L’italia mostra un quadro complesso sul fronte della formazione universitaria, soprattutto tra gli immigrati residenti e i cittadini autoctoni in età lavorativa. I dati del 2024 confermano che la percentuale di stranieri con laurea resta decisamente al di sotto della media europea, ponendo il paese tra gli ultimi per attrattività nei confronti dei lavoratori altamente qualificati. Dietro a questo ritardo si evidenziano problemi demografici e culturali che riguardano tutta la popolazione, senza distinzione di cittadinanza.
La bassa presenza di immigrati laureati in italia: i dati aggiornati
Secondo il rapporto elaborato dalla fondazione Leone Moressa e pubblicato da Il Sole 24 Ore, solo l’11,7% degli stranieri residenti in italia tra i 15 e i 64 anni ha un titolo di studio universitario o post-universitario. Questo valore risulta nettamente inferiore rispetto alla media europea, che si attesta intorno al 28%. Nel contesto europeo, risultano meno formati solo i lavoratori immigrati in grecia, dove la percentuale scende all’8,3%. I dati confermano le osservazioni del governatore della banca d’italia, Fabio Panetta, che ha messo in guardia sul fatto che l’italia si trova in una posizione critica proprio mentre la popolazione in età lavorativa diminuisce per l’andamento demografico.
Le ragioni di questo fenomeno sono legate sia a fattori economici che sociali. L’italia non attrae come altri paesi europei i migranti con elevate competenze accademiche, limitando così anche le possibilità di crescita per l’economia del lavoro. Il dato sull’educazione degli stranieri riflette quindi una mancata capacità di trattenere e incorporare professionalità di alto livello provenienti dall’estero, con conseguenze dirette sulla produttività e innovazione.
Leggi anche:
Un problema che tocca anche i cittadini italiani
Il divario nelle qualifiche universitarie non riguarda soltanto gli stranieri. Anche la popolazione italiana, infatti, presenta una quota bassa di laureati rispetto alla media europea. Nel 2024, il 20,7% degli italiani over 15 ha ottenuto un titolo universitario o superiore, mentre la media nel resto dell’UE supera il 32%. Questo indica un problema strutturale nella formazione terziaria che riguarda tutto il paese.
L’età media elevata della popolazione italiana contribuisce a mantenere alta la presenza di lavoratori con un basso livello di istruzione, specialmente nei segmenti più anziani della forza lavoro. Sebbene le nuove generazioni mostrino segnali di miglioramento, con il 30,6% dei residenti tra 25 e 34 anni laureati, queste quote sono anch’esse più basse rispetto alla Spagna e alla media europea .
Questa disparità indica che, anche tra gli italiani, la crescita nel numero di laureati procede lentamente. Le differenze geografiche interne al paese e la differente accessibilità all’istruzione universitaria mantengono la formazione di un segmento significativo di lavoratori su livelli inferiori.
La condizione lavorativa dei laureati stranieri in italia
I lavoratori stranieri in italia hanno superato i 2,5 milioni nel 2024, con un aumento di quasi il 6% rispetto all’anno precedente. La quota di laureati tra gli stranieri è salita da 299 mila nel 2023 a 321 mila nel 2024. Questo dato segnala una lieve crescita nella presenza di lavoratori qualificati provenienti dall’estero.
Tuttavia, meno della metà di questi laureati svolge professioni in linea con il proprio titolo di studio. Il 27,6% lavora in ruoli d’ufficio o in professioni qualificate nei servizi e nel commercio, mentre il 29% è impegnato come operaio, artigiano o in mansioni non qualificate. Il fenomeno mostra una sottoutilizzazione delle competenze degli immigrati laureati.
Un quadro generale dell’occupazione straniera
Il dato generale degli occupati stranieri mette in luce che il 61% è impiegato in settori a bassa specializzazione. Questa presenza massiccia in lavori non qualificati conferma la difficoltà di integrare pienamente professionisti esteri con un elevato profilo formativo nel mercato del lavoro italiano. Tali condizioni rappresentano un limite per la valorizzazione del capitale umano immigrato e per il miglioramento produttivo dell’economia nazionale.