Massimiliano Fuksas, uno degli architetti italiani più noti a livello internazionale, ha presentato al Maxxi di roma il suo libro autobiografico “E’ stato un caso”. Nel volume ripercorre un percorso lungo oltre ottant’anni, tra progetti firmati nel mondo, vicende personali e incontri con figure di spicco della cultura e della politica. Fuksas condivide i momenti in cui l’arte si è intrecciata con la sua esperienza di vita, sottolineando in particolare il valore del gesto creativo come atto di apertura e rischio.
Un racconto che intreccia memorie personali e professionali
Nel libro, Fuksas riprende ricordi lontani e dettagli della sua vita, sostenendo che raccontare la propria storia serve soprattutto a condividere con gli altri aspetti importanti del proprio vissuto. Ricorda come spesso chiedeva alla madre di aiutarlo a ricordare eventi distanti, ora rimasti soltanto nella sua memoria dopo la sua scomparsa. La conservazione di alcuni dettagli – come il luogo di sepoltura del padre – ha mobilitato anche altri familiari, come la figlia Elisa, che ha dedicato un libro a questa ricerca. Questo legame tra memoria e narrazione diventa per Fuksas un modo per trasmettere ciò che ha segnato la sua vita, al di là della sua attività artistica.
Racconta come a diciotto anni fosse un giovane pittore senza grandi prospettive, con la madre che temeva un suo fallimento. Quella sensazione lo spinse a cambiare strada orientandosi verso l’architettura, iscrivendosi alla facoltà e trovandovi una direzione più definita. Nell’esperienza universitaria incontrò figure come il mentore Bruno Zevi e iniziò la sua carriera professionale nello studio Marchini. Nel racconto riecheggia con forza la scelta di impegnarsi anche politicamente, inserendo la sua vita professionale in una stagione segnata dalle grandi trasformazioni sociali degli anni ’60 e ’70.
Leggi anche:
L’impegno politico e le riflessioni sul presente
Fuksas riflette sul mutato contesto politico nell’arco di due secoli, dalla rivoluzione francese ai giorni nostri. Descrive questo periodo come una lunga ricerca di democrazia e diritti civili che sembrava consolidata con l’istituzione di un ampio ceto medio. A un certo punto, però, emerge un contrasto forte: una ristretta élite si è appropriata della gran parte delle risorse, lasciando miliardi di persone in una condizione di svantaggio. La definisce non come politica, ma come un’ingiustizia destinata a provocare conseguenze.
Nonostante l’analisi critica del presente, Fuksas mostra un atteggiamento fiducioso verso il futuro prossimo. Crede che il peggio sia passato e che si stia aprendo una fase in cui sarà possibile tornare a ragionare con maggiore libertà. Il suo discorso si lega a uno sguardo ampio sulla storia degli ultimi decenni, con una consapevolezza maturata sul valore della partecipazione civile e della responsabilità individuale.
Incontri e aneddoti che segnano un percorso unico
L’autobiografia è ricca di episodi con personaggi che hanno fatto la storia della cultura e dell’arte italiana e internazionale. Fuksas ha frequentato ambienti diversi, incontrando dal regista Bernardo Bertolucci alla scrittrice Barbara Alberti, passando per amici come Pasolini e il giornalista Sandro Ciotti, sino a figure emblematiche come Vittorio Gassman, Giorgio De Chirico e persino il Che Guevara a Cuba. Questi incontri raccontano un’epoca e un modo di vivere legato a un fermento creativo e a una mobilità internazionale.
Spesso i racconti sono sorprendenti. Ad esempio ricorda come, da giovane studente, abbia praticato l’autostop trovandosi a viaggiare con amici detti cortadores, o come abbia preso parte a realtà come lo studio Archigram a Londra, un importante centro di sperimentazione architettonica. Quella esperienza, seppure senza compenso, lo segnò profondamente. Per Fuksas la vita è stata un mix tra caso e fortuna, ma anche una scelta forte di affrontare le opportunità con slancio e determinazione, più che una serie di eventi casuali.
Un racconto degli anni ‘60 che parla alle nuove generazioni
Secondo l’analisi dello storico Eduardo Cicelyn che ha partecipato alla presentazione al Maxxi, la vicenda di Fuksas rappresenta l’essenza degli anni Sessanta. È la storia di un giovane che affronta la vita con creatività e coraggio, senza compromessi. Rappresenta quindi un esempio di come si potesse vivere quel tempo con un atteggiamento aperto e sperimentale, in contesti fortemente culturalizzati.
L’artista Francesco Vezzoli, presente all’incontro, ha rimarcato come oggi i giovani abbiano idee differenti su come costruire relazioni con i propri riferimenti artistici o intellettuali. Si tende a contattare i grandi nomi attraverso i social, con l’illusione di poterli raggiungere facilmente. Vezzoli punta invece l’attenzione sul valore dello sforzo diretto e della presenza fisica, che resta insostituibile. Il confronto tra epoche diverse emerge così anche nella dimensione del rapporto con la cultura e la trasmissione delle esperienze.