L’imperatore d’Austria bloccò l’elezione di rampolla al conclave del 1903 con il jus exclusivae

L’imperatore d’Austria bloccò l’elezione di rampolla al conclave del 1903 con il jus exclusivae

Il Conclave del 1903, segnato dal veto dell’imperatore Francesco Giuseppe contro il cardinale Mariano Rampolla, portò all’elezione di papa Pio X e all’abolizione del diritto di veto esterno nelle elezioni papali.
Le28099Imperatore De28099Austria Bloccc3B2 Le28099Imperatore De28099Austria Bloccc3B2
Il Conclave del 1903 fu l’ultima elezione papale influenzata dal veto politico esterno, con l’imperatore d’Austria che bloccò la candidatura di Rampolla, portando all’elezione di Pio X e all’abolizione formale del diritto di veto. - Gaeta.it

Il Conclave del 1903 ha segnato un punto di svolta nella storia delle elezioni papali. Fu l’ultima volta in cui un potere esterno, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, esercitò il cosiddetto jus exclusivae, bloccando la candidatura del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro. L’elezione, che portò al soglio pontificio papa Pio X, diede il via a una trasformazione decisiva, con l’abolizione formale del diritto di veto e il rafforzamento della segretezza del Conclave. I dettagli di quell’episodio, conservati nell’Archivio Apostolico Vaticano, offrono uno sguardo diretto sugli equilibri politici e religiosi di quel periodo.

Il veto dell’imperatore d’austria e il suo impatto sul conclave

Durante i primi scrutini, Rampolla sembrava favorito. Ma nel corso del terzo turno arrivò un intervento inatteso e decisivo. Il cardinale vescovo di Cracovia, Jan Maurycy Paweł Puzyna de Kosielsko, pronunciò a bassa voce un veto formale in nome dell’imperatore Francesco Giuseppe. La dichiarazione, formulata in modo protocolare ma decisamente energico, pose fine alla corsa di Rampolla: «con l’autorità di sua maestà apostolica Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, volendo Sua Maestà usare d’un antico diritto e privilegio, mi faccio onore di pronunciare il veto contro il mio Eminentissimo signor cardinale Mariano Rampolla».

Quello fu l’ultimo caso riconosciuto di interferenza politica esterna nel Conclave, un episodio che sollevò grande malcontento tra i cardinali che avevano sostenuto Rampolla. Alcuni di loro continuarono a votarlo in segno di protesta, ma la linea era ormai tracciata. Quel veto svelò apertamente le dinamiche di potere che da tempo condizionavano le elezioni papali e mise in evidenza la necessità di regole più nette per garantire l’indipendenza della Chiesa.

Le regole e la logistica del conclave prima di pio x

Nel 1903 il Conclave si svolgeva ancora in condizioni molto diverse rispetto ad oggi. La Santa Sede non era ancora la Città-Stato autonoma che conosciamo dal 1929, ma un insieme disomogeneo di palazzi vulnerabili anche all’azione dei servizi segreti stranieri. Negli anni precedenti, papa Leone XIII aveva anche ipotizzato di far eleggere il successore lontano da Roma, magari a Malta o in Svizzera, per allontanare eventuali pressioni esterne.

La riservatezza nell’assemblea cardinalizia era più difficile da mantenere. Nella Cappella Sistina si tenevano gli scrutini, ma i cardinali dovevano alloggiare in celle ricavate dove capitava, anche in stanze di servizio o uffici. Non esisteva ancora la Casa Santa Marta, costruita nel 1996 per accogliere i porporati durante il Conclave.

In quell’occasione fu installato un solo apparecchio telefonico a disposizione del segretario del Conclave, Rafael Merry del Val. Nonostante quell’accorgimento, si temeva che notizie potessero comunque fuggire. Anche la presenza del cuoco personale di un cardinale ungherese, fatto entrare con particolari accorgimenti, suscitò sospetti sulle possibili vie di comunicazione tra i partecipanti e l’esterno.

