L’Unione europea si trova a dover affrontare un problema importante riguardante le fonti proteiche necessarie per l’alimentazione umana e animale. La forte dipendenza da pochi paesi per l’approvvigionamento espone il mercato a rischi in un periodo di tensioni internazionali. Durante il Consiglio Agrifish a Bruxelles, il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida ha sottolineato la necessità di diversificare i fornitori, suggerendo di valutare maggiori acquisti dagli Stati Uniti per compensare i deficit senza compromettere l’economia europea.
Il ruolo delle colture proteiche in italia e in europa
Nel corso dell’intervento al Consiglio Agrifish, Lollobrigida ha evidenziato come le colture proteiche siano essenziali sia per gli animali d’allevamento che per il consumo diretto da parte delle persone. Tra queste, la produzione di soia è stata al centro dell’attenzione. In Italia, negli ultimi 15 anni, questa coltura ha registrato una crescita significativa, arrivando a coprire circa 340 mila ettari di terreno coltivabile.
Una domanda nazionale in crescita
Nonostante l’espansione, la soia italiana copre solo il 30% della domanda nazionale. Il restante 70% è soddisfatto dagli acquisti esteri, aumentando così la vulnerabilità della filiera agroalimentare. Il governo italiano ha destinato circa il 2% delle risorse dei pagamenti diretti della Pac proprio al sostegno della produzione di colture proteiche.
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Questo dato sottolinea lo sforzo compiuto per stimolare la coltivazione interna, un passo considerato prioritario nell’ottica di una maggior autonomia alimentare e di un rafforzamento della sicurezza della produzione. Il sostegno, secondo Lollobrigida, deve essere ampliato con le riforme della Pac per consolidare la base produttiva europea nel settore proteico.
La situazione attuale dell’approvvigionamento proteico nell’ue
L’Unione europea importa gran parte delle proteine vegetali destinate all’alimentazione animale e umana, ma questa dipendenza comporta fragilità in caso di instabilità o interruzioni nei mercati globali. Le tensioni geopolitiche degli ultimi anni hanno evidenziato quanto sia rischioso fare affidamento su pochi fornitori esterni. La situazione si riflette soprattutto sulla soia, coltura particolarmente importante per la zootecnia.
Il ministro Lollobrigida ha spiegato che l’ue è fortemente deficitaria nel settore proteico: il consumo interno supera di gran lunga quanto prodotto nel territorio comunitario. Proprio per questo fare affidamento esclusivamente sulle importazioni potrebbe portare a interruzioni nella catena di approvvigionamento con conseguenze per l’economia agricola e l’industria alimentare.
Dunque l’Unione europea sta valutando strategie per rafforzare il supporto alla produzione di proteine vegetali. Tra i piani c’è anche l’approfondimento del dialogo con gli Stati Uniti, rilevando la possibilità di aumentare gli acquisti dal mercato americano in modo bilanciato, senza danneggiare i produttori europei.
Posizioni del governo italiano sulla produzione di proteine e carne coltivata
Il governo italiano ribadisce la centralità delle proteine nella filiera alimentare sia vegetale che animale. Lollobrigida ha chiarito che la produzione proteica deve restare collegata alle produzioni animali e vegetali naturali, rafforzando il modello tradizionale basato sull’agricoltura e l’allevamento.
L’attenzione si è soffermata anche sulle nuove tecnologie come la carne coltivata in laboratorio. Il ministro si è dichiarato contrario a qualsiasi ipotesi che preveda la produzione di proteine in laboratorio per la mangimistica o per uso umano. Questa posizione riflette le preoccupazioni del governo italiano riguardo a possibili impatti sulle filiere agroalimentari tradizionali e sulla trasparenza verso i consumatori.
Lo sviluppo di tecniche che prevedono la produzione di carne in laboratorio rimane quindi un tema aperto ma non accettato nel dibattito politico italiano, almeno per ora. La posizione del governo ha un peso importante nelle discussioni comunitarie, soprattutto nei tavoli dove si decide il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione in Europa.
L’attenzione oggi si concentra invece sull’aumento della coltivazione dei legumi e altre fonti vegetali, con strumenti mirati a sostenere le aziende agricole europee e italiane nel percorso verso un’autonomia maggiore. La volontà è chiara: difendere ed espandere la produzione interna per salvaguardare la stabilità del sistema produttivo e la sicurezza alimentare nel lungo periodo.