La storia di Massimiliano Cirillo, un ex detenuto di 42 anni, racconta un significativo percorso di riscatto e riabilitazione in un contesto difficile come quello della detenzione. Dopo aver trascorso otto anni nella casa circondariale di Cuneo, Massimiliano non solo ha trovato una nuova occupazione nel laboratorio di panificazione della cooperativa “Panaté Glievitati”, ma ha anche assunto il ruolo di responsabile, offrendo un esempio positivo per molti altri detenuti. La sua storia illustra l’importanza del lavoro come strumento di reintegrazione sociale e della possibilità di trasformare un passato problematico in un futuro di successo.
Un nuovo inizio: il valore del lavoro in carcere
La vita di Massimiliano ha preso una piega decisiva quando ha deciso di abbracciare il lavoro come modo per riempire il vuoto della detenzione. Scontando la sua pena, ha compreso che lasciarsi andare all’inedia non era una soluzione sostenibile. “Per me era impensabile restare tutto il giorno chiuso in cella,” confessa Massimiliano. Così, ha scelto di investire il suo tempo studiando in un istituto alberghiero, conseguendo diplomi sia di sala che di cucina. Questa scelta lo ha portato a lavorare nel laboratorio di Panaté, dove non solo ha acquisito competenze specifiche, ma ha anche creato opportunità per altri detenuti con cui collabora. Attualmente, il suo lavoro contribuisce non solo alla produzione di pane e focacce, ma anche alla creazione di una rete di vendita che si estende oltre i confini nazionali, con prodotti inviati in città come Londra, Zurigo e persino in Romania.
Massimiliano considera il lavoro un’opportunità imperdibile per ogni detenuto: “Il lavoro in carcere è una possibilità che tutti dovrebbero cogliere.” Questo non è solo un modo per riempire le giornate, ma anche un’importante chance di risparmio e di preparazione per un futuro migliore. La sua storia dimostra come, grazie a opportunità di lavoro, sia possibile avviare un percorso di rinascita. Uscito dal carcere, ha potuto acquistare un’auto e affittare un appartamento, segni tangibili di un nuovo inizio.
Superare il pregiudizio: la lotta dopo la pena
Malgrado il successo professionale, Massimiliano si è trovato a dover affrontare i pregiudizi legati al suo passato. La libertà non ha significato automaticamente l’accettazione sociale, e all’inizio ha avuto difficoltà nel trovare un appartamento in affitto. “La gente ha sempre pregiudizi,” rivela, spiegando che, nonostante un’offerta di lavoro concreta, sono stati inizialmente scettici. Tuttavia, con il tempo e grazie alle interazioni positive, è riuscito a cambiare alcune opinioni, dimostrando che il carcere e chi lo abita non sono solo stereotipi da evitare.
Questo processo di cambiamento è stato fondamentale non solo per la sua vita, ma anche per quella di altri detenuti: “Ora chi mi conosce ha cambiato opinione su di me e sul carcere.” La metamorfosi di Massimiliano rappresenta un segnale di speranza e di possibilità per chi si trova in situazioni simili. Tornando quotidianamente al carcere per lavorare, offre supporto e consigli ai detenuti, non solo sulla carriera professionale, ma anche su aspetti pratici della vita. Questo approccio dimostra che la riabilitazione è possibile e che ogni persona ha il potenziale per cambiarsi e migliorarsi, malgrado le avversità.
L’importanza di iniziative come “Panaté Glievitati”
La cooperativa “Panaté Glievitati” è un esempio lampante di come il lavoro nei contesti carcerari possa fare la differenza. Fondata nel 2019 e ampliata in altre strutture, tra cui la casa di reclusione di Fossano, la cooperativa non solo fornisce occupazione ma funge anche da ponte verso la società esterna per i detenuti. L’iniziativa mira a realizzare il principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione italiana, che promuove la pena come strumento di riabilitazione.
Secondo le stime del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro , il lavoro in carcere può ridurre drasticamente il tasso di recidiva, portandola da una media nazionale del 70% a solo il 2%. Questo dato sottolinea l’urgenza del supporto e delle opportunità lavorative per le persone detenute, affinché possano reinserirsi con successo nella società. Massimiliano sottolinea come i detenuti rappresentino una risorsa e non un peso, esortando le istituzioni a investire in progetti che possano offrire un’indipendenza e una nuova vita alle persone colpite da esperienze penali.
In un mondo dove il pregiudizio è prevalente, la storia di Massimiliano Cirillo e di progetti come “Panaté” rappresentano esempi di speranza e resilienza, spingendo verso la comprensione che in ogni individuo c’è sempre la possibilità di redenzione e cambiamento.
Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 da Laura Rossi