Nelle Marche emerge una situazione demografica preoccupante: l’inverno demografico si fa sentire con un numero di nascite bassissimo e una crescita costante della popolazione anziana. Questo fenomeno crea una pressione crescente sui servizi sociali e sanitari della regione, proprio mentre il tessuto economico affronta altre sfide legate alle esportazioni e alle infrastrutture.
L’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite nelle marche
Il rapporto “Think Tank: le Marche al centro” di Teha Group evidenzia come negli ultimi dieci anni la quota di persone sopra i 65 anni sia aumentata di quasi 3 punti percentuali. Nel 2023, il tasso di natalità nella regione è fermo a 5,9 nati ogni mille abitanti. Questo numero riflette un calo marcato rispetto al passato e segna un’accelerazione nell’invecchiamento demografico.
L’indice di vecchiaia, che confronta la popolazione anziana con quella giovane, supera oggi quota 218,8. Questo significa che per ogni giovane ci sono più di due anziani, un rapporto che alimenta le difficoltà nel mantenere un sistema sanitario e sociale sostenibile. Le previsioni fino al 2050 prevedono una riduzione di residenti da circa 1,38 milioni a 1,2 milioni, subendo cioè un calo del 13%. La contrazione demografica rischia di limitare ulteriormente la capacità economica della regione.
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Sfide economiche e classificazione europea
Le Marche sono state classificate come regione in transizione nella programmazione europea 2021-2027. Questo declassamento deriva dal PIL pro capite inferiore del 7,9% rispetto alla media nazionale italiana. La posizione economica debole si riflette anche nella penetrazione commerciale, data la limitata apertura verso nuovi mercati emergenti.
Il tessuto produttivo regionale si basa soprattutto su fashion, macchinari, prodotti farmaceutici e metallurgia. Questi settori rappresentano quasi il 60% dell’export manifatturiero locale. Il rapporto segnala che la forte dipendenza da pochi settori rende l’economia marchigiana vulnerabile alle oscillazioni del mercato globale.
Il ruolo dei porti e delle infrastrutture nell’economia marchigiana
Tra le criticità elencate nel report non manca il deficit infrastrutturale della regione. Le potenzialità legate all’attività portuale commerciale non sono ancora pienamente sfruttate. Inoltre il completamento della rete ferroviaria appare essenziale per migliorare i collegamenti interni e con il resto d’Italia.
Le infrastrutture adeguate potrebbero favorire un rilancio economico, agevolando lo scambio di merci e la mobilità. Senza questi interventi la capacità di attrarre investimenti e sviluppare nuovi flussi commerciali resta limitata, soprattutto in un territorio che si confronta con una demografia difficile e una proiezione economica incerta.
Le esportazioni verso gli Stati Uniti
Il mercato statunitense rappresenta la terza destinazione delle esportazioni manifatturiere marchigiane, un dato che sottolinea l’importanza di questa relazione commerciale. Tuttavia, l’aumento dell’aliquota media su tutte le importazioni al 29% negli Usa crea una nuova barriera.
Questa maggiorazione dei dazi rende più difficile mantenere competitivi i prodotti marchigiani negli Stati Uniti. A questo si aggiunge la dipendenza da pochi mercati consolidati. L’