A Sesto San Giovanni, alcuni alunni delle scuole elementari hanno partecipato a una lezione nella moschea locale, un evento che ha acceso un acceso dibattito politico e culturale. La visita, pensata per far conoscere meglio l’islam ai più piccoli, è stata documentata con un video pubblicato su TikTok da un utente chiamato Abdullah Tchina. La diffusione del filmato ha attirato l’attenzione del sindaco Roberto Di Stefano e dell’eurodeputata Silvia Sardone, entrambi rappresentanti della Lega, che hanno espresso forti critiche sull’iniziativa.
La visita nelle scuole elementari e il video su tiktok
Nelle ultime settimane, un gruppo di bambini di scuole primarie di Sesto San Giovanni si è recato presso una moschea della zona per assistere a una lezione sull’islam. Lo scopo dichiarato era quello di far conoscere agli alunni i principi base, le tradizioni e gli aspetti culturali della religione islamica. Questo tipo di attività, inserita nella didattica di alcune scuole, mira a promuovere la conoscenza delle diverse fedi, con l’idea di favorire il rispetto e l’intercultura.
Il video pubblicato su TikTok, in cui si vedono i bambini impegnati in questa esperienza, ha ottenuto ampia diffusione online. L’utente che l’ha caricato, Abdullah Tchina, ha attirato così l’attenzione non solo degli utenti del social ma anche di alcune figure politiche locali e nazionali. L’articolo prende proprio le mosse da questa diffusione per raccontare le reazioni che ne sono conseguite a pochi giorni dalla pubblicazione.
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Le dichiarazioni di di stefano e sardone e la polemica sulla scuola laica
Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, e l’eurodeputata Silvia Sardone hanno criticato il progetto educativo associato alla visita in moschea, definendolo una “gita di classe” che rappresenta, a loro dire, una forma di “indottrinamento”. Sardone ha dichiarato che si tratta di una pratica inaccettabile, non tanto per l’incontro con culture diverse ma per il modo in cui viene organizzata, con una struttura che secondo lei rischia di condizionare i bambini.
Entrambi hanno manifestato preoccupazione per quella che chiamano una “deriva” non facilmente comprensibile, condannando l’iniziativa come poco coerente con i principi di neutralità religiosa che dovrebbero caratterizzare le scuole pubbliche. Hanno sottolineato come sia importante mantenere la scuola un ambiente laico, citando il dibattito su simboli religiosi tradizionali come crocifissi, presepi e feste natalizie tenuti lontani o messi sotto osservazione per rispettare tutte le fedi.
Sardone ha poi raccolto esempi che a suo giudizio dimostrano una certa doppiezza politica: mentre si richiede la laicità della scuola eliminando segni del cristianesimo, dice, vengono invece promosse attività e corsi legati all’islam, come lezioni di Corano o gite in moschea, citando casi registrati in altre città lombarde come Treviso, Crema, Pioltello, e Soresina.
Le critiche agli eventi e ai soggetti legati al centro islamico di sesto san giovanni
La versione politica dello scontro si è concentrata anche sull’ente organizzatore della lezione in moschea. Alcuni esponenti della Lega hanno richiamato eventi passati avvenuti nello stesso centro islamico, dove sono stati ospitati relatori ritenuti non moderati. In particolare, è stato menzionato Hamza Piccardo, noto per prese di posizione controverse sulla sharia, e l’imam locale, che nel 2016 ha ricoperto ruolo di tesoriere dell’Associazione Islamica Italiana degli imam e delle Guide Religiose.
Questa associazione ha invitato in Italia Tareq Al Suwaidan, predicatore accusato in diverse occasioni di diffondere messaggi di odio, ricordano gli esponenti della Lega. Il sindaco Di Stefano ha ricordato che l’amministrazione di centrodestra ha impedito in passato il progetto di costruzione nel Comune della più grande moschea del Nord Italia, evidenziando così la volontà di limitare l’influenza di certe realtà islamiche sul territorio.
Secondo i critici, le scuole non dovrebbero diventare spazi in cui sperimentare iniziative riconducibili all’islam politico o culturale, ma mantenere un ruolo di mediazione neutrale e inclusiva. Questa posizione racconta un tema più ampio che riguarda la convivenza e il rispetto dei valori civili, a partire dall’educazione, stanza per stanza nelle scuole della città.