Un evento teatrale porterà alla ribalta una delle pagine più drammatiche della storia italiana recente: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, avvenuti tra marzo e maggio del 1978. Lo spettacolo ‘55 giorni’, scritto da Giancarlo Loffarelli, sarà presentato domenica 18 maggio alle 18 al teatro comunale Luigi Pistilli di Cori. L’opera, prodotta dall’associazione culturale Le colonne, cerca di far rivivere quei momenti cruciali con scenografie essenziali, colori simbolici e musiche d’epoca.
Le radici dello spettacolo e l’attenzione dell’associazione culturale le colonne
L’associazione Le colonne si è impegnata da anni nel raccontare vicende legate ad Aldo Moro. Il lavoro ideato da Loffarelli rappresenta in qualche modo il completamento di una lunga ricerca portata avanti dal 2007, già con il titolo ‘Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro’. Quelle rappresentazioni sono state ospitate in molte città italiane, spesso coinvolgendo luoghi simbolici come l’università di Bari, dove Moro insegnò.
Nel corso del tempo, lo spettacolo ha subito un aggiornamento nei contenuti per integrare elementi che all’epoca della prima versione erano poco o nulla conosciuti. Parallelamente a questa attività teatrale è stato realizzato un documentario che ha raccolto contributi di varie figure che hanno fatto parte della storia o l’hanno studiata: specialisti, familiari delle vittime, magistrati e protagonisti delle vicende degli anni di piombo. Nel 2023 Giancarlo Loffarelli ha infine pubblicato un volume che analizza le lettere scritte da Moro durante la prigionia, portando nuovi elementi alla conoscenza della spiritualità di quest’uomo politico.
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Scenografia e simboli cromatici per raccontare i luoghi e il dramma del 1978
La rappresentazione si svolge in uno spazio essenziale, dove la scenografia è affidata a cubi mobili spostati davanti agli occhi del pubblico dagli attori. Questi cubi danno forma a spazi diversi, centrali nella storia: la casa di Moro in via del Forte Trionfale 79, l’incrocio di via Fani e via Stresa dove accadde la strage, il covo usato dalle Brigate Rosse, piazza Barberini sede della direzione romana del gruppo e la Renault 4 rossa con cui Moro fu ucciso e ritrovato.
I colori che dominano la scena sono tre e rappresentano aspetti fondamentali. Il bianco simboleggia la ricerca della verità: appare come telo che copre la scena e viene sollevato, così come nella ricerca del pubblico si vuole svelare quanto accadde. Poi ci sono le luci bianche che si affievoliscono progressivamente, a indicare quanto della verità resta nascosta. Il nero esprime il buio che avvolge ancora molti dettagli di questa vicenda. Il rosso rappresenta la bandiera delle Brigate Rosse, il sangue versato e la Renault 4 rossa simbolo della fine tragica di Moro.
Questa scelta cromatica condensa in pochi elementi tutta la drammaticità e l’ambiguità dell’evento storico senza ricorrere a scenografie complesse ma affidandosi a simboli chiari.
La colonna sonora tra musica classica e brani popolari del 1978
A impreziosire la rappresentazione contribuisce una colonna sonora realizzata con due filoni paralleli. La musica colta affonda le sue radici negli autori classici come Mozart, Verdi, Chopin, Stravinskij e Šhostakovič. Questi brani accompagnano le emozioni e i momenti di maggiore intensità drammatica nello svolgersi della storia.
In parallelo, la musica popolare contribuisce a collocare temporalmente i fatti. La scelta di brani di De Gregori, Vecchioni, Guccini e De André, tutti pubblicati nel 1978, aiuta a far percepire il respiro e il clima culturale dell’Italia di quegli anni. La combinazione dei due generi rende lo spettacolo meno distante dai nostri giorni e sottolinea la rilevanza storica ed emotiva dei fatti narrati.
Il significato dell’evento per cori e le parole del sindaco mauro de lillis
Il 18 maggio a Cori si avrà una vera occasione per ricostruire una vicenda che a distanza di quasi cinquant’anni mantiene ancora molti lati oscuri. Il sindaco Mauro De Lillis ha ricordato che si tratterà di un momento importante per riflettere sia su ciò che si conosce, che su quanto resta da scoprire. Il suo invito è rivolto in particolare ai giovani, come a chi vuole approfondire una pagina complessa della storia repubblicana.
De Lillis sottolinea la possibilità di confrontarsi su eventi segnanti che hanno cambiato l’Italia, il senso di giustizia e la memoria collettiva. L’intento dello spettacolo sembra dunque non solo quello di narrare, ma anche di stimolare la curiosità e la consapevolezza pubblica su un caso che ha ancora molte domande aperte.
La serata al teatro Luigi Pistilli si configura dunque come un’occasione per tornare a interrogarsi su un periodo storico segnato da tensioni e tragedie, ricostruito grazie alle parole, alla musica e a immagini essenziali ma efficaci.