnali di indebolimento nel pomeriggio di ieri, scambiandosi a 0,85 euro e 143,95 yen, mentre la sua quotazione ha toccato meno di 0,73 sterline. Questa debolezza ha inciso sulle società giapponesi più orientate all’export, che presentano valutazioni in calo. Subaru ha perso il 2,44%, Honda l’1,48%, Toyota l’1,11% e Sony l’1,27%. L’andamento del dollaro pesa dunque sui ricavi tradotti in valuta locale.

Titoli bancari giapponesi e materie prime

I titoli bancari giapponesi invece guadagnano terreno: Nomura ha aumentato lo 0,7%, mentre Mizuho ha registrato un rialzo dello 0,53%. Questo potrebbe riflettere aspettative legate alle prossime mosse delle banche centrali e alla stabilità finanziaria.

Sul fronte delle materie prime, l’oro ha mostrato un incremento dello 0,3%, salendo a 3.995 dollari l’oncia, spinto dalla domanda come bene rifugio in un clima di incertezza. I prezzi del greggio WTI sono scesi dello 0,43%, attestandosi a 65,24 dollari al barile, mentre il gas naturale europeo ha subito una contrazione più marcata dell’1,44%, scendendo a 33,17 euro al megawattora. Questo andamento conferma un contesto di volatilità sui mercati energetici.

Appuntamenti macroeconomici attesi in europa condizionano i mercati

L’attenzione degli investitori si sposta sull’Europa dove nel pomeriggio è atteso il dato sull’inflazione tedesca per il mese di giugno. Il dato sul carovita rappresenta un indicatore chiave per i mercati, pronto a influenzare le strategie monetarie e di spesa pubblica nella zona euro.

A seguire verrà diffuso l’indice della Federal Reserve di Dallas, indicatore chiave per comprendere la salute economica degli Stati Uniti. In serata, la presidente della Bce Christine Lagarde interverrà in un evento pubblico, un appuntamento capace di influenzare i mercati finanziari con possibili segnali sul futuro della politica monetaria europea.

Questi eventi rappresentano momenti critici in un contesto già teso, sia per la questione dei dazi commerciali, sia per i segnali contrastanti provenienti dai dati economici internazionali e dall’andamento dei cambi. La volatilità resterà elevata nelle prossime ore e giorni, mentre investitori e analisti attendono con attenzione le mosse delle autorità e i nuovi dati sui consumi e produzione.

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