Il governo maltese ha deciso di eliminare definitivamente il sistema dei “golden passport”, in vigore da oltre dieci anni. Il programma, nato nel 2014 sotto la guida di Joseph Muscat, prevedeva la concessione della cittadinanza maltese in cambio di investimenti economici significativi. La decisione arriva dopo la sentenza della Corte europea di Giustizia che ha dichiarato il programma incompatibile con il diritto comunitario, aprendo una nuova fase nella politica migratoria e di cittadinanza di Malta.
L’origine e la natura del programma dei passaporti d’oro a Malta
Il programma dei passaporti d’oro è stato introdotto nel 2014 dal governo laburista di Joseph Muscat, in un contesto politico ed economico in cui Malta cercava di attrarre capitali esteri. L’iniziativa permetteva a chiunque, pagando almeno un milione di euro fra contributi in contanti e investimenti immobiliari, di ottenere la cittadinanza maltese. Questo passaporto offre viaggi senza visto in oltre 100 paesi, incluso l’accesso allo spazio Schengen e agli Stati Uniti.
Migliaia di beneficiari da tutto il mondo
Nel corso degli anni, migliaia di persone da tutto il mondo – tra cui russi, azeri, libici, arabi e cinesi – hanno ottenuto la cittadinanza seguendo questa procedura, affidandosi a intermediari specializzati nella gestione di pratiche e documentazioni. Il programma ha portato notevoli introiti alle casse dello stato maltese.
Leggi anche:
Le critiche alla pratica si sono accumulate nel tempo, con accuse di abuso, scarsa trasparenza e rischi per la sicurezza. Lo scandalo che ha colpito il precedente governo Muscat, travolto dalle proteste seguite alle rivelazioni sull’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia, ha aumentato la pressione politica sul tema.
La sentenza della corte europea di giustizia e la svolta per Malta
Ad aprile 2025 la Corte europea di Giustizia ha emesso una sentenza definitiva contro il programma maltese, definendolo “in violazione del diritto dell’Unione Europea”. La corte ha chiarito che la cittadinanza non può essere acquisita tramite un’operazione commerciale e che l’Unione non può permettere che l’accesso ai suoi benefici venga scambiato con pagamenti diretti o investimenti.
Questa sentenza ha fatto cadere il punto fondamentale del programma maltese e ha imposto un cambiamento netto nella prospettiva con cui il governo di Robert Abela – successore di Muscat dal 2020 – ha dovuto gestire la questione. Prima del giudizio europeo, il governo aveva comunque tentato di difendere il programma.
L’annuncio del ministro degli Interni Byron Camilleri
Nei giorni successivi, il ministro degli Interni Byron Camilleri ha annunciato l’abbandono totale del sistema transazionale. Il nuovo disegno di legge sulla cittadinanza rimuove il meccanismo basato su pagamenti e agenti esterni, aprendo la strada a un sistema focalizzato su criteri più selettivi e legati a contributi diretti alla collettività.
Il nuovo programma di cittadinanza basato su contributi eccezionali
Il restyling previsto dalla proposta di modifica alla legge sulla cittadinanza introduce un percorso aperto a chi abbia fornito “servizi contributi eccezionali” al paese. Ciò comprende attori come filantropi e tecnologi, categorie alle quali sarà possibile riconoscere la cittadinanza in base a contributi misurabili.
Tra i criteri indicati c’è, ad esempio, la creazione di posti di lavoro o l’apporto di servizi essenziali assenti al momento a Malta. Il ministro potrà valutare casi speciali, come quello di un chirurgo straniero che porti competenze mediche non presenti sul territorio isolano.
Criteri selettivi e discrezionalità del ministero
Il nuovo sistema punta a rafforzare la valutazione dei meriti individuali, lasciando alla discrezione delle autorità la decisione finale. In questo modo Malta vuole mantenere la sua autonomia nel conferire la cittadinanza, come sottolineato da Camilleri.
L’abbandono degli intermediari e dei passaggi economici diretti rappresenta una svolta totale rispetto al passato, orientata a una maggiore trasparenza nelle procedure e al rispetto della normativa europea.
Le reazioni politiche e il futuro della cittadinanza maltese
L’opposizione, rappresentata dal Partito Nazionalista, ha accolto positivamente la decisione di mettere fine al sistema dei passaporti a pagamento. I membri del partito hanno evidenziato che la cittadinanza non avrebbe mai dovuto essere oggetto di mercato e hanno definito la sentenza della Corte europea come “un momento necessario per ripristinare la dignità delle istituzioni maltesi”.
Dal canto suo, il governo laburista ha mostrato di voler rispettare l’indicazione europea e di voler evitare ulteriori scandali, cercando un equilibrio tra la sovranità nazionale sul tema e gli obblighi imposti dall’UE.
Malta si trova così a ridefinire il proprio approccio verso la cittadinanza, spostandosi da uno schema economico a uno incentrato su un riconoscimento più qualitativo. Resta però da vedere come il nuovo programma si tradurrà nella pratica e quanto cambierà la percezione internazionale del paese dopo anni di polemiche e controversie legate ai “golden passport”.