Massimiliano fuksas, architetto di fama internazionale noto per opere come la nuvola all’Eur e il terminal dell’aeroporto di Shenzhen in Cina, è tornato a parlare alla facoltà di architettura della Sapienza di Roma. L’occasione è stata la presentazione pubblica del suo libro autobiografico “E’ stato un caso”, edito da Mondadori, dedicato principalmente agli studenti, futuri colleghi e protagonisti dell’architettura italiana e internazionale. Il volume racconta una vita tra intuizioni, errori, incontri e un modo personale di vedere lo spazio e il tempo architettonico.
Una carriera nata per caso e un approccio che sfida le regole
Fuksas ha raccontato di non aver mai pianificato di diventare architetto. A 17 anni, invece, percorreva l’Europa in autostop sognando di diventare pittore. La reazione di sua madre, che individuava in quella strada una possibile sconfitta, lo portò a iscriversi ad architettura senza grande convinzione. Nei primi anni all’università fu considerato uno dei peggiori studenti mai iscritti alla facoltà, confessando di non aver mai capito alcune materie di base come la geometria descrittiva.
La svolta arrivò a Londra, dove dopo la fine del biennio universitaro lavorava in un pub e scoprì lo studio Archigram, un laboratorio vivo e movimentato in cui l’architettura sembrava una fabbrica di sogni. Quell’incontro gli fece cambiare idea sul mestiere: “Se questa è l’architettura, la faccio”. Tornato in Italia, iniziò a costruire la sua carriera con più passione e convinzione, laureandosi nel 1969 poco dopo le contestazioni del ’68. Scelse un voto alto, il 107, rifiutando punti aggiuntivi, orgoglioso del risultato raggiunto con le proprie forze.
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E’ stato un caso: tra aneddoti, ricordi e lezioni di architettura
Il libro si presenta come un viaggio tra momenti personali e scelte creative, da aneddoti su progetti famosi a ricordi dolorosi come la perdita del padre a sei anni. Fuksas sottolinea il ruolo fondamentale della luce nel design, più delle murature, e rivela quanto il caso e le circostanze abbiano guidato alcune sue decisioni. L’incontro con mentori come Bruno Zevi e la collaborazione costante con la moglie Doriana Fuksas, partner anche nei progetti, emergono come elementi chiave.
L’autore invia un messaggio diretto agli studenti riferendosi al loro futuro mestiere: “Osservate quante volte dite ‘sì’ ai clienti. Se si dice ‘sì’ troppo spesso, qualcosa nella direzione del progetto non va bene. I ‘no’, quando sono più numerosi, spesso indicano scelte artistiche precise”.
Il libro e il dialogo con gli studenti rappresentano una riflessione non solo sull’architettura ma su un modo personale di lavorare, fatto di tentativi, errori, e ascolto di sé più che del conformismo accademico o di mercato.
Uno sguardo critico alla società contemporanea da un architetto impegnato
Fuksas ha dichiarato che la società contemporanea sta vivendo una crisi simile a quella del medioevo. I poteri economico e politico, un tempo separati, oggi si sono nuovamente fusi, producendo forti disuguaglianze sociali. Ha indicato in silvio berlusconi un esempio precoce di questa alleanza tra ricchezza e potere politico, mentre attualmente gli Stati Uniti mostrano una concentrazione delle ricchezze sempre più marcata: duemila persone detengono il controllo di miliardi di lavoratori.
Questa situazione provoca in lui preoccupazione, ma anche la speranza che l’uguaglianza ritorni sulla scena della storia umana, senza però fare affidamento su alcun partito politico. Secondo fuksas, la vita delle persone migliorerà comunque, probabilmente con nuove forme di organizzazione sociale ancora da definire.
Riflessioni sull’attualità e il ruolo dell’architettura
Questo intervento sull’attualità ha aggiunto un contesto ampio all’esperienza personale e professionale raccontata, restituendo l’immagine di un architetto attento anche ai segni del tempo presenti nella società.