l'omicidio di fabio ravasio: la testimonianza di igor benedito e le accuse incrociate in tribunale

l’omicidio di fabio ravasio: la testimonianza di igor benedito e le accuse incrociate in tribunale

La testimonianza di Igor Benedito riapre il caso dell’omicidio di Fabio Ravasio a Parabiago, evidenziando pressioni familiari e ruoli chiave di Adilma Pereira Carneiro e Massimo Ferretti nella pianificazione del delitto.
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Nel processo per l’omicidio di Fabio Ravasio a Parabiago, la testimonianza del figlio Igor Benedito ha rivelato pressioni familiari e ruoli chiave di sua madre Adilma Carneiro e dell’ex amante Massimo Ferretti nella pianificazione del delitto. - Gaeta.it

La corte d’assise di Busto Arsizio, nel maggio 2025, ha ospitato la testimonianza chiave di Igor Benedito, 27 anni, figlio di Adilma Pereira Carneiro, coinvolto nel processo per la morte di Fabio Ravasio, 52 anni, ucciso a Parabiago nell’agosto 2024. Le parole di Benedito hanno riaperto il dibattito sui ruoli di sua madre e di Massimo Ferretti, ex amante di Adilma, entrambi imputati e accusati di aver pianificato l’omicidio da mesi. Il caso, che ha scosso l’area milanese, ora si arricchisce di nuovi dettagli sulle dinamiche dentro e fuori dalla famiglia.

Il racconto di igor benedito sulla sera dell’omicidio

Durante l’udienza, Igor Benedito ha descritto nel dettaglio come si è trovato coinvolto nella vicenda. Il giovane ha confermato di essere stato alla guida dell’auto Opel che ha investito Fabio Ravasio, ma ha specificato che la sua partecipazione diretta è stata il frutto di pressioni continue, soprattutto da parte di sua madre e di Massimo Ferretti. Aggiungendo un elemento di costrizione psicologica, ha raccontato come l’8 agosto del 2024, il giorno prima del fatto, aveva rifiutato di guidare il veicolo, ma ha accettato solo il giorno seguente quando gli sono state imposte delle gravi conseguenze personali: non vedere più i fratelli, perdere i legami con il bar di Ferretti e in sostanza finire in un isolamento familiare.

Il 27enne ha inoltre ammesso di aver mentito nelle fase iniziali dell’indagine, durante l’interrogatorio col pubblico ministero, e di averlo fatto su suggerimento diretto di sua madre. Secondo quanto riferito in aula, Adilma gli avrebbe indicato come raccontare la vicenda per evitare guai più grossi, convinta che così avrebbero potuto evitare pene lunghe. Questa confessione ha spostato nuovamente la prospettiva sugli equilibri familiari e sul reale coinvolgimento della donna.

I ruoli di adilma carneiro e massimo ferretti nella pianificazione

Al centro del processo rimane la definizione dei ruoli di Adilma Pereira Carneiro e di Massimo Ferretti. La 50enne brasiliana non ha mai ammesso la propria responsabilità direttamente, dichiarandosi estranea all’omicidio e accusando Ferretti, suo ex amante, di essere la vera mente dietro l’agguato, mosso da gelosia. Ferretti, invece, ha sostenuto di essersi fatto coinvolgere per amore verso Adilma, fidandosi della sua versione che indicava Ravasio come un maltrattante. Entrambi, secondo la difesa di Benedito, erano parte integrante della progettazione dell’azione che ha portato alla morte di Ravasio.

Le dichiarazioni incrociate aiutano a ricostruire un quadro complesso, fatto di tensioni personali e calcoli precisi. La Corte sta cercando di stabilire chi abbia avuto l’iniziativa e chi invece si sia lasciato trascinare in un piano che ha avuto un esito fatale. La relazione tra i tre protagonisti appare segnata da una forte conflittualità, fatta emergere proprio grazie alla testimonianza del figlio, che ha messo sugli stessi livelli le responsabilità di madre e Ferretti.

Il contesto dell’omicidio a parabiago e le indagini successive

Il fatto avvenne il 9 agosto 2024 a Parabiago, nei pressi di Milano, quando Fabio Ravasio fu investito da una Opel guidata da Igor Benedito e morì sul colpo. Le indagini hanno chiarito rapidamente che l’incidente non fu casuale ma pianificato, partendo dai sospetti e denuncia di Adilma verso Ravasio per presunti maltrattamenti. La magistratura ha indagato su più persone, portando davanti al giudice, oltre alla madre e al figlio Benedito, anche Ferretti e altre cinque persone.

Le prove raccolte fino ad ora indicano un coinvolgimento diretto dei vari imputati nella preparazione dell’azione violenta che ha portato alla morte del 52enne. Le testimonianze, i messaggi scambiati fra gli accusati, e i resoconti dei giorni immediatamente precedenti all’omicidio, hanno messo in luce un quadro segnato da minacce, ricatti morali e tensioni familiari. Nonostante alcune versioni diverse fra gli imputati, il filo conduttore resta la premeditazione di un gesto estremo.

Le implicazioni legali e le prossime fasi del processo

Il processo davanti alla Corte d’assise di Busto Arsizio prosegue con l’esame di testimoni e la valutazione delle prove, che dovranno chiarire il grado di responsabilità di ciascun imputato. La testimonianza di Igor Benedito ha evidenziato pressioni e dinamiche familiari che non erano emerse completamente nelle fasi preliminari. I giudici devono ora valutare la credibilità delle accuse incrociate e definire la posizione di Adilma e Ferretti, così come quella di Igor che ha confessato la guida del veicolo.

Le prossime udienze saranno decisive per ricostruire i fatti con precisione, determinare eventuali motivazioni e definire le pene da applicare. Nel frattempo, il caso continua a suscitare attenzione nell’area milanese, soprattutto per le implicazioni personali e sociali di un dramma che ha spezzato più vite. Gli sviluppi in aula potrebbero portare a nuove rivelazioni sulle tensioni familiari che hanno innescato un evento così grave.

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