Un capolavoro dell’arte decorativa del XVIII secolo, realizzato dal maestro Luigi Valadier intorno al 1784, è tornato alla Galleria Borghese di Roma. Questo orologio, commissionato dal principe Marcantonio Borghese, rappresenta un esempio raro di stile egizio applicato alla lavorazione artistica dell’epoca. Dopo essere stato disperso per più di un secolo, l’opera è stata riacquistata dallo Stato italiano e collocata nella sua sede originale, nella Sala di Ercole del secondo piano del museo.
Un orologio tra arte e meccanica nel salone di ercole
L’orologio, progettato da Luigi Valadier noto argentiere e scultore del Settecento, si distingue per la sua struttura architettonica realizzata in marmo bianco di Carrara e arricchita da inserti di marmi antichi come porfido rosso egizio, granito rosa di Assuan, granito grigio, marmo rosso antico e marmo nero proveniente dal Belgio. Questi materiali pregiati si combinano con dettagli in bronzo dorato che completano l’opera. Il manufatto mantiene il meccanismo originale, completo di suoneria a ore e quarti, che è ripartito perfettamente al suo ritorno nella collezione. Al centro della base si trova un piccolo rombo in micromosaico realizzato da Cesare Aguatti, elemento che ha permesso di confermare l’autenticità dell’orologio attraverso pagamenti e documenti del 1784.
Dettagli decorativi e simbolismo egizio
L’originalità dell’orologio risiede anche nei suoi elementi decorativi ispirati all’arte egizia. Ai lati ci sono telamoni scolpiti, mentre nel coronamento si trovano sculture a forma di vaso. Un fregio in marmo rosso antico mostra un’scrizione geroglifica finta, un ulteriore richiamo all’estetica egiziana. Sopra tutto svetta il carro del Sole, circondato dallo zodiaco in bronzo dorato, un dettaglio che sottolinea la complessità e la ricchezza stilistica dell’oggetto.
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La storia dell’orologio tra commesse e dispersioni
Il principe Marcantonio Borghese affidò a Luigi Valadier la realizzazione di tre orologi per la palazzina di Villa Borghese, tra cui questo esemplare che ora è tornato. La presenza dell’orologio nel patrimonio dei Borghese è confermata da un inventario del 1809 e da un disegno realizzato nel 1806 dall’architetto senese Agostino Fantastici, durante una visita nella villa. Dopo la fine dell’Ottocento, quando parte del patrimonio Borghese fu venduto, l’orologio andò disperso.
Il recupero è stato possibile grazie agli studi condotti da Alvar González-Palacios, che confrontò i documenti storici con i disegni originali della bottega Valadier conservati presso la Pinacoteca Comunale di Faenza. Questo lavoro ha permesso di identificare l’orologio disperso e di confermarne la provenienza, portando infine al riacquisto da parte dello Stato italiano.
Una nuova vita nella sala di ercole
Il rientro dell’orologio segna un momento importante per la Galleria Borghese, specialmente nel percorso di recupero e valorizzazione dell’antico aspetto della struttura secondo il riallestimento di fine Settecento. Quell’epoca ha donato al casino un aspetto ricco e suggestivo, spesso poco ricordato nelle visite e nella percezione generale del museo.
L’orologio non è solo un oggetto artistico di straordinaria fattura e precisione tecnica. Rappresenta anche un esempio del gusto raffinato del principe Marcantonio Borghese e testimonia il livello raggiunto dalle arti decorative nella Roma degli anni Ottanta del XVIII secolo. La sua collocazione nella Sala di Ercole, esattamente sopra il camino in porfido e marmo bianco, restituisce alla Galleria un elemento storico e decorativo prezioso, capace di richiamare l’attenzione su un capitolo meno noto ma significativo della storia dell’arte romana.