La questione riguardante l’emendamento sulla Manovra 2025, che prevede l’equiparazione degli stipendi per i ministri non parlamentari a quelli dei membri eletti, continua a scuotere i corridoi del governo italiano. Le tensioni tra i partiti si intensificano, mentre le affermazioni di vari esponenti politici sollevano interrogativi etici su una misura considerata discutibile da diversi settori. Al centro della polemica c’è il ministro dell’Istruzione, il quale si difende dalle accuse e rinuncia ai bonus, ma la controversia sembra ben lontana dalla conclusione.
La difesa del ministro Valditara e le accuse del M5S
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha risposto duramente alle critiche mosse dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Accusato di intascare un guadagno sproporzionato rispetto agli stipendi degli insegnanti, Valditara non ha esitato a chiamare in causa la mancanza di rispetto dei suoi detrattori. Durante un intervento in commissione Cultura della Camera, ha dichiarato: “Gli esponenti M5S dimostrano di non avere il senso della vergogna. Ho già annunciato pubblicamente che non intendo percepire i bonus, mentre loro, invece, ne hanno diritto.” Secondo le sue parole, le critiche non sarebbero frutto di una legittima opposizione, ma piuttosto di un tentativo di gettare fango in modo malizioso.
Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, ha colto l’occasione per replicare a Valditara, sottolineando come le sue dichiarazioni ammettano implicitamente che l’emendamento che prevede l’aumento per i suoi colleghi non parlamentari rappresenta una vera e propria vergogna. “Se davvero crede in ciò che dice”, ha commentato il gruppo cinquestelle, “faccia un passo in avanti, chiami i colleghi e suggerisca loro di rinunciare a questi aumenti. È giunto il momento di impegnarsi per ritirare questa misura scandalosa.”
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La proposta di Gasparri: un emendamento al contrario
In un clima di crescente tensione, il senatore Maurizio Gasparri ha proposto un emendamento alternativo sugli stipendi. Sottolineando la differenza tra gli stipendi dei ministri e dei parlamentari, Gasparri ha affermato: “Io proporrò che tutti noi parlamentari equipariamo i nostri trattamenti a quelli dei ministri non parlamentari. Questo potrebbe risolvere il problema.” Secondo il senatore, questa misura non solo potrebbe pareggiare i guadagni, ma anche mettere in discussione le rivendicazioni di alcuni politici che guadagnano molto più di quanto non facciano certi ministri.
La proposta ha immediatamente ricevuto attenzione, specialmente dalla senatrice Alessandra Maiorino, di M5S, che ha accolto favorevolmente la suggestione di Gasparri. “Faccia portare velocemente la proposta nel Consiglio di presidenza del Senato,” ha affermato, sottolineando che erano questi gli organi responsabili della definizione degli stipendi. La senatrice ha dichiarato che questa rappresenterebbe una rara occasione di collaborazione fra partiti, promettendo un voto favorevole da parte del Movimento.
Le reminiscenze di Renzi: un rifiuto ai guadagni extra
Intanto, Matteo Renzi ha deciso di intervenire nella polemica, ricordando la sua posizione durante il suo mandato da premier. Sui social ha rivendicato la scelta fatta, dieci anni fa, di rifiutare un aumento della propria indennità , enfatizzando l’importanza della responsabilità politica e dell’equità nei compensi. “Dissi di no, perché alzare gli stipendi dei sottosegretari sarebbe stata una scelta di cattiva politica,” ha rimarcato Renzi. La critica è stata diramata verso l’attuale governo, il quale, a suo avviso, sta operando nel buio, senza consentire un vero dibattito su emendamenti che toccano la questione di stipendi e indennità .
Secondo Renzi, la manovra di bilancio è caratterizzata da leggi che contrastano con l’idea di una spesa razionale e oculata, e ha messo in guardia la maggioranza di fronte alle conseguenze di determinate scelte. Le sue dichiarazioni hanno riacceso il dibattito, evidenziando una divisione tra le varie forze politiche e sollevando una critica all’operato del governo, accusato di lavorare in modo poco trasparente.