L’Appennino reggiano piange la scomparsa di renzo braglia, conosciuto come ‘basin’, l’ultimo partigiano della zona. Nato nel 1927, aveva compiuto 98 anni lo scorso giugno. La sua storia rimane legata alla Resistenza e ai valori civili che ha portato avanti per tutta la vita. Nel 2025, la sua figura continua a rappresentare un pezzo di memoria storica della montagna reggiana.
La scelta di renzo braglia: dalla caduta del fascismo alla resistenza in montagna
Dopo l’8 settembre 1943, quando il regime fascista cadde, renzo braglia, giovane di soli 19 anni, decise di non arruolarsi nella Repubblica di Salò. Scelse invece di rifugiarsi sulle montagne del reggiano e aderire alle formazioni partigiane, assumendo il nome di battaglia ‘basin’. Quel periodo segnò un passo fondamentale per la sua vita e per la storia locale. Partecipò attivamente alle azioni di resistenza contro l’occupazione fascista, una scelta rischiosa che testimonia l’impegno civile di molti giovani dell’epoca.
Nel corso degli anni gli furono assegnate medaglie e riconoscimenti a testimonianza dell’importanza del suo contributo. La sua esperienza testimonia le difficoltà di quei giorni e l’intenso legame tra giovani partigiani e territorio montano dell’Appennino. Quell’impegno segnò anche la sua traiettoria personale e sociale, restando vivo anche negli anni successivi.
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Un patriota fino all’ultimo giorno, tra impegno sociale e vita quotidiana
renzo braglia mantenne uno spirito di patriota e uno sguardo rivolto ai più deboli per tutta la vita. Dopo la guerra, si dedicò al lavoro come agricoltore e visse immerso nella comunità locale. Partecipò alla nascita della cooperativa nel parco tegge di felina, un luogo dove continuava a ritrovarsi con amici e famiglia, spesso portato da sua moglie a eventi sociali come feste e balli.
Non rinunciò mai a seguire le notizie e a confrontarsi con i fatti contemporanei. Tre anni fa, in un’intervista in cui parlava della guerra in ucraina, ricordò le analogie con la lotta partigiana: “mi ricorda la nostra resistenza, se fossi giovane oggi non starei qui ma in ucraina”. La sua giovinezza trascorse tra i campi di tegge di felina, dove la famiglia coltivava canapa, una tradizione agricola legata a tessuti e lavoro manuale.
Braglia era primogenito di sei figli in una famiglia di mezzadri. Tanti ricordi legati alla vita contadina e a un legame stretto con la montagna hanno accompagnato la sua esistenza, riflettendo la storia di molte famiglie appenniniche.
Ricordi di ‘basin’: storie di prigionia, staffetta e solidarietà nel cuore della resistenza
‘basin’ aveva una memoria viva, amava raccontare dettagli e aneddoti della sua esperienza partigiana. Uno di questi, raccolto dal resto del carlino, parla di una notte prima di una festa a felina, quando lui e venticinque amici erano pronti a prendere le armi. Un camion di fascisti li catturò mentre si dirigevano al ballo. Furono portati a reggio nelle prigioni dei servi ma riuscirono a liberarsi presto.
Da quel momento, renzo si rifugiò a civago nel comando partigiano, poi si diresse verso il paese di don domenico orlandini, partigiano noto come don carlo. La madre del sacerdote lo aiutò, portandogli una tazza di latte, visto che per tre giorni aveva mangiato solo mirtilli. Successivamente raggiunse il comando a sologno, dove prese il ruolo di staffetta.
Questa esperienza mette in luce alcune delle difficoltà quotidiane della resistenza, il rapporto tra popolazione civile e partigiani, e il coraggio che animava uomini molto giovani come lui.
L’addio a basin: funerali e ricordi nel paese di castelnovo monti
I funerali di renzo braglia si sono svolti a castelnovo monti, suo paese natale, dove la comunità locale ha dato l’ultimo saluto a ‘basin’. La notizia della sua morte ha suscitato commozione nell’Appennino reggiano. Anche figure pubbliche come elly schlein, segretaria nazionale del pd, hanno ricordato la sua memoria, definendolo un esempio di impegno civile.
La scomparsa di renzo braglia segna la fine di un capitolo storico importante per il territorio. Le sue testimonianze aiutano a mantenere viva la memoria della resistenza e delle scelte difficili fatte da tante persone nei momenti più duri della guerra. Il paese di castelnovo monti custodisce ancora oggi un legame stretto con questi eventi e con chi li ha vissuti da protagonista.