La città di Sciacca, in provincia di Agrigento, ha ospitato una manifestazione silenziosa di solidarietà per le vittime della guerra nella Striscia di Gaza. L’evento, dedicato a ricordare le 50mila persone morte nel conflitto, ha però subito un’interruzione inattesa e grave: una donna ha provocato un episodio di apologia di fascismo che ha scosso i partecipanti e attirato l’attenzione delle autorità locali.
La manifestazione di solidarietà e i sudari bianchi per le vittime
La protesta si è svolta in piazza Angelo Scandaliato, luogo simbolico scelto per esprimere il dolore e la richiesta di pace verso Gaza. I partecipanti hanno organizzato un’installazione composta da teli bianchi che rappresentavano i sudari delle vittime, un gesto pacifico e carico di significato. Durante tutta la manifestazione l’atmosfera è stata caratterizzata da un silenzio rispettoso, senza slogan urlati o gesti provocatori, proprio per mantenere vivo il ricordo delle persone uccise e per evitare divisioni tra i presenti.
L’evento faceva parte della campagna nazionale chiamata “L’ultimo giorno di Gaza. 50.000 sudari”, promossa da diverse associazioni, artisti e attivisti impegnati a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza. La scelta di non usare urla e slogan era strettamente collegata all’obiettivo di mantenere un clima di riflessione e commozione, lontano da tensioni o manifestazioni di odio. La comunità locale ha risposto con partecipazione e rispetto, aderendo alla richiesta di pace e al richiamo alla cessazione delle ostilità.
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L’episodio che ha interrotto la manifestazione
Durante la manifestazione, la calma è stata interrotta da un episodio che ha destato sconcerto tra i presenti. Una donna, residente a Sciacca e di circa trent’anni, ha iniziato a gridare frasi inneggianti al fascismo. In più ha compiuto un gesto inequivocabile, il saluto romano con braccio teso, simbolo ricollegabile all’ideologia fascista. Questo comportamento ha turbato profondamente la piazza, provocando un silenzio ancor più palpabile e un momento di imbarazzo per chi partecipava con spirito pacifico.
L’azione ha violato il clima di rispetto che gli organizzatori e i partecipanti avevano costruito lentamente e con fatica durante le ore precedenti. Nel contesto giuridico italiano, “l’apologia di fascismo rappresenta un reato previsto dalla legge Scelba”, e il gesto della donna ha richiesto un intervento da parte delle autorità locali. Poco dopo l’episodio, la trentenne è stata identificata dalle forze dell’ordine presenti e denunciata alla procura della Repubblica di Agrigento.
Il quadro legale e la reazione delle autorità
Il reato di apologia di fascismo, stabilito dalla legge italiana, vieta espressamente la diffusione e la manifestazione di idee e simboli riconducibili al regime fascista. Questo divieto include azioni come il saluto romano, considerato un segno riconosciuto del passato regime. La denuncia contro la donna scaturisce da questo quadro normativo che mira a prevenire la diffusione di messaggi nostalgici o di incitamento all’odio.
In provincia di Agrigento, le autorità hanno agito rapidamente per segnalare l’episodio alle competenti sedi giudiziarie, confermando l’attenzione verso questi comportamenti all’interno di manifestazioni pubbliche. L’identificazione e la denuncia rappresentano un messaggio chiaro rispetto alla tolleranza zero per segnali di fascismo nel territorio. Il caso sarà ora esaminato dalla procura con tutte le procedure previste, mentre la vicenda ha prodotto una discussione locale su come gestire eventi pubblici dedicati a temi delicati quali la pace e la memoria delle vittime.
Manifestazione e tensioni: un equilibrio delicato
La protesta di Sciacca, nata per ricordare un dramma lontano e richiedere il cessate il fuoco, ha dunque preso una piega inattesa. Un gesto fuori luogo ha acceso i riflettori su tensioni che restano vive anche in situazioni di solidarietà. La presenza delle autorità ha mostrato l’impegno a mantenere un equilibrio tra libertà di espressione e rispetto delle leggi vigenti in materia di simboli e messaggi che possono alimentare divisioni o violenze.