Il Mediterraneo centrale continua a rappresentare una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Tra gennaio e giugno 2025, migliaia di persone hanno tentato di attraversare il mare verso l’Europa, spesso pagando un prezzo tragico. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni in Libia ha pubblicato un bilancio aggiornato che documenta una situazione che non accenna a migliorare.
Dati aggiornati sull’intercettazione e sui minori coinvolti
Tra il primo di gennaio e il 21 giugno 2025, le autorità libiche, con il supporto di varie agenzie internazionali, hanno intercettato 11.129 migranti in mare. La maggior parte di questi è stata riportata in Libia, un paese alle prese con profonde tensioni e instabilità politica. Tra i migranti recuperati vi sono almeno 369 minori, che si trovano spesso in condizioni particolarmente vulnerabili e senza adeguate garanzie di protezione.
La presenza di minori sottolinea la complessità di questa emergenza umanitaria. Si tratta non solo di adulti in fuga da guerre o povertà, ma anche di bambini e ragazzi esposti a enormi rischi durante il viaggio e durante la permanenza nei centri di detenzione libici, spesso segnalati per le condizioni precarie e violazioni dei diritti umani. La quantità di minori intercettati conferma la dimensione familiare, o almeno giovanile, di questa ondata migratoria.
Leggi anche:
Il dramma di morti e dispersi nel mediterraneo centrale
Nonostante gli sforzi di soccorso, la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più mortale al mondo. Le vittime accertate dall’inizio del 2025 al 21 giugno superano quota 255, a cui si aggiungono altri 284 dispersi di cui non si hanno più notizie. Questi numeri indicano la severa difficoltà nel garantire traversate sicure e nel fornire un efficace sistema di ricerca e salvataggio in mare.
Gli incidenti più recenti hanno coinvolto due naufragi nelle acque al largo della Libia, uno in prossimità del porto di Alshab e un altro vicino a Tobruk. Si è stimato che almeno 60 persone sono sparite in queste tragedie, con migranti provenienti soprattutto da Eritrea, Pakistan, Egitto e Sudan. Questi fatti mettono in evidenza le condizioni estremamente precarie delle imbarcazioni utilizzate: sovraffollate, spesso senza motore o correndo rischi dovuti al maltempo.
Le condizioni geografiche, combinate con la scarsa presenza di mezzi di soccorso e le restrizioni crescenti alle attività umanitarie, rendono il mare una trappola mortale. Le Nazioni Unite hanno più volte chiesto alla comunità internazionale di aumentare gli sforzi per garantire operazioni di soccorso e garantire sbarco sicuro alle persone salvate.
Aumento degli sbarchi sulle coste italiane e fonti di partenza
Nel frattempo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha registrato un incremento degli arrivi sulle coste italiane. Dal primo gennaio al 15 giugno 2025 sono sbarcati in Italia 26.781 migranti, con un aumento del 15% rispetto all’anno precedente per lo stesso periodo. La stragrande maggioranza di questi, circa 24.560, proviene dalla Libia, mentre 1.505 hanno come punto di partenza la Tunisia.
Questi dati mostrano come le rotte migratorie si mantengano attive e in crescita. L’Italia resta il primo approdo nel Mediterraneo centrale per chi fugge da condizioni di guerra, povertà o violenze. Le partenze dalla Libia, nonostante la situazione instabile del paese e le operazioni di intercettazione, non si arrestano. Anche la Tunisia continua a essere un punto di partenza per molti migranti, spesso in cerca di un passaggio verso nord.
La situazione sul terreno in Libia contribuisce a complicare la gestione del fenomeno migratorio. La mancanza di un governo stabile e le numerose milizie attive limitano il controllo delle frontiere e riducono la capacità di fornire assistenza efficace ai migranti. Le istituzioni internazionali chiedono costantemente cooperazione e una soluzione condivisa per garantire maggiore sicurezza nei viaggi e rispetto dei diritti delle persone coinvolte.