Il contesto storico e la candidatura di rampolla

Nel luglio 1903, subito dopo la morte di papa Leone XIII, il Collegio cardinalizio si riunì nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo pontefice. Tra i 62 porporati elettori spiccava la figura di Mariano Rampolla del Tindaro, ex segretario di Stato della Santa Sede. La sua candidatura era sostenuta soprattutto dalla Francia e si opponeva nettamente alla Germania, all’Austria-Ungheria e all’Italia. Rampolla si proponeva come un ponte verso un riavvicinamento con la Francia e anche con la Russia, posizione che lo rese “l’incubo” delle nazioni della Triplice Alleanza.

La composizione del collegio era prevalentemente europea e segnava la forte influenza delle grandi monarchie cattoliche, che avevano il potere di imporre indirettamente figure in Vaticano grazie ai concordati e ad antichi privilegi. Il solo cardinale non europeo era James Gibbons, arcivescovo di Baltimora. Tra i presenti, spiccavano diversi “cardinali di corona”, designati e tutelati a vario titolo da governi esteri. La candidatura di Rampolla fece dunque emergere il delicato equilibrio politico intessuto intorno all’elezione del Pontefice.

Documenti, diari e materiali originali conservati all’archivio apostolico vaticano

Le informazioni sul Conclave del 1903 sono tratte in gran parte da documenti custoditi nell’Archivio Apostolico Vaticano. L’archivio raccoglie carte ufficiali, liste dei cardinali elettori, planimetrie degli alloggi e persino esempi delle schede di voto utilizzate nelle votazioni. Questi materiali offrono un quadro dettagliato delle sue fasi, dalla preparazione al voto.

Un fatto curioso riguardò la distribuzione delle schede durante le votazioni: nella seconda congregazione generale, i cardinali ricevettero una scheda per imparare a usarla. Alcuni di loro si risentirono, trovando l’istruzione superflua o addirittura offensiva.

Molti cardinali tennero diari o redassero memoriali che, prima del divieto deciso da Pio X, furono diffusi creando ben precisa cronaca degli eventi. Tra questi vi furono Andrea Carlo Ferrari, Francesco di Paola Cassetta, James Gibbons e altri ancora, che descrissero le giornate di quel caldo agosto come testimonianze uniche.

Il registro delle votazioni, le indicazioni per la compilazione delle schede e le piantine degli spazi occupati dai cardinali contribuiscono a ricostruire con precisione i momenti cruciali di quell’elezione, marcata da tensioni politiche e decisioni che avrebbero cambiato la storia della Chiesa.

L’elezione di giuseppe sarto e il ruolo di papa pio x

Alla fine delle intense votazioni, culminate il 4 agosto 1903, il Collegio cardinalizio girò l’attenzione su un candidato più defilato: Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia. Sarto non si considerava idoneo e tentò di dissuadere i suoi colleghi, ma la sua figura prese rapidamente quota grazie anche al sostegno di alcuni importanti porporati.

Un episodio curioso riguarda la lingua francese. Per verificare la capacità di Sarto di comunicare con la diplomazia francese, un cardinale gli chiese se parlasse francese. Sarto negò, ma in realtà il patriarca la conosceva e leggeva testi in francese. Non a caso la Francia riconobbe in lui un ponte per una stagione di rapporti più concilianti, nonostante l’ostilità suscitata dalla legge sulla separazione dei culti del 1905.

Poco dopo l’elezione, papa Sarto assunse il nome di Pio X e introdusse il 20 gennaio 1904 la costituzione apostolica Commissum nobis. Questo documento interdisse formalmente ogni forma di veto o influenza esterna nell’elezione papale, minacciando la scomunica immediata a chiunque fosse coinvolto in tali interventi. La normativa impose inoltre un rigido segreto sui contenuti delle votazioni e sulle procedure del Conclave.

Change privacy settings
×