L’Unione italiana Food ha tracciato un quadro aggiornato sull’andamento del comparto alimentare nel corso della settima assemblea annuale tenutasi a Pollenzo, sede dell’Università di Scienze gastronomiche. Nel 2024 l’industria alimentare italiana ha superato il traguardo di 58 miliardi di euro di fatturato complessivo, con l’export che ha raggiunto quota 23 miliardi, pari al 40%. Il bilancio però deve fare i conti con alcune incognite, tra cui i dazi applicati dagli Stati Uniti, potenziale freno al primo mercato extra-europeo. L’associazione rappresenta circa 500 aziende che producono 24 categorie merceologiche diverse e portano nel mondo 900 marchi riconosciuti. Tra i mercati chiave rimangono Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e Polonia, mentre Asia e Medio Oriente si profilano come nuovi scenari per i prodotti salutistici e plant-based.
I numeri dell’export alimentare italiano e principali mercati di sbocco
Nel 2024 l’export dei prodotti rappresentati dall’Unione italiana Food ha raggiunto quasi 23 miliardi di euro, segnando un aumento di oltre l’11% rispetto all’anno precedente. Questa crescita include principalmente alimenti tradizionali come pasta, caffè, dolci stagionali e prodotti al cioccolato. La pasta resta la punta di diamante con oltre 4 milioni di tonnellate prodotte e un export che costituisce il 58% della produzione totale, confermando l’Italia come leader mondiale del settore. I mercati europei e oltreoceano hanno mantenuto la loro attrattiva, con Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Polonia nelle posizioni di maggior rilievo. Non meno importante è l’attenzione verso gli Stati Uniti, anche se qui il settore si trova a confrontarsi con il tema dei dazi doganali, che potrebbero limitare l’ulteriore crescita delle esportazioni. Paesi asiatici, Medio Oriente e mercati del Nord Europa mostrano interesse crescente verso prodotti a base vegetale e referenze salutistiche, aprendo nuove opportunità.
Composizione del fatturato e dinamiche interne al settore
L’Unione italiana Food rappresenta un’ampia gamma di prodotti suddivisi in tre grandi categorie: prodotti tradizionali, tradizionali evoluti e innovativi. Quelli tradizionali – come pasta, lievitati tipici delle feste, cioccolato e caffè – coprono circa il 50% dell’intero fatturato. Il segmento definito tradizionale evoluto include prodotti come caffè in cialde, surgelati, sughi pronti e alcuni nuovi dolciari, arrivando a occupare il 30% a valore delle vendite. Il restante 20% è costituito dagli alimenti innovativi, quindi prodotti con alti livelli di servizio come cibi light, integratori specifici e alimenti per esigenze dietetiche particolari . Questa diversificazione riflette la volontà delle aziende di rispondere alle preferenze di un consumatore sempre più attento a praticità e salute, senza però abbandonare la tradizione.
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Trend settoriali e performance delle categorie chiave
Il 2024 ha mostrato una crescita contenuta ma costante in più comparti. Il dolciario vale circa 19 miliardi di euro, con un aumento del 2,5%, spinto dall’export che compensa il calo dei consumi interni. Il settore dei surgelati si attesta a 5,7 miliardi, in leggero aumento rispetto al 2023. In crescita anche il comparto caffè, che raggiunge un valore di 4,7 miliardi, con un incremento quasi del 9%. I prodotti a base vegetale restano stabili intorno a 4,8 miliardi. Qui spicca il segmento della quarta gamma, composto da frutta e ortaggi freschi lavati e pronti da consumare, insieme a vellutate e minestre pronte. Questi articoli riflettono il cambiamento nelle abitudini quotidiane, in particolare la ricerca di praticità, freschezza e la riduzione degli sprechi alimentari. Le preparazioni alimentari, che includono brodi, sughi e minestre premium, mostrano una crescita del 5,1%, a testimonianza del valore crescente accordato alla qualità anche nei prodotti pronti.
L’innovazione negli integratori e la spinta verso la salute
Il settore degli integratori continua a registrare risultati significativi, con un valore di mercato che arriva a quasi 5 miliardi e una crescita superiore al 5%. Tra le categorie in espansione si segnalano probiotici, sali minerali e integratori dedicati all’insonnia e al benessere mentale. Questi prodotti riflettono la crescente attenzione del pubblico verso la salute e il miglioramento della qualità della vita. Le aziende del settore investono nella ricerca e nello sviluppo per offrire prodotti che soddisfano esigenze precise, consolidando così una nicchia che contribuisce all’economia complessiva dell’alimentare italiano. Il trend conferma un mercato in evoluzione, con sfide sulle normative e sulla richiesta di trasparenza, ma anche con buone prospettive di crescita grazie alla domanda crescente.
Sfide e investimenti delle aziende associate all’unione italiana food
L’Unione italiana Food include più di 500 aziende che danno lavoro a circa 100mila persone. Questo universo produttivo impegna ogni anno una mole importante di risorse, con circa 3 miliardi di euro destinati a investimenti in innovazione, miglioramento dei processi e sostenibilità. Le imprese puntano a rendere più efficienti le filiere, sviluppando metodi per ridurre l’impatto ambientale e rispondendo alle nuove esigenze dei consumatori, orientate verso prodotti più sani e sostenibili. Il nodo più complesso rimane quello dei dazi applicati da Stati Uniti, considerato primo mercato extra-UE. Gli operatori valutano con attenzione le possibili conseguenze, dato che gli effetti potrebbero limitare l’accesso ai consumatori americani. La fotografia di Unionfood mostra un settore saldo, pronto a consolidare i propri risultati ma allo stesso tempo attento ai rischi esterni.