La biennale architettura di venezia ha presentato una nuova iniziativa che si svolge all’interno della polveriera a forte marghera, sull’area della terraferma mestrina. Questo progetto si chiama margherissima e nasce dalla collaborazione tra Nigel Coates e l’Architectural Association di Londra. L’obiettivo è proporre una riflessione intensa sul territorio industriale e contaminato di Marghera, con un approccio che unisce passato e futuro della laguna. Alla presentazione erano presenti personaggi chiave come Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, e Carlo Ratti, curatore dell’evento.
La sede storica di forte marghera come cornice della biennale
Dal 2016, parte della biennale architettura si svolge a forte marghera, una fortezza storica situata nella terraferma veneziana. Questa location ha assunto un ruolo centrale come “costola” della manifestazione principale che si tiene nell’area storica di venezia. La polveriera a forte marghera è stata scelta per ospitare margherissima proprio per la sua vicinanza alle aree industriali di marghera, che rappresentano un capitolo importante nella storia economica e ambientale della città. Il forte stesso è simbolo di una trasformazione tra spazi militari abbandonati e nuove forme di cultura contemporanea. La collocazione permette inoltre di mantenere un collegamento diretto con venezia tramite il ponte della libertà, che separa la laguna dalla terraferma e attraversa proprio l’area oggetto di intervento.
Un dialogo tra passato e futuro
Il progetto esplora con attenzione questo rapporto tra territorio e architettura, con un linguaggio che vuole coniugare l’eredità veneziana a elementi moderni e industriali. Forte marghera diventa così non solo uno spazio espositivo ma anche una piattaforma di riflessione su un’area contaminata e oggi in cerca di nuove identità. La scelta di una location storica è funzionale a sottolineare il contrasto e insieme la possibilità che architettura e urbanistica possono offrire in ambiti complessi, dove contaminazione e storia si intrecciano.
Leggi anche:
La visione di margherissima e il ruolo di nigel coates con l’architectural association
Il progetto margherissima si concentra principalmente su un’area specifica di marghera chiamata i pili, un vasto terreno segnato da passate attività chimiche che ne hanno compromesso la salubrità. Nigel Coates, noto architetto britannico, ha lavorato insieme all’Architectural Association di Londra per mettere a punto una proposta che si discosta dalle soluzioni convenzionali. L’intento è quello di dare corpo a un’idea che strizza l’occhio alla tradizione veneziana, approfondendo il legame con il passato industriale di quella zona della laguna. Il risultato è un progetto che si presenta come un ibrido tra architettura storica e forme contemporanee.
Un progetto provocatorio e immaginativo
I partecipanti hanno guardato a questo appezzamento di terra non solo come un problema ambientale, ma come a uno spazio capace di accogliere nuove esperienze e linguaggi, partendo però dal contesto specifico. La sfida principale è proprio il dialogo tra questi elementi, in cui la memoria del lavoro industriale si mescola a un’immaginazione che apre possibili scenari per il futuro della laguna. Non a caso il progetto è stato definito provocatorio dalla direttrice dell’Architectural Association, Ingrid Schroder, che ha sottolineato come non si tratti di un modello da applicare direttamente su quel territorio, ma di un esempio di visione che porta a interrogarsi sugli spazi e sui significati dell’architettura.
Il dibattito politico sul progetto e la posizione del sindaco di venezia
Durante la presentazione, il sindaco di venezia, Luigi Brugnaro, ha preso posizione parlando con chiarezza riguardo al progetto margherissima. Ha dichiarato di non essere coinvolto direttamente nell’iniziativa, sottolineando la proprietà privata di una parte del terreno interessato, lo stesso che rientra nell’inchiesta per corruzione nota come “palude”. Queste parole hanno avuto un peso particolare visto il contesto delicato e il dibattito politico che circonda l’area dei pili.
Brugnaro ha evidenziato come la proprietà privata di spazi in città come venezia possa essere vista come una questione complicata, quasi stigmatizzata. Nel frattempo, l’inchiesta ha portato all’attenzione pubblica molti aspetti relativi alla gestione del territorio e all’eventuale corruzione intorno a interventi edilizi e trasformazioni urbanistiche. La posizione del sindaco ha quindi contribuito a mettere in luce le difficoltà di conciliare interessi pubblici e privati nella riqualificazione di aree complesse come marghera.
Riflessioni sulla trasparenza e legalità
Questo passaggio della presentazione è diventato un punto focale perché sfiora questioni che vanno oltre l’ambito dell’architettura, toccando temi di trasparenza, legalità e gestione delle risorse territoriali. La riflessione sul ruolo del progetto margherissima si arricchisce quindi aumentando la dimensione delle implicazioni che si intrecciano con le sue intenzioni artistiche e culturali.
Il commento degli organizzatori e la prospettiva culturale del progetto
Pietrangelo Buttafuoco, presidente della biennale architettura, ha definito margherissima un progetto “bello come un’utopia, ma reale”. Ha spiegato che l’idea stessa di terra non è mai una tabula rasa, ma un palinsesto su cui si stratificano significati e memorie. Lo spazio non si può svuotare completamente dal passato e la sfida dell’architettura consiste nel raccontare queste stratificazioni. Secondo Buttafuoco, chi ha partecipato alla realizzazione ha saputo affrontare questo tema con ingegno, offrendo un’interpretazione che riallaccia il territorio veneziano alle sue potenzialità future.
Margherissima come esercizio di immaginazione
Ingrid Schroder ha puntualizzato che margherissima non è un modello pulito o definitivo, ma un esercizio di immaginazione. Serve a porre domande sullo spazio, a risvegliare una relazione più profonda con il territorio. Il progetto apre così un dialogo sul sogno e sulla nostalgia che legano venezia e marghera, andando oltre la semplice ristampa della storia. Quest’opera vuole allora richiamare un modo di pensare l’architettura come parte di un racconto continuo, fatto di luci e ombre.
In questo senso, margherissima si colloca come un esempio di narrazione architettonica che affronta i territori di confine nei loro molteplici aspetti sociali, ambientali e storici. Diventa quindi non solo un progetto espositivo ma anche uno stimolo a riflettere sul futuro di aree metropolitane in crisi, dove architettura e paesaggio si intrecciano per ridefinire identità profonde.