Le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare una minaccia significativa per la salute delle donne, con un tasso di mortalità sorprendentemente elevato. Recenti dichiarazioni di esperti della salute hanno messo in luce come il 46% delle morti tra le donne sia attribuibile a cause cardiovascolari, rispetto al 38% degli uomini. Questi dati sono emersi durante l’evento “Le donne verso un cuore consapevole”, organizzato a Milano da Daiichi Sankyo Italia per evidenziare i fattori di rischio specifici e le strategie di prevenzione.
Il ritardo nella diagnosi e il riconoscimento dei sintomi
La direttrice del Centro di medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità, Elena Ortona, ha sottolineato che l’elevato tasso di mortalità per malattie cardiovascolari tra le donne è spesso il risultato di una sottovalutazione dei sintomi da parte sia delle pazienti che dei medici. È noto, ad esempio, che l’infarto del miocardio si presenta in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini. Mentre quest’ultimi possono avvertire un dolore al braccio sinistro, le donne spesso manifestano sintomi più vaghi come nausea, dolore addominale e stanchezza intensa. Questo può portare a un ricovero nel reparto di Gastroenterologia, causando ritardi nella diagnosi e nel trattamento. Di conseguenza, si traduce in un aumento della mortalità.
Ortona ha evidenziato la necessità di formare il personale sanitario su queste differenze cliniche e sull’importanza della comunicazione al pubblico riguardo ai sintomi peculiari di genere. Ogni paziente deve essere consapevole dei propri bisogni di salute, che possono variare in base al sesso, per affrontare in modo più efficace le malattie cardiovascolari.
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La questione dei farmaci e della ricerca
Un altro aspetto critico sollevato durante l’incontro riguarda l’approccio alla farmacologia e alla ricerca nel campo delle malattie cardiovascolari. Si è osservato che i farmaci vengono prevalentemente testati su campioni maschili; anche quando le donne partecipano a trial clinici, i dati raccolti non vengono analizzati in modo disaggregato per sesso. Questa mancanza di attenzione porta a trascurare differenze significative riguardo tollerabilità ed efficacia del farmaco tra i due sessi.
Questo scenario evidenzia l’importanza di un’analisi approfondita e comprensiva delle variabili di genere nella medicina. Assicurare che i trattamenti siano appropriati per entrambi i sessi è fondamentale per raggiungere una cura equa. Oltre a prevenire possibili effetti collaterali, una ricerca equilibrata potrebbe evitare il ritiro di farmaci dal mercato a causa di reazioni avverse indesiderate nelle donne.
Verso l’equità di genere nella salute
L’Italia è all’avanguardia con una legge, la 3-2018, che per la prima volta in Europa riconosce l’importanza del genere nei percorsi clinici, nella ricerca e nella formazione del personale medico. L’articolo 3 di questa legge sottolinea la necessità di considerare il genere come un determinate della salute. Nonostante i progressi normativi, però, resta molto da fare.
Ora sono necessari investimenti significativi per garantire sperimentazioni bilanciate e significative sia per uomini che per donne. Inizialmente, questo potrebbe apparire un costo elevato, ma i benefici a lungo termine, come la riduzione di effetti avversi e l’ottimizzazione della terapia, dimostrano che la strada da seguire è chiara. La salute delle donne non può essere marginalizzata e ogni passo verso una maggiore attenzione ai fattori di genere rappresenta un’opportunità per migliorare gli esiti di salute nel complesso.