La consigliera regionale uscente del Pd nelle marche, manuela bora, ha ufficializzato la richiesta di deroga per presentarsi nuovamente alle elezioni regionali del 2025. La domanda arriva pochi giorni prima della riunione provinciale dem di ancona, che deciderà se concedere il via libera alla sua ricandidatura. La controversia nasce attorno al regolamento regionale che impone limiti ai mandati, norma contestata dalla stessa bora per la sua rigidità e modalità di approvazione. La situazione mette in luce tensioni interne al partito e dubbi sulla legittimità di alcune regole.
La richiesta ufficiale di candidatura e la lettera inviata all’assemblea provinciale di ancona
Manuela bora, che ha già svolto due mandati in assemblea regionale dal 2015 al 2025, ha formalizzato la sua domanda di deroga attraverso una lettera indirizzata all’assemblea provinciale del Pd di ancona. Nella missiva, la consigliera allega anche una sintesi del lavoro svolto durante i suoi dieci anni di attività politica, come previsto dal codice etico del partito. Si tratta di un documento che espone e motiva il suo operato, destinato a essere distribuito a tutti i membri dell’assemblea.
La richiesta stessa si basa sull’articolo 1, comma 8, del regolamento regionale, norma che Bora chiede venga applicata a suo favore per superare il limite di mandati previsto. La lettera è arrivata proprio alla vigilia della riunione che vedrà l’assemblea provinciale votare per l’eventuale avallo della candidatura. Per approvare la deroga, sarà necessario raggiungere una maggioranza qualificata pari ai due terzi dei consensi. Questo passaggio assume un ruolo cruciale per decidere le sorti dell’esponente dem.
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Le critiche di bora al regolamento regionale e le ragioni della contestazione
Nel testo della richiesta, manuela bora non nasconde la sua contrarietà verso il regolamento regionale che limita la possibilità di ricandidarsi per consiglieri che hanno già svolto due mandati. Definisce quel regolamento «un vero e proprio regolamento capestro», creato per impedire la candidatura di soggetti ritenuti sgraditi a quelle che lei definisce «maggioranze precostituite». La consigliera sottolinea che l’intento di chi ha ideato la regola sembra più rivolto all’esclusione che alla valorizzazione del merito e della rappresentanza democratica.
Bora afferma di aver proposto la deroga «prescindendo da ogni valutazione tecnica e politica sul modo con cui il regolamento è stato approvato», per poi però manifestare chiaramente una critica verso quella stessa modalità di approvazione. In particolare, contesta sia la forma sia il merito della norma stessa, ritenendola inadatta alle esigenze di un partito aperto e democratico. Le dichiarazioni emergono come un forte segnale di disaccordo interno sullo sviluppo delle regole di selezione della classe dirigente dem.
Dubbi sulla legittimità del regolamento rispetto agli statuti nazionale e regionale del Pd
Manuela bora ha espresso «forti perplessità» sulla compatibilità del regolamento con gli statuti nazionale e regionale del Pd. Entrambi gli statuti, sottolinea, non prevedono limiti ai mandati per i consiglieri regionali. L’introduzione di tali vincoli tramite un regolamento appare quindi, secondo bora, in contrasto con le norme più ampie che regolano il partito.
Inoltre, la consigliera si sofferma sulle modalità di approvazione del regolamento stesso. La norma infatti è stata adottata dalla direzione regionale dem anziché dall’assemblea regionale, che sarebbe l’organo più appropriato per un provvedimento di tale rilievo istituzionale e politico. Questo dettaglio contribuisce a rafforzare il dubbio sulla validità del regolamento, creando una questione formale che potrebbe avere ripercussioni nel dibattito politico interno.
La critica mette in evidenza come l’applicazione del limite di mandato introdotto rischi di produrre un effetto limitativo sulla rappresentanza, proprio in un contesto dove gli statuti ufficiali non fissano paletti così restrittivi. È un punto di tensione che scuote la base Pd nelle marche e alimenta il confronto su trasparenza e democrazia interna.
La mobilitazione nel Pd di ancona e l’attesa per la decisione sull’assemblea provinciale
Con la consegna della richiesta di deroga di Manuela bora, si avvicina un momento decisivo per le dinamiche interne del Pd nelle marche, soprattutto nella provincia di ancona. La riunione provinciale dovrà esprimersi con un voto che richiede una maggioranza qualificata di due terzi, per ratificare o meno la candidatura della consigliera uscente.
Lo scenario è segnato dall’attesa e da una certa tensione tra le diverse fazioni del partito. La questione dei limiti ai mandati ha aperto una discussione che non riguarda solo la candidatura di bora, ma riguarda più in generale il modo in cui il Pd costruisce la propria classe dirigente e come gestisce regole e rappresentanza. Molti osservatori locali guardano agli esiti del voto come a un possibile segnale sulle dinamiche del partito e il peso delle diverse correnti.
La decisione che uscirà da quel confronto rappresenterà un importante banco di prova per il Pd marchigiano. Sia per il futuro della consigliera bora sia per gli equilibri interni. Sarà interessante seguire come si svilupperà la partita anche nelle prossime settimane, con eventuali risvolti nell’organizzazione regionale.