A Genova, davanti alla sede del consiglio regionale ligure, si è svolta una protesta in favore della Palestina organizzata da Assopace Palestina e l’associazione Liguria-Palestina. L’evento ha coinvolto anche gruppi consiliari di minoranza che hanno aderito alla mobilitazione. La manifestazione ha voluto portare all’attenzione pubblica la situazione nelle zone colpite dei territori palestinesi, sollecitando interventi concreti da parte delle istituzioni locali e nazionali.
Il ruolo di Liguria-Palestina e il messaggio degli attivisti
Anche Karim Hamarneh, presidente dell’associazione Liguria-Palestina, ha preso la parola durante la manifestazione. Ha raccontato la frustrazione di attivisti palestinesi sparsi nel mondo che osservano una mancanza di risposte concrete dai governi da oltre 21 mesi. “Ogni giorno muoiono cento persone – ha spiegato – è un conto che non si può ignorare. Noi lavoriamo dal basso, cercando di coinvolgere la società civile per dare voce al popolo palestinese”.
Hamarneh ha sottolineato la necessità di fare pressione sulle istituzioni per azioni tangibili, inclusa la sospensione dei rapporti con Israele e gli Stati Uniti, che considera responsabili dell’arroganza di potere che perpetua il conflitto. Ha spiegato che questo impegno nasce dal desiderio di tutti i popoli oppressi di vivere in pace e senza continue minacce di morte o deportazione.
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Le richieste degli organizzatori e la critica alle istituzioni
Maria Di Pietro, portavoce di Assopace Palestina in Liguria, ha espresso con forza la posizione degli organizzatori: “Non si può più restare in silenzio – ha detto – perché nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania si stanno chiudendo villaggi, si stanno massacrando e arrestando persone, anche giovani. La comunità internazionale deve intervenire”.
Ha puntato il dito contro il governo e contro le istituzioni locali per la bocciatura di una mozione presentata in Regione Liguria, che chiedeva la sospensione dell’accordo di associazione tra Unione Europea e Israele, previsto dall’articolo 2 dell’accordo stesso in caso di violazione del diritto internazionale. Una richiesta già avanzata e approvata in altre Regioni italiane come Emilia-Romagna, Puglia, Toscana e Sardegna.
Di Pietro ha inoltre ribadito come nelle mozioni presentate si chiedessero sanzioni contro Netanyahu e altri vertici politici israeliani, oltre a una ferma presa di posizione contro quelle che ha definito “azioni di genocidio”. Si è rivolta direttamente al presidente della Regione Liguria Marco Bucci, richiedendo un intervento chiaro sulla questione e una rottura degli accordi con lo Stato di Israele.
La manifestazione e il flash mob in piazza De ferrari
La mattina del 25 aprile 2025, numerosi manifestanti si sono radunati davanti al consiglio regionale ligure con bandiere palestinesi ben visibili. Il momento più suggestivo è stato il flash mob: diversi partecipanti si sono distesi a terra coperti da teli bianchi mentre da un impianto audio si udivano registrazioni di bombardamenti. L’effetto era struggente e ha richiamato l’attenzione dei passanti e dei media locali.
Un cartello esposto mostrava un’immagine potente: una stretta di mano tra il sindaco di Genova Marco Bucci e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con la scritta “Yes, you’re complicit” – letteralmente “sì, sei complice” – dove le lettere E e U erano rappresentate in rosso sangue. Questo gesto voleva sottolineare come l’Europa, e l’Italia in particolare, non stiano assumendo una posizione ferma di condanna verso la situazione in Palestina.
La situazione umanitaria in palestina e la mobilitazione internazionale
Il flash mob e la manifestazione a Genova riflettono un disagio che non riguarda solo la Liguria ma una vasta parte dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. Le immagini di villaggi distrutti, le notizie di arresti e uccisioni di civili, soprattutto giovani, continuano a riempire le cronache di questi mesi.
Tra le richieste che emergono dalle iniziative di solidarietà ci sono l’attenzione verso le violazioni dei diritti umani e il rispetto dei trattati internazionali. Il coinvolgimento diretto delle istituzioni regionali è visto come un passo indispensabile per creare pressione politica più forte a livello europeo, onde evitare che rimangano solo parole sui conflitti in medio oriente.
Il richiamo al presidente regionale Marco Bucci e alle altre autorità locali vuole far capire che una condanna aperta e misure concrete possono incidere anche sulla diplomazia più ampia e sulle azioni che i governi decideranno di intraprendere nei prossimi mesi. L’indifferenza dei poteri pubblici è percepita come un lasciapassare per i crimini che continuano a colpire la popolazione palestinese.