Un investimento destinato a garantire un futuro accademico in una grande università si è trasformato in una vicenda di soldi spariti, minacce e dolore. A Torino, una medico in pensione ha affidato 120mila euro a un giovane di 26 anni, convinta di sostenerlo negli studi all’estero. Ma il denaro è finito in criptovalute, senza alcuna traccia. La storia è sfociata in un processo che si è concluso ieri con una condanna, pena sospesa, ma il caso mette in luce un rapporto di fiducia spezzato e un disagio ancora vivo.
La promessa di un futuro accademico e la fiducia tradita
La vittima è una donna torinese, medico in pensione, che ha deciso di aiutare un giovane di origine africana. Lo considerava come un figlio, una figura su cui contare per il futuro. La donna gli ha affidato una somma rilevante, 120mila euro, con l’intenzione di agevolare il suo accesso a università prestigiose come Oxford, Yale o Cambridge. L’accordo era basato sulla fiducia, non su vincoli rigidi, ma con la certezza che quel denaro avrebbe avuto una destinazione precisa: sostenere gli studi.
La scomparsa del denaro in criptovalute
Purtroppo, la Guardia di Finanza ha accertato che i soldi sono stati trasferiti rapidamente e convertiti in criptovalute, strumenti difficili da monitorare. Non c’è traccia di investimenti produttivi né documenti a prova di una gestione corretta. La somma è completamente volatilizzata, lasciando la donna senza i fondi e con un vuoto più profondo della semplice perdita economica. Quel gesto di generosità si è infranto contro inganno e abuso di fiducia.
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La degenerazione del rapporto: minacce e streaming giudiziario
Il rapporto di fiducia è rapidamente degenerato. Con il deteriorarsi della relazione, sono comparse minacce e offese che hanno agitato la vita della donna. La situazione ha richiesto l’intervento del tribunale che ha disposto un divieto di avvicinamento, misura poi decaduta per la condanna con pena sospesa. Nonostante l’assenza di violenza fisica, l’impatto psicologico è stato pesante. La denuncia della vittima, uscita dall’aula del tribunale con la voce rotta, denuncia una paura concreta: «Ho paura, è così che poi vengono uccise le donne».
I momenti di tensione in aula
In aula l’imputato ha mostrato atteggiamenti di irruenza verbale tali da essere invitato a uscire temporaneamente. Durante il processo, il giovane ha anche tentato di ribaltare la storia, sostenendo che fosse la donna a chiedere momenti di intimità. Questa versione è stata indicata dal legale della parte civile come «totalmente falsa». Tra loro esistevano solo scambi di corrispondenza relativi all’uso del denaro, nulla di più, secondo i documenti depositati.
La questione dell’appartamento: un altro terreno di conflitto a Torino
Un ulteriore elemento di tensione è stato legato all’appartamento al centro di Torino, messo a disposizione dalla medico per il giovane. L’uomo ha rifiutato di lasciarlo nonostante il peggiorare del rapporto, costringendo le autorità a intervenire. Questa resistenza ha aggravato la situazione che era già diventata difficile da gestire sotto il profilo personale e legale.
Conflitti economici e abitativi
La presenza di questo immobile al centro della disputa mostra come il problema non riguardasse solo il denaro, ma anche la sfera privata e abitativa. L’accumulo di tensioni ha definito un quadro di conflitto complesso, dove si sono intrecciati interessi economici e personali. Le forze dell’ordine sono state chiamate più volte a intervenire proprio per contenere situazioni di contrasto eccessivo.
La sentenza: truffa aggravata, atti persecutori e restituzione del denaro
Il tribunale ha riconosciuto le azioni del giovane come truffa aggravata e atti persecutori. La condanna a un anno e otto mesi, con pena sospesa, punta a restituire la somma sottratta, ancora totalmente dispersa. L’assenza di prove su investimenti reali in criptovalute è stata decisiva nel giudizio.
Il giudizio del tribunale
Il giudice ha sottolineato come le pressioni e le offese prolungate, insieme alla sottrazione del denaro, abbiano configurato reati seri che hanno inciso profondamente sulla vita della donna. Il processo ha messo in evidenza un uso improprio della fiducia e delle risorse affidate, non giustificato da alcun risultato concreto o giustificativo finanziario.
Il caso riflette una dinamica dolorosa, in cui un gesto di generosità ha subito una deviazione con effetti duraturi. Il giudizio rappresenta un momento importante per entrambi, con esiti processuali che lasceranno ricadute anche personali. L’attenzione resta sul percorso che la vicenda prenderà nei prossimi mesi per definire le responsabilità e le possibilità di recupero.