Il IX congresso Anisc, conclusosi a San Giuliano Terme, ha raccolto specialisti italiani nel campo della senologia per discutere mastectomia, trattamento ascellare, innovazioni tecnologiche e ricerca sul tumore al seno. Questo appuntamento è diventato fondamentale per fare il punto sulle cure, i progressi diagnostici e le metodiche chirurgiche meno invasive in uso nei centri specializzati di tutta Italia.
Dati attuali e cambiamenti nelle richieste delle pazienti sulla mastectomia
La mastectomia rappresenta oggi circa il 30-40% degli interventi registrati nei centri certificati per il trattamento del tumore al seno. Questo numero sta lievemente crescendo, spinto soprattutto dalle diagnosi sempre più precise attraverso esami radiologici avanzati e da una maggiore conoscenza dei fattori genetici di rischio. Dall’altro lato, la chirurgia plastica ha fatto passi importanti, rendendo gli interventi meno mutilanti, con tecniche che preservano l’aspetto corporeo della donna.
Nonostante i progressi, è emerso che molte donne chiedono di rimuovere anche la mammella sana, convinte erroneamente che questo aumenti le probabilità di guarigione. Il presidente di Anisc, Secondo Folli, ha sottolineato che questa percezione non trova riscontro nella pratica clinica. L’adozione della mastectomia deve basarsi su indicazioni mediche solide, non su paure infondate o incomprensioni riguardo alla malattia.
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La scelta di questo intervento deve sempre tenere conto dell’equilibrio tra efficacia oncologica e qualità della vita, vista la crescente importanza della ricostruzione e della conservazione delle forme femminili.
Ruolo della chemioterapia neoadiuvante e approccio multidisciplinare
Nel trattamento del tumore mammario la chirurgia non è più l’unica opzione iniziale. Attualmente, in circa il 30% dei casi, la terapia neoadiuvante, come la chemioterapia o l’immunoterapia, precede l’operazione chirurgica. Questo approccio consente di ridurre le dimensioni del tumore, facilitando interventi meno invasivi e conservativi.
La presidente del congresso, Manuela Roncella, ha spiegato che questa strategia ha rivoluzionato l’intervento, limitandone l’impatto sul corpo e favorendo una ripresa più rapida. La chirurgia moderna su misura può preservare il seno, evitando mastectomie inutili e migliorando la qualità della vita nel post-operatorio.
Questo cambio di rotta riflette anche un atteggiamento più “su misura” per la paziente, adatto al tipo di tumore, allo stadio e alle condizioni generali di salute. Gli interventi sono sempre più selettivi, con un occhio rivolto alla conservazione fisica e psicologica.
Tecniche meno invasive e evoluzione nella chirurgia ascellare
Tra i temi centrali del congresso c’è stata la biopsia del linfonodo sentinella, tecnica rivoluzionaria introdotta da Armando Giuliano, chirurgo oncologo di fama internazionale. Questa procedura ha cambiato la gestione ascellare, evitando operazioni molto invasive come lo svuotamento ascellare in tante donne.
Prima, l’asportazione dei linfonodi ascellari era pratica comune per valutare l’estensione del tumore, esponendo però molte pazienti a complicanze, come il linfedema al braccio, che oggi si è ridotto drasticamente dall’30-40% al 2%.
Manuela Roncella ha evidenziato il passaggio da interventi molto estesi a procedure “minimamente efficaci”, personalizzate sui bisogni della singola paziente. La chirurgia ascellare serve soprattutto per lo staging, cioè verificare se il tumore si è diffuso, ma deve rispettare il corpo con la minor aggressività possibile. Questo rappresenta un approccio più responsabile e calibrato, pensato per limitare rischi e disagi.
Mammowave e intelligenza artificiale per la prevenzione del tumore al seno
L’innovazione in senologia non riguarda solo la chirurgia, ma punta anche alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Al congresso è stato presentato Mammowave, un dispositivo basato su microonde e intelligenza artificiale sviluppato per analizzare la struttura mammaria.
Mammowave produce una mappa numerica delle mammelle, rilevando eventuali aree con assorbimento anomalo. Il vantaggio principale è la capacità di agire su donne asintomatiche e giovani, fuori dalle fasce di screening nazionale, comprendendo al meglio soggetti sotto i 45-50 anni.
Questo sistema non si affida ai raggi X come la mammografia, quindi non è influenzato dalla densità mammaria, e non dipende dall’operatore come l’ecografia. L’intelligenza artificiale elabora i dati incrociandoli con migliaia di esami precedenti, riducendo falsi negativi e aumentando l’affidabilità.
Il test clap è stato studiato in un trial multicentrico europeo condotto su 4000 donne. Mammowave non sostituisce esami tradizionali ma li affianca, offrendo un ‘riempimento’ del vuoto diagnostico soprattutto per le giovani. Quando il risultato è sospetto, la paziente entra in un percorso standard affidato a un radiologo esperto.
Comunicazione e coinvolgimento delle pazienti nel percorso terapeutico
Il congresso Anisc ha ribadito come l’oncologia senologica oggi si basi soprattutto sulla condivisione tra medico e paziente. Le donne sono chiamate a partecipare più attivamente alle scelte terapeutiche che le riguardano.
Questa collaborazione richiede un costante aggiornamento da parte dei medici sulle nuove possibilità e sui risultati degli studi clinici. Solo così si può garantire una presa di decisioni consapevole, basata su dati e conoscenze aggiornate.
La necessità di informare con chiarezza e completezza è centrale soprattutto in un momento in cui i trattamenti si fanno meno invasivi e il percorso di cura più personalizzato. Le pazienti devono sapere quali opzioni hanno, quali rischi comportano e quali possono essere i benefici a breve e lungo termine.
Il confronto aperto aiuta a ridurre ansie infondate e a evitare scelte motivate da paure non supportate dalla scienza. Questa rivoluzione culturale nel rapporto medico-paziente si riflette direttamente su risultati clinici e accettazione delle terapie.