Mario balotelli torna a parlare della sua carriera e delle scelte fatte nel mondo del calcio durante una nuova puntata di Belve, il programma di Rai2 condotto da Francesca Fagnani. L’intervista va in onda martedì 27 maggio, portando in primo piano riflessioni sul presente con il Genoa, sul futuro lontano dai campi europei e sui momenti difficili vissuti nel corso della sua vita sportiva. Balotelli si mostra diretto e senza filtri, affrontando temi come le critiche, gli episodi di razzismo e i rapporti con altri protagonisti dello sport.
Il rapporto con il genoa e le ragioni di una scelta discutibile
Parlando della sua esperienza attuale con il Genoa, balotelli si rivolge soprattutto ai tifosi che lo sostengono con affetto. Tuttavia, ammette di aver commesso un errore nella scelta della società , senza darne troppi dettagli tecnici o strategici. Il calciatore riconosce che il club non è all’altezza delle sue aspettative o delle sue esigenze sportive. Questa presa di posizione non è solo un semplice rimpianto, ma indica un divario tra l’ambiente che balotelli aveva in mente e la realtà che ha trovato.
Il calciatore ha sempre mostrato attenzione a quella parte di pubblico che continua a seguirlo con passione, anche nei momenti difficili. Nel corso dell’intervista evidenzia il rapporto umano più del dato tecnico, segnalando che l’affetto dei sostenitori è stato un elemento importante, ma incapace di compensare le mancanze della società . Questo bilancio personale e sportivo domina la sua analisi sul presente, lasciando intuire qualche difficoltà non solo dentro il campo ma anche negli spogliatoi o nella gestione calcistica.
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Un errore sentito e il distacco dalla realtà desiderata
Balotelli usa parole nette per descrivere la distanza tra le sue aspettative e ciò che ha incontrato nella gestione del club, sottolineando come questa situazione rappresenti un vero e proprio scollamento rispetto a quel che desiderava vivere professionalmente.
Un futuro lontano dall’europa: l’america come nuova destinazione
L’intervistatrice spinge balotelli sulle prospettive future e lui non nasconde le sue intenzioni di lasciare il calcio europeo, Italia compresa. Una svolta che già da tempo circola tra i media, ma che questa volta il calciatore conferma con chiarezza. L’idea è quella di spostarsi in America, probabilmente nella Major League Soccer o in qualche altra lega statunitense, per vivere gli ultimi anni da protagonista.
Balotelli si dice pronto a giocare per altri due o tre anni prima di ritirarsi. Anticipa che il distacco dall’attività atletica sarà traumatico per lui, ma allo stesso tempo non nutre rimpianti riguardo al mondo del calcio, definendolo “un ambiente finto”. La visione disincantata del calciatore sul suo lavoro arriva a sorprendere: non ha timore a spiegare che certi aspetti collegati al calcio non gli mancheranno una volta appesi gli scarpini al chiodo.
Questa scelta di vita indica la volontà di chiudere il cerchio da giocatore attivo, preferendo una zona geografica diversa e uno stile di competizioni meno pressanti rispetto a quelle europee. Il futuro sportivo sembra quindi orientarsi a un passo d’addio progressivo, in un contesto che potrebbe offrirgli una vita calcistica meno sottoposta alle tensioni del calcio italiano ed europeo.
Una scelta di vita consapevole e ponderata
La motivazione di balotelli si radica nel desiderio di un ambiente professionale più sereno e meno esasperato, che gli consenta di vivere con maggiore equilibrio gli ultimi anni della carriera.
Un giudizio netto sul calcio e il confronto con i migliori
Durante la conversazione a Belve emerge un bilancio molto schietto sul mondo del calcio e il ruolo di balotelli all’interno di questo contesto. Definisce il calcio “un mondo finto”, spiegando che moltissime dinamiche sono lontane dalla realtà genuina e spesso alimentate da interessi diversi. Qui si collega a una valutazione di se stesso rispetto alle grandi stelle come Messi e Cristiano Ronaldo.
Balotelli non nasconde una certa consapevolezza delle differenze tra lui e questi campioni. Ammette di non essere arrivato al livello di vittorie e riconoscimenti che hanno conseguito gli altri, spiegando che il segreto di Ronaldo sta nell’estremo impegno negli allenamenti. Lui invece riconosce di non aver avuto mai quella stessa disciplina quotidiana. Nel dialogo con la giornalista emerge un senso di accettazione delle proprie scelte, senza rimorsi troppo accentuati, accompagnato da un pizzico di ironia, soprattutto nell’accenno ai milioni guadagnati da Ronaldo.
L’intervista mette in luce anche il rapporto complicato che balotelli ha avuto con tecnici esigenti. Ricorda con una battuta le tensioni con José Mourinho, definendolo più duro di lui come carattere. Sono rivelati dettagli umani dietro ai fatti sportivi, come il ricordo di un fallo preso da Francesco Totti, episodio raccontato con schiettezza e un tocco di leggerezza che stempera la crudezza della situazione.
Un confronto senza filtri
Il confronto con i campioni più grandi e con i tecnici evidenzia una piena consapevolezza di sé da parte di balotelli, che non cerca alibi ma analizza con ironia e franchezza i propri limiti e le esperienze vissute.
I momenti difficili tra sport e razzismo
Il racconto di balotelli non si limita alle vittorie e ai momenti mediatici, ma include anche le esperienze più dure. La perdita dell’Italia ai mondiali del 2014 è un tema affrontato direttamente. Alla domanda se si sia sentito capro espiatorio, lui risponde con una frase chiara: il calcio si gioca in undici, e dietro le azioni ci sono tanti giocatori che spesso si nascondono dietro atteggiamenti diversi.
Negli anni di carriera, balotelli ha subito pesanti insulti razzisti. Durante l’intervista si ricorda un fatto specifico accaduto a Roma, a Ponte Milvio, dove due persone gli lanciarono banane. Il calciatore afferma che questi episodi non si ripeteranno, con una sicurezza che suggerisce come le persone coinvolte avranno riflettuto sulle conseguenze. Alla domanda se abbia reagito con violenza, risponde con un sorriso e un secco «no», forse a indicare una forte autocontrollo in quel frangente.
Gli episodi di razzismo restano una delle pagine più amare della sua storia, ma balotelli riesce a parlarne senza rancore e mantenendo un atteggiamento pacato, pur riconoscendo la gravità di quanto è stato subito. Il tema ritorna come un punto fermo nella sua autobiografia sportiva.
Un racconto pacato e consapevole
Nonostante la durezza delle esperienze vissute, balotelli mantiene un tono pacato e riflessivo quando affronta il tema del razzismo, dando peso alla necessità di superare tali barriere.
Aneddoti personali e momenti di leggerezza in diretta
Tra le confidenze emerse nell’intervista ci sono anche ricordi che mostrano un balotelli più umano, distante dall’immagine pubblica passata come esuberante e provocatore. Ammette, ad esempio, di avere paura degli spiriti e racconta di aver cambiato casa proprio per questo motivo. Racconta con semplicità un lato di sé poco conosciuto, che rende il personaggio più vicino e meno stereotipato.
Non manca nemmeno un ricordo della sua celebre esultanza nel 2012, con i muscoli tesi, che definisce senza giri di parole una «tamarrata». Questo tipo di confessioni donano spontaneità alla narrazione, mostrando un uomo che si prende meno sul serio e restituisce al pubblico un lato autentico e meno patinato.
La puntata di Belve assume così un tono variegato, capace di alternare momenti seri e riflessivi con battute e confessioni ironiche. La presenza di balotelli restituisce un racconto vivace, privo di filtri, che permette di conoscere meglio la persona dietro l’atleta. La trasmissione tende a catturare aspetti personali e sociali d’importanza, dando rilievo a questioni che spesso rimangono fuori dai riflettori sportivi.