Il procuratore nazionale antimafia Melillo mette in luce i nuovi metodi utilizzati dai clan per muovere e riciclare denaro illecito. Nel 2025, le mafie non si limitano più ai tradizionali sistemi di riciclaggio, ma sfruttano strumenti finanziari poco tracciabili e reti globali di trasferimento del denaro. Allo stesso tempo, aumentano i rischi nel campo dell’antiterrorismo a causa dei conflitti internazionali, con effetti evidenti anche sul territorio italiano.
I nuovi canali dell’underground banking per il denaro sporco
Secondo Melillo, i flussi di denaro delle organizzazioni criminali transitano sempre più frequentemente attraverso circuiti definiti “underground banking“. Si tratta di reti che operano al di fuori del controllo delle autorità finanziarie, dove cambisti clandestini e passaggi tramite soprannomi digitali e token crittografici consentono spostamenti di denaro rapidi e non tracciabili. Questo sistema interessa diverse aree geografiche, dal Sud America all’Asia fino all’Africa, creando una vera e propria dorsale internazionale.
Il denaro riciclato, dopo aver attraversato questi canali sommersi, viene spesso indirizzato verso paradisi fiscali dove rimane nascosto alla vista degli organismi di controllo. In seguito, una parte consistente finisce in fondi d’investimento di recente sviluppo, gestiti da narcotrafficanti o soggetti legati alle mafie. Questi fondi, pur apparendo come veicoli finanziari legittimi, rappresentano una riserva in cui i clan custodiscono e moltiplicano i capitali ottenuti illegalmente.
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Con un quadro criminale così complesso, Melillo osserva che gli strumenti legali attuali risultano insufficienti. I sistemi di contrasto tradizionali, infatti, non sembrano adeguati alle nuove forme di criminalità economica. Le modifiche apportate recentemente al codice di procedura penale rischiano di rallentare ulteriormente le indagini, lasciando spazio ai clan per organizzare manovre ancora più sofisticate. “Non si tratta solo di nuove fattispecie di reato, ma anche della necessità di un adeguamento degli strumenti giudiziari alla realtà variabile e globale delle mafie.”
Le sfide sul fronte dell’antiterrorismo in un contesto internazionale instabile
In una fase segnata da conflitti sparsi in diverse aree del mondo, Melillo individua rischi crescenti nell’ambito dell’antiterrorismo anche per l’Italia. Il conflitto in Medioriente, sottolinea, alimenta un clima favorevole all’antisemitismo e accresce la possibilità di atti violenti che spesso si presentano come singole azioni, ma nascondono legami più ampi con reti radicali.
La guerra ha prodotto infatti un aumento delle ideologie estreme, osservabile in particolare sia nelle fasce jihadiste sia in quelle neonaziste. Internet si conferma un luogo dove si trovano molte tracce di radicalizzazione e reclutamento, facendo dell’ambiente digitale un terreno fertile per la diffusione di messaggi estremisti e per la pianificazione di attentati.
Nonostante il quadro preoccupante, l’Italia dispone di un sistema di prevenzione che gode di un certo riconoscimento internazionale per i risultati raggiunti negli ultimi anni. Le forze di polizia e i servizi di intelligence hanno intercettato e bloccato molte minacce, sia sul territorio che online. Ma la situazione resta complessa, e ogni nuova crisi internazionale rischia di tradursi rapidamente in un aumento di episodi potenzialmente pericolosi anche lontano dal campo di battaglia principale.