L’inflazione e i dazi americani: prezzi ancora stabili e possibili tagli ai tassi dalla fed a settembre

L’inflazione e i dazi americani: prezzi ancora stabili e possibili tagli ai tassi dalla fed a settembre

L’impatto dei dazi di Donald Trump sulle imprese americane e i prezzi al consumo resta contenuto, ma la Federal Reserve monitora l’inflazione in crescita e valuta possibili tagli ai tassi d’interesse entro l’autunno.
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L’articolo analizza l’impatto contenuto finora dei dazi Trump su inflazione e prezzi USA, con la Federal Reserve che valuta un possibile taglio dei tassi d’interesse in autunno, monitorando attentamente gli sviluppi futuri. - Gaeta.it

L’impatto dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle imprese americane e sui prezzi al consumo sembra più contenuto del previsto, almeno finora. I dati recenti sull’inflazione mostrano un aumento lieve, mentre il mercato e la Federal Reserve osservano con attenzione i possibili sviluppi futuri. Le decisioni della banca centrale potrebbero orientarsi verso una riduzione dei tassi d’interesse già in autunno.

Andamento dei prezzi al consumo negli ultimi mesi

A maggio 2025 l’inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto il 2,4% su base annua, un dato in salita rispetto al 2,3% di aprile. L’indice “core”, che non considera alimentari ed energia per offrire una visione più stabile, è rimasto fermo al 2,8%. Si tratta di una misura particolarmente seguita dalla Federal Reserve per comprendere la pressione reale sui prezzi, escludendo le componenti più volatili. Nonostante il dato non rappresenti un aumento drammatico, segnala che il costo della vita continua a salire in modo graduale.

Gli economisti mettono in guardia su un possibile cambio di scenario, soprattutto se i dazi annunciati il 2 aprile torneranno ad applicarsi in modo pieno. Con l’introduzione di nuove tariffe sulle importazioni, è probabile che l’inflazione riprenda a salire durante l’estate, anche se le imprese tendono a schermare il consumatore finale almeno in una prima fase, pagando parte dei costi aumentati. In pratica i dazi rappresentano una tassa sulle merci provenienti dall’estero che potrebbe alla lunga tradursi in prezzi più alti per i prodotti importati.

Le scorte e le attese sulle pressioni inflazionistiche future

Il Beige Book della Federal Reserve offre un quadro interessante. Le imprese, da mesi sotto la minaccia di dazi più severi, hanno accumulato scorte per evitare di far pesare subito i costi aggiuntivi sulle vendite. Questo accumulo spiega in parte perché l’aumento dei prezzi non si è ancora intensificato. Nei prossimi mesi però, quando le scorte diminuiranno, i costi più elevati si rifletteranno più chiaramente sui prezzi ai consumatori.

Il rapporto della Fed indica un possibile aumento più rapido delle spese nei prossimi tre mesi, evidenziando la crescita dei costi nelle aziende. Le implicazioni sono importanti per chi monitora la politica monetaria, visto che una pressione inflazionistica crescente potrebbe portare la banca centrale a modificare la propria strategia sui tassi d’interesse. Al momento, invece, la situazione permette passaggi più cauti.

Le strategie e le reazioni della federal reserve e di donald trump

La banca centrale americana è stata per un periodo ferma nel mantenere i tassi alti, nonostante le pressioni di Donald Trump perché venissero tagliati. Jerome Powell, presidente della Fed, ha spiegato più volte il bisogno di osservare con calma l’evoluzione dell’inflazione e le ricadute delle politiche commerciali sull’economia prima di intervenire. Le minute dell’ultima riunione del Federal Open Market Committee mostrano preoccupazioni su una possibile crescita dell’inflazione, con un ritorno all’obiettivo del 2% solo previsto entro il 2027.

Nelle ultime ore, Trump ha utilizzato il social Truth per richiedere a gran voce un taglio dei tassi di interesse. Il suo messaggio sottolinea i dati sull’inflazione definiti “fantastici” e spinge per ridurre i tassi di almeno un punto, indicando un vantaggio sui costi futuri del debito pubblico. La Fed, invece, sembra intenzionata ad aspettare gli sviluppi estivi per procedere con un primo taglio nel mese di settembre, seguito da un secondo entro fine anno, a condizione che la situazione resti sotto controllo.

Reazioni dei mercati finanziari e attese per i mesi a venire

Wall Street si è dimostrata mista nella giornata dell’11 giugno 2025. Il mercato ha reagito in modo positivo ai dati moderati sull’inflazione e all’intesa commerciale con la Cina, ma permane l’incertezza in vista di nuovi accordi. L’attenzione resta alta sul rischio di escalation nella guerra dei dazi, che potrebbe modificare rapidamente l’andamento dei prezzi e la fiducia degli investitori.

I rendimenti dei Treasury americani a 10 anni sono scesi sotto il 4,4%, segnalando una diminuzione dei timori inflazionistici e una chiara aspettativa verso un possibile taglio dei tassi da parte della Fed. Questo indicatore ha un forte impatto sui tassi di mutui, prestiti auto e carte di credito, con effetti diretti sulle spese delle famiglie e sull’accesso al credito. Il mercato sembra già scommettere su un sostegno della politica monetaria nei prossimi mesi, in attesa di valutare con maggiore chiarezza l’evoluzione dei dazi e delle conseguenze sui prezzi interni.

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