La vicenda di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, torna sotto i riflettori con una nuova pista emersa dalla trasmissione Chi l’ha visto?. Secondo quanto emerso, la giovane avrebbe trovato tracce di uno scandalo sessuale legato al Santuario della Madonna della Bozzola. La storia intreccia ricatti, intercettazioni e accuse che coinvolgono persone attive sul territorio pavese. In questo articolo esploriamo i dettagli dell’inchiesta, le nuove rivelazioni e il contesto in cui si sono svolti i fatti.
Il mistero del santuario della madonna della bozzola: ricatti e accuse contro il rettore
Nel giugno del 2014, un episodio ha acceso ulteriormente i riflettori sul Santuario della Madonna della Bozzola di Garlasco, noto per attrarre fedeli ogni mercoledì grazie alle preghiere pubbliche di guarigione e liberazione. Nei locali della diocesi di Vigevano, un carabiniere travestito da prete ha incontrato due uomini di origine rumena. Questi ultimi, secondo un servizio di Chi l’ha visto? a cura di Vittorio Romano, hanno chiesto 250 mila euro al promotore di giustizia inviato dal Vaticano, minacciando di far scoppiare uno scandalo.
Dettagli sui presunti ricatti
Il presunto ricatto riguardava alcune registrazioni audio e video dal contenuto sessuale compromettente, attribuite a don Gregorio Vitali, rettore del Santuario dal 1991 e noto esorcista. Secondo gli uomini, i filmati sarebbero stati realizzati nella camera da letto del sacerdote mentre intratteneva rapporti con diversi giovani. Don Vitali era anche impegnato nella creazione di comunità di recupero per persone in difficoltà, giovani orfani, tossicodipendenti e alcolisti, attività che richiamavano molta attenzione sul Santuario.
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Questi dettagli emergono grazie a una testimonianza, fatta da un confidente dei carabinieri durante un’indagine per rapina, e non su denuncia diretta. Don Gregorio ha ammesso un solo episodio, ma in seguito gli è stato vietato di celebrare messa. I due uomini, condannati per estorsione, non hanno mai fornito i video promessi, sebbene sostenessero di averli. Restano invece gli audio con conversazioni a sfondo erotico.
L’avvocato Roberto Grattini, che ha difeso i due uomini, ha riferito che la minaccia di possedere video apparentemente ha dato loro una certa sicurezza, anche se si tratta di prove mai mostrate. La vicenda suggerisce che Chiara Poggi potrebbe essere incappata in questo giro e aver minacciato di parlare, da qui la sua morte, secondo quanto sostiene uno dei latitanti raggiunti telefonicamente da Chi l’ha visto?.
Le incongruenze sull’orario del delitto e il video di un incontro in caserma
Un altro aspetto che ha riacceso l’interesse sulla morte di Chiara Poggi riguarda l’orario in cui il delitto è stato consumato. Durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto? è stato mostrato un video inedito che ritrae un incontro tra Alberto Stasi e Stefania Cappa, cugina della vittima, presso la caserma dei carabinieri di Garlasco, quattro giorni dopo l’omicidio.
Analisi del video e incongruenze temporali
Nel filmato, i due parlano alla dimissione, provando a ipotizzare le dinamiche della tragedia. Stefania suggerisce l’ipotesi di una rapina finita male. Alberto risponde che potrebbe essere entrato qualcuno in casa, spaventando Chiara, anche se non è sicuro dell’orario. Questo scambio ha fatto discutere in rete, perché si sa che l’allarme di casa Poggi era stato disattivato alle 9:12 del mattino del 13 agosto 2007, mentre il delitto sarebbe avvenuto intorno alle 9:30.
Questa discrepanza alimenta dubbi sulla ricostruzione ufficiale del caso. In effetti, il corpo di Chiara non fu pesato al momento dell’esame, dato che mancava una bilancia adeguata all’obitorio. Questo fatto ha reso difficile precisare l’ora della morte. All’inizio si ipotizzava fosse avvenuta tra le 10:30 e le 12 e in seguito l’orario è stato anticipato tra le 9:12 e le 9:35.
La prima ispezione del cadavere avvenne poco dopo le 14 e mostrava assenza di rigor mortis e delle macchie ipostatiche, segni che indicano da quanto tempo una persona è deceduta. Inoltre, il corpo fu riesumato dopo due giorni per rilevare le impronte digitali, cosa che inizialmente nessuno aveva fatto.
Questi dettagli confermano lacune e irregolarità nelle prime indagini, che alimentano interrogativi sul modo in cui il caso è stato gestito.
Intercettazioni e presunte pressioni politiche: le mosse dell’avvocato cappa
Nel corso delle nuove rivelazioni, sono emersi anche dettagli legati a conversazioni intercettate dopo l’omicidio di Chiara Poggi. Il settimanale Giallo, citando fonti come Open, ha riportato alcune telefonate tra l’avvocato Ermanno Cappa, padre di Paola e Stefania Cappa, e la sua famiglia.
Tensioni politiche e mediatiche emerse
In una telefonata poco dopo il delitto, Cappa diceva di avere in programma un incontro con alcuni deputati per contrastare il giornalista Vittorio Feltri, noto per la sua posizione favorevole a Stasi, condannato per l’omicidio. L’avvocato avrebbe voluto inoltre capire chi passava a Feltri documenti ritenuti favorevoli a Stasi e avrebbe coinvolto funzionari del Garante della Privacy e dell’Ordine dei Giornalisti, oltre a contattare un senatore identificato con le iniziali A.C..
Feltri ha sempre sostenuto l’innocenza di Stasi e ha espresso dure critiche sul procedimento giudiziario che ha portato alla condanna definitiva. Ha definito “un pasticcio” il caso e ha ribadito che non si è trovata la verità sull’assassino di Chiara. Il giornalista ha detto che Stasi è stato condannato su indizi deboli, senza prove certe, e ha espresso la speranza che possa dimostrare in futuro la sua innocenza.
Queste intercettazioni mettono in luce tensioni politiche e mediatiche intorno al caso, facendo emergere un contesto complesso che va oltre la semplice cronaca di un delitto.
Nuovi sviluppi e punti oscuri nella vicenda di garlasco
La nuova ipotesi che coinvolge una presunta rete di scandali sessuali legata al Santuario della Madonna della Bozzola apre uno scenario finora poco esplorato. La figura di don Gregorio Vitali rimane al centro dell’attenzione per le accuse di cui è stato protagonista, ma altre domande restano senza risposte, come la reale esistenza di video compromettenti e il motivo per cui la vittima avrebbe voluto svelare questi “segreti”.
L’orario del delitto e le incongruenze emerse dalla mancanza di una bascula nell’obitorio mettono in discussione precise ricostruzioni della dinamica del crimine. L’intervento di vari attori, da figure politiche a giornalisti, mostra come questa vicenda sia diventata più di un semplice caso di cronaca nera locale.
Il processo che ha visto Stasi condannato ha sempre suscitato dubbi sul piano delle prove. Le nuove rivelazioni riportano alla luce pezzi di una storia intricata, che coinvolge elementi inattesi e apre a nuove piste investigative, inevitabilmente con la cautela che eventi e testimonianze delicate richiedono.