Il nome Calabria ha un passato complesso che attraversa millenni e coinvolge territori diversi da quelli della regione odierna. Una recente ricerca pubblicata dal dottor Francesco Lopez, storico della scienza all’università di Pisa, ricostruisce l’origine e i cambiamenti geografici legati al termine ‘Kalabría‘, tracciando un percorso che va dal III secolo a.C. fino all’VIII secolo d.C. Lo studio concentra l’attenzione sulle influenze linguistiche balcaniche e egee, mettendo in luce come l’area coperta originariamente dal nome fosse differente rispetto agli attuali confini calabresi.
Il nome calabria e le sue origini linguistiche e territoriali antiche
Il termine Kalabría per lungo tempo ha indicato il territorio della Messapia, ovvero l’area del Salento, che corrisponde in buona parte all’attuale Puglia meridionale. In epoca ellenistica e romana questo nome si riferiva a regioni diverse da quella che oggi chiamiamo Calabria. I Bizantini, nel VII secolo d.C., cominciarono a utilizzare ‘Calabria‘ per designare la terra dei Bruttii, l’area che oggi occupa la regione calabrese. Il mutamento si verificò soprattutto sotto il governo dell’imperatore Costante II e si stabilizzò entro l’VIII secolo. Documenti coevi, come la cronaca del papa Martino I o il terzo Concilio di Costantinopoli, riflettono questa transizione e l’adozione del nome Kalabría per questa nuova zona, che finiva per includere anche i vescovadi precedentemente chiamati Brutii.
Nel periodo romano, l’area originariamente chiamata Brutium apparteneva a province amministrative con questo nome, mentre il Salento manteneva ancora la sua distinzione geografica e culturale. Autori antichi come Varrone, Livio e Plinio il Vecchio trattano la terra dei Calabri come un territorio a sé, distinta dai Sallentini, ma con confini poco netti. Nel mondo greco Kalabría era specificamente il territorio salentino, una realtà ben attestata già dal III secolo a.C. attraverso poeti come Rintóne. Questi dati mostrano come il nome abbia avuto una storia articolata e frammentata, prima di assumere il significato che ha oggi.
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Il significato del coronimo kalabría e la sua radice etimologica
Lo studio approfondito di Lopez parte dal concetto di ‘coronimo‘, termine tecnico per indicare il nome di una regione o territorio, distinto da toponimi che riguardano luoghi più piccoli. Calabria, Salento e altre aree italiane sono quindi coronimi. L’origine di Kalabría è oggetto di varie interpretazioni da parte degli studiosi, che hanno indicato potenziali legami con tribù illiriche, termini greci e significati locali.
L’ipotesi più convincente colloca il nome in una radice indoeuropea kar- o kal-, associata a pietra o a rocce, combinata con il suffisso -bria/uria che indica un’area o paese. La parola Kalabría dunque potrebbe significare ‘paese delle rocce‘ o ‘terra delle pietre‘, un riferimento alla natura carsica e alle caratteristiche geografiche del Salento, con le sue coste frastagliate e grotte scavate dall’acqua. Le costruzioni caratteristiche, come i trulli, confermano questa relazione con la pietra.
Lopez sottolinea come questa interpretazione poggi su dati linguistici e ambientali, collegando la storia del nome alla conformazione naturale del territorio anziché a semplici etimologie mitologiche o popolazioni specifiche. Il volume si presenta come il primo tentativo sistematico di mettere insieme storia, linguistica, filologia e studi archeologici per indagare a fondo il termine ‘Kalabría‘.
La ricerca interdisciplinare e le prospettive aperte sul passato della calabria
Il lavoro di Lopez rappresenta un passo avanti nel campo degli studi storici e linguistici sulla Calabria antica, perché riunisce metodi e dati provenienti da ambiti tradizionalmente separati. L’approccio unisce toponomastica e storia del paesaggio, con l’analisi storica degli antichi testi e delle fonti archeologiche. Sono raccolte riflessioni sparse della metà e fine Novecento, che non avevano mai ricevuto un trattamento così organico.
Restano aperte alcune questioni sulla provenienza del nome, in particolare se abbia origini autoctone, legate alla Messapia, oppure importate dalla cultura illirica o da quella egea. Nessuna delle ipotesi domina nettamente sulle altre, lasciando spazio a future ricerche. Altri nodi riguardano l’estensione territoriale del termine nei primi secoli e la sua relazione con le popolazioni locali e straniere che vi si insediarono.
Un elemento di novità deriva dalla considerazione che la parola Kalabría abbia un legame stretto con la natura carsica e marina del Salento e della parte meridionale dell’Italia. Il nome, in tal senso, diventa un indicatore geografico che supera la mera definizione politica o tribale, sottolineando un rapporto antico fra uomo e ambiente.
La pubblicazione e l’impatto culturale del volume di francesco lopez
Il libro di Lopez è stato pubblicato nel 2025 presso l’editore accademico Brill, che si occupa di testi scientifici di ambito storico e linguistico. La pubblicazione fa parte della collana Ancient Languages and Civilizations ed è resa disponibile in open access, favorendo la diffusione della ricerca in tutto il mondo. Il progetto ha avuto il supporto dell’università Beijing Normal University e della Jao Tsung-I Academy of Sinology di Hong Kong, segno di una collaborazione internazionale.
Questo volume fa emergere un interesse rinnovato per la storia antica del sud Italia e le sue radici culturali. Analizza un nome che ha attraversato fasi diverse, cambiando significato e area geografica, ma sempre mantenendo un legame con la natura del territorio. La ricerca di Lopez serve sia agli studiosi sia a chi vuole comprendere meglio la storia profonda di terre che oggi appaiono confinate, ma un tempo facevano parte di scenari più vasti e complessi.
Con questo studio, la Calabria riprende così il posto che le spetta nei percorsi storici mediterranei, legando la sua identità anche a tradizioni di lingue e paesaggi meno noti al grande pubblico.