Un gruppo criminale che agiva con meticolosità da mesi nel nord italia è stato sgominato dai carabinieri a giugno 2025. Le indagini, partite nell’autunno 2024, hanno portato all’arresto di tredici persone appartenenti alla comunità sinti, responsabili di una serie di furti in appartamento in diverse province. Scopriamo come agiva questa organizzazione e quali sono i dettagli dell’operazione.
Dettagli dell’operazione e arresti
L’indagine coordinata dai carabinieri di Cuneo è partita nell’ultimo trimestre del 2024, dopo una serie di denunce da parte delle vittime. L’attività investigativa ha utilizzato più squadre specializzate: unità cinofile, forze forestali, unità d’intervento rapido sos e persino un elicottero del primo Elinucleo di Volpiano. Il blitz del 4 giugno 2025 ha portato al fermo di tredici persone, tutte accusate di far parte di un’associazione criminale dedita principalmente a furti seriali.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati oltre 130.000 euro in contanti, diversi orologi di marca, ventiquattro smartphone, numerosi gioielli e capi di abbigliamento firmati. Tra i mezzi usati dal gruppo sono emerse due Skoda Yeti con doppi fondi, usate per nascondere i bottini rubati e spostarsi senza destare sospetti. Alcune armi cariche sono state rivenute nei nascondigli del gruppo, a conferma dell’organizzazione militare della banda.
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Una fabbrica del furto nel nord italia
Il gruppo si muoveva prevalentemente di notte o nei fine settimana, scegliendo quei momenti in cui le case risultavano vuote e i proprietari lontani. Ogni azione seguiva uno schema ben definito: isolamento completo della zona prima dell’irruzione, neutralizzazione degli allarmi, forzatura delle porte o finestre e fuga in meno di dieci minuti. La rapidità e la precisione erano parte integrante del metodo, tanto che si parlava di una sorta di “fabbrica del furto” dove tutto era studiato per ridurre i rischi.
Il loro movimento non si limitava a una sola provincia ma includeva trasferte settimanali tra Cuneo, Asti, Verona e Vicenza. La pianificazione prevedeva l’uso di auto con targhe contraffatte e strumenti professionali per lo scasso. Tra gli attrezzi trovati, pistole e apparecchi per contraffare documenti o oggetti. Gli arrestati disponevano anche di appoggi logistici in aree rurali e aree periferiche, in cui conservare i bottini e riorganizzarsi.
Struttura interna e ruolo della comunità sinti
Tutti gli arrestati appartengono alla comunità sinti. L’organizzazione si caratterizzava per una struttura interna basata su gerarchie precise e legami di parentela. Ogni membro aveva un compito definito: alcuni coordinavano le operazioni sul campo, altri seguivano la logistica e i trasporti, mentre altri ancora si occupavano della divisione del bottino. La collaborazione tra uomini e donne era parte integrante dell’attività, rafforzando i vincoli tra i componenti.
Le azioni criminali sono state concentrate soprattutto in abitazioni di anziani o famiglie considerate vulnerabili, perché con orari prevedibili e meno difese. Gli inquirenti sospettano che la cellula arrestata sia solo una parte di una rete più ampia, che collega gruppi simili in diverse province del nord italia. La procura al momento sta valutando ruolo e responsabilità di ogni singolo arrestato per ricostruire tutta la filiera.
Danni alle comunità e indagini in corso
Le vittime hanno subito danni non solo materiali ma anche psicologici, vivendo mesi di paura per le frequenti intrusioni. L’azione delle forze dell’ordine ha mitigato l’allarme, mostrando che zone anche rurali e piccoli centri non sono esenti da controlli e interventi mirati. L’arresto dell’intera banda ha bruscamente interrotto la sequenza di furti, ma le indagini non si fermano.
Le autorità ora cercano di rintracciare possibili complici e di seguire i canali del riciclaggio del denaro e dei beni trafugati. Una parte della refurtiva è ancora da catalogare e restituire ai legittimi proprietari. La risposta dei carabinieri si dimostra concreta e visibile, segnando un momento importante nella lotta alla criminalità organizzata che agisce nel nord italia, soprattutto in quelle zone che pensavano di sfuggire ai controlli.