Le borse asiatiche hanno aperto la giornata di venerdì 9 maggio 2025 in netto calo, spaventate dalle nuove indicazioni diffuse dalla Federal Reserve americana e dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche in medio oriente. A pesare sui listini è soprattutto la revisione al ribasso delle stime di crescita economica statunitense e l’aumento delle aspettative sull’inflazione. Allo stesso tempo, preoccupano i possibili sviluppi del conflitto tra Israele e Iran, con il rischio di un intervento diretto degli Stati Uniti nella regione. Questi elementi hanno contribuito a un clima di incertezza che si riflette sui mercati asiatici e sulle valute.
Andamenti dei principali listini asiatici nella mattinata
A Hong Kong, il mercato azionario registra una perdita dell’1,95% poco prima della chiusura della seduta mattutina. Il dato evidenzia un clima di vendita diffuso tra i titoli più rappresentativi, in particolare nel settore finanziario e tecnologico. La borsa di Tokyo, alla chiusura della sua sessione, ha segnato un calo pari allo 0,9%. Anche in Cina i listini di Shanghai e Shenzhen hanno subito perdite consistenti, dello 0,78% e dell’1,35% rispettivamente. Le vendite più robuste si sono concentrate sulle azioni legate all’export e sui titoli ciclici legati all’industria pesante, colpiti dalle prospettive più deboli legate all’economia globale. In generale l’umore tra gli investitori resta prudente, complice l’attesa di sviluppi significativi sia sul fronte economico internazionale sia su quello geopolitico.
Impatto delle decisioni della federal reserve e aspettative sull’inflazione
La Federal Reserve ha pubblicato ieri il suo ultimo rapporto, aggiornando al ribasso le proiezioni di crescita per gli Stati Uniti nel 2025. La revisione tiene conto di segnali di rallentamento nella spesa al consumo e nei settori industriali. Accanto a questo, la banca centrale ha indicato un possibile aumento delle aspettative sull’inflazione a medio termine, segnalando pressioni sui prezzi più persistenti del previsto. Queste valutazioni hanno spinto gli investitori a rivedere le strategie di portafoglio, privilegiando asset più sicuri come il dollaro. Di fatto, anche i futures europei e statunitensi sono in ribasso al momento. L’incertezza sulle decisioni future sui tassi di interesse contribuisce a mantenere alta la volatilità sui mercati finanziari.
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Fattori geopolitici: israel e iran e il possibile intervento degli stati uniti
Uno dei motivi di maggiore preoccupazione per i mercati resta l’escalation del conflitto in medio oriente. I rapporti tra Israele e Iran hanno visto un peggioramento rapido nelle ultime settimane, con un aumento degli scontri diretti nella regione. Gli Stati Uniti hanno manifestato la volontà di intervenire, frenando l’espansione delle attività militari iraniane, ma questa ipotesi alimenta timori tra investitori e governi per un possibile allargamento del conflitto. Le tensioni si riflettono quindi in una maggiore avversione al rischio, colpendo in particolare i mercati orientali, strettamente legati all’andamento del commercio globale e alle dinamiche energetiche. La situazione geopolitica rimane in evoluzione, e le reazioni del mercato continueranno a dipendere dalle mosse delle capitali coinvolte.
Outlook per i tassi di interesse in svizzera e regno unito
Per la giornata di oggi, gli operatori finanziari tengono d’occhio due appuntamenti centrali: le riunioni delle banche centrali di Svizzera e Regno Unito. Alle 9.30 la Banca nazionale svizzera terrà la sua conferenza, ecco non si prevedono modifiche ai tassi di interesse. Lente sono le scelte anche nel Regno Unito, con la Bank of England che interverrà alle 13. Anche per questo istituto non sono attesi cambiamenti sulle condizioni monetarie, al momento concordi nell’adottare un atteggiamento attendista. I mercati osservano in ogni caso con attenzione queste decisioni per cogliere segnali sulle future politiche monetarie e sugli impatti sull’economia europea.
Nel complesso la giornata rimane segnata da segnali di cautela, da parte degli investitori, sostenuti da dati macro più deboli e da tensioni geopolitiche che mantengono alta la pressione sui mercati finanziari internazionali.