La notte scorsa un gruppo di attivisti animalisti ha tenuto una manifestazione davanti al recinto per orsi Casteller, a Trento. I manifestanti hanno esposto striscioni e acceso alcuni bengala per attirare l’attenzione sulla situazione degli orsi ospitati nella struttura. L’azione si è svolta davanti al luogo dove vivono Papillon, rinchiuso dal 2020, e Gaja, arrivata nel 2023. Dietro la protesta c’è la denuncia di una mancata soluzione per la liberazione degli orsi, in particolare per Gaja.
La situazione degli orsi papillon e gaja nel recinto di trento
Papillon è detenuto nel recinto dal 2020 dopo essere stato recuperato in condizioni critiche. Gaja, invece, è arrivata solo nel 2023 ma avrebbe dovuto lasciare la struttura per un rifugio in Germania da tempo. Tuttavia, quella promessa non si è mai concretizzata e Gaja rimane chiusa nel recinto, secondo i manifestanti. La vicenda ha acceso un dibattito più ampio sulla gestione degli orsi in Trentino, tema che divide opinioni e coinvolge più livelli istituzionali.
Gli animalisti puntano il dito contro l’attuale governatore della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, accusandolo di non aver mantenuto gli impegni presi in passato. La protesta vuole quindi riportare l’attenzione sulla questione, sottolineando come la gestione di questi animali meriti la massima attenzione pubblica e politica. La presenza di Papillon e Gaja in un luogo confinato suscita molte critiche, soprattutto da parte di chi sostiene che gli orsi dovrebbero vivere in ambienti naturali o, se impossibile, in rifugi adeguati.
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La protesta silenziosa davanti al recinto per orsi casteller
I manifestanti del movimento Centopercentoanimalisti hanno scelto di svolgere l’azione in modo silenzioso, per evitare di spaventare gli orsi presenti nel recinto. Il presidio si è concentrato sul rilievo dei ritardi e delle promesse non mantenute in merito al trasferimento di Gaja. Gli animalisti hanno esposto uno striscione con la scritta “Oggi l’azione… domani la liberazione! Orsi liberi!”, sottolineando la richiesta di mettere definitivamente fine alla detenzione degli animali in quella struttura.
L’uso dei bengala, limitato e mirato, ha voluto rappresentare un richiamo visivo, senza creare disturbo eccessivo. L’atmosfera creata dal gruppo ha puntato a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni senza trasformarsi in una protesta rumorosa o devastante per gli animali. La scelta di operare durante le ore notturne ha amplificato l’impatto della manifestazione, segnalando un’urgenza non più rinviabile. Il posto è particolarmente noto in Trentino per ospitare alcuni degli orsi più discussi della regione.
Critiche verso la gestione pubblica e richieste politiche nazionali
Il gruppo Centopercentoanimalisti ha sottolineato che il problema della sorte degli orsi del Trentino non riguarda solo la regione ma dovrebbe essere una questione allargata a livello nazionale. In particolare, si chiede una presa di posizione da parte dei politici italiani per intervenire in modo più incisivo. La gestione attuale, per i manifestanti, si mostra “vergognosa” e non degna di un paese che punta a rispettare norme e diritti degli animali.
Le critiche si concentrano sul ritardo nei trasferimenti e sulla permanenza degli orsi in condizioni che gli attivisti giudicano inadatte. Il richiamo coinvolge direttamente la politica, puntando alla possibilità di una revisione del trattamento riservato a specie protette come gli orsi. Questo tema torna spesso alla ribalta in Trentino, dove il rapporto tra l’uomo e questi animali da sempre genera confronto. A quel punto, secondo il gruppo, solo un intervento chiaro e deciso può cambiare il destino degli orsi detenuti.
L’importanza della tutela degli orsi e la reazione dell’opinione pubblica
La vicenda ha messo in luce il delicato equilibrio tra sicurezza pubblica e tutela della fauna selvatica. Gli orsi in Trentino rappresentano un elemento caratteristico del territorio, ma la loro presenza genera anche rischi e problemi di convivenza. La protesta dei Centopercentoanimalisti richiama al rispetto di regole che garantiscano a questi animali di vivere in condizioni dignitose o, dove possibile, di tornare a spazi naturali.
Il dibattito coinvolge associazioni, cittadini e autorità che si confrontano su soluzioni pratiche per la gestione. Si crea così un confronto che non si limita alla singola struttura ma che si estende al rapporto tra uomo e ambiente. L’attenzione pubblica ha già portato in passato a iniziative specifiche e segnali di cambiamenti, ma la permanenza degli orsi nel recinto conferma quanto la questione resti aperta. Di fatto, il dibattito continua a spostare l’attenzione regionale verso un tema che tocca emozioni e responsabilità collettive.