L’introduzione del metodo tariffario rifiuti da parte dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha cambiato il modo in cui viene gestito il ciclo integrato dei rifiuti urbani in Italia. Tra il 2021 e il 2023, sono emersi miglioramenti nella gestione e una riduzione delle differenze tra le varie regioni italiane. Un’indagine approfondita, condotta dall’Università di Milano-Bicocca, ha fornito dati dettagliati sul percorso fatto e le possibilità di sviluppo futuro. Questo articolo racconta i punti principali emersi dallo studio, nel contesto degli esperti e delle istituzioni che hanno preso parte all’evento di presentazione.
L’aumento dell’efficienza gestionale nel triennio 2021-2023
Secondo l’analisi realizzata dal centro studi Cesisp dell’Università di Milano-Bicocca, l’efficienza nella gestione del servizio rifiuti è cresciuta mediamente del 14% nel periodo 2021-2023, rispetto agli anni 2015-2019, quelli precedenti all’adozione del metodo tariffario. Il confronto tiene conto di diversi elementi che caratterizzano l’intero ciclo integrato: dalla raccolta al trattamento e allo smaltimento. L’innovazione introdotta da Arera ha favorito un controllo più puntuale delle risorse e dei costi, spingendo le amministrazioni locali verso pratiche più attente.
I dati raccolti e la presentazione ufficiale
La ricerca ha raccolto dati da un campione di 5.000 comuni e ha coinvolto direttamente gli attori istituzionali. Durante la presentazione con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il presidente di Arera, Stefano Besseghini, sono stati illustrati i miglioramenti concreti legati a questa nuova metodologia. L’obiettivo riflette la volontà di garantire servizi efficaci nelle diverse aree del paese, evitando sprechi e incentivando la trasparenza nella gestione.
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Le differenze territoriali e il potenziale di risparmio economico
Nonostante i progressi riscontrati a livello nazionale, lo studio ha messo in luce che restano significative le discrepanze tra le regioni italiane. Alcune zone, come il Triveneto, si confermano ai vertici per efficienza, mostrando gestioni più snelle e organizzate. Altre aree, invece, offrono margini di miglioramento rilevanti. Il documento segnala che ridurre queste differenze potrebbe generare un risparmio sopra i 323 milioni di euro ogni anno.
Distribuzione del risparmio su raccolta e trattamento
La somma sarebbe così distribuita: circa 202 milioni deriverebbero dalla raccolta e dal trasporto dei rifiuti, mentre 121 milioni riguarderebbero il trattamento e lo smaltimento. Questo dato indica come uniformare le operazioni in tutta la penisola possa ridurre i costi per enti locali e cittadini. I ricercatori Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia, responsabili dello studio, hanno sottolineato il valore di confrontare i dati per individuare le best practice e diffonderle in tutto il paese.
Il ruolo dei capoluoghi di regione e l’impatto della raccolta differenziata
Guardando ai capoluoghi di regione, Trento, Venezia e Trieste emergono con livelli di efficienza più alti, risultando esempi concreti da seguire. Al contrario, città come Napoli, Perugia e Bologna mostrano spazi ancora ampi per ottimizzare le spese e migliorare le procedure. Questi dati sottolineano quanto la gestione locale incida in modo diretto sulla complessiva performance del ciclo dei rifiuti.
La raccolta differenziata e la raccolta porta a porta
Lo studio testimonia inoltre che la raccolta differenziata ha un peso rilevante sulla riduzione dei costi operativi. In particolare, le modalità porta a porta fanno registrare un impatto positivo più marcato, con un abbassamento delle spese associate alla raccolta dei rifiuti. Questo sistema, più attento e selettivo, favorisce un’ottimizzazione delle risorse e, di conseguenza, una gestione economica più sostenibile per i comuni coinvolti.