Negli ultimi due anni un numero consistente di imprese manifatturiere italiane ha adottato misure per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività. L’indagine condotta dall’Istat su aziende con almeno 10 addetti mostra come le azioni green coinvolgano la maggior parte dei lavoratori e producano un alto valore aggiunto. La sostenibilità ambientale, in particolare legata a monitoraggi, riciclo e investimenti energetici, è diventata un aspetto centrale soprattutto in alcuni comparti e aree geografiche.
Diffusione delle azioni per la sostenibilità nelle imprese manifatturiere
Tra il 2021 e il 2022, 39mila imprese manifatturiere con almeno 10 dipendenti hanno dichiarato di aver realizzato almeno una iniziativa per migliorare la sostenibilità ambientale. Questo numero rappresenta il 59% del totale di imprese in questa categoria. A sorprendere è soprattutto la massa di occupati e la quota di valore economico legate a queste aziende: parliamo infatti di circa 2 milioni di addetti, che corrispondono al 75,4% dell’intera forza lavoro nel settore manifatturiero italiano, e di 217 miliardi di euro di valore aggiunto, quasi l’82% di quello complessivo. L’insieme di questi dati mette in evidenza come la sostenibilità non sia solo un tema di immagine, ma un elemento che riguarda le realtà più significative del sistema industriale.
Le imprese coinvolte, in termini di produzione e occupazione, definiscono un modello di manifattura sensibile al tema ambientale, che non riguarda solo le grandi aziende ma anche molte realtà di dimensioni medie. La diffusione di misure green appare quindi ben radicata nel tessuto industriale, segnalando un cambiamento che ormai si è imposto anche dove fino a poco tempo fa potevano esserci resistenze.
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Monitoraggio ambientale e uso di materiali riciclati tra le pratiche più adottate
Il monitoraggio dell’inquinamento ambientale risulta l’azione più diffusa tra le imprese: oltre un terzo, il 36,8%, ha attivato controlli su emissioni e agenti inquinanti. Pochi però si concentrano sul rilevamento specifico della CO2, che riguarda il 9,9% delle aziende con più di 10 addetti. Questo dato indica una certa frammentazione nelle strategie adottate e una possibile area di miglioramento verso la trasparenza delle emissioni di gas serra.
Legato a queste attività di controllo vi è anche il ricorso a materiali riciclati. Il 20,7% delle imprese ha segnalato un impiego significativo di materiali provenienti da riciclo nelle proprie produzioni. L’attenzione al riuso di materie prime seconde emerge come un primo passo concreto verso un modello di produzione più ciclico. Senza questo focus, la riduzione dell’impatto ambientale sarebbe incompleta.
Tra gli interventi per ridurre l’inquinamento e utilizzare materiali sostenibili si rafforza l’idea di un ciclo produttivo meno dipendente dalle risorse vergini. In questo senso, le imprese italiane mostrano di voler adattare i propri metodi, oltre che per ragioni economiche, anche per motivi ambientali che influenzano la catena del valore nel lungo periodo.
Investimenti per gestire energia e trasporti in modo più sostenibile
Sono circa 27mila le imprese manifatturiere che hanno sostenuto investimenti volti a gestire meglio energia e trasporti, pari al 42% del totale delle aziende analizzate. Tra le scelte più diffuse figurano l’installazione di macchinari e impianti ad alta efficienza energetica, adottati dal 61,9% di queste aziende, e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, scelta da circa il 42%. Questi investimenti riguardano soprattutto le imprese più grandi, con almeno 250 addetti, che dispongono di risorse maggiori per aggiornare le proprie tecnologie.
Un dato interessante arriva dal Mezzogiorno, che supera diverse altre regioni nell’utilizzo e negli investimenti legati alle fonti energetiche rinnovabili. Questa dinamica indica un cambio di passo che punta a valorizzare il territorio e a migliorare i criteri ambientali, in una zona spesso associata a difficoltà industriali e sociali.
Settori più impegnati nella tutela ambientale
Settori come farmaceutica, chimica e articoli in gomma e plastica registrano i valori più alti di aziende impegnate nella tutela ambientale: rispettivamente 72,6%, 76,0% e 73,8% hanno realizzato almeno una azione concreta in questo senso. Questi stessi settori mostrano anche una buona quota di imprese che hanno investito nella gestione efficiente di energia e trasporti: 61,5% pharma, 53,8% chimica e 52,5% gomma e plastica. Questi numeri fotografano comparti che hanno colto l’importanza della sostenibilità, anche per mantenere competitività.
Legame tra sostenibilità e produttività nelle imprese italiane
L’analisi Istat evidenzia una relazione positiva tra la sostenibilità ambientale e la produttività delle imprese manifatturiere. Il dato però riguarda soprattutto quelle aziende che hanno intrapreso azioni più strutturate per migliorare il proprio impatto ambientale, cioè imprese con livelli medi e alti di impegno green. Questa correlazione emerge soprattutto in relazione all’adozione di fonti rinnovabili e all’efficientamento energetico, che sembrano tradursi in una maggiore capacità produttiva.
Il legame tra tutela ambientale e rendimento economico dimostra che le scelte sostenibili possono integrarsi con strategie di crescita industriale. Tuttavia, la condizione fondamentale resta un impegno serio e consistente verso l’ambiente. Imprese che adottano solo azioni parziali non fanno emergere grandi vantaggi in termini di produttività.
Lo scenario che si delinea indica una manifattura pronta a convogliare investimenti e innovazioni su temi ambientali, pur nelle differenze tra settori e dimensione aziendali. L’espansione delle energie rinnovabili e la riduzione degli sprechi rimangono passaggi centrali per restare competitivi e rispondere alle sfide ambientali del presente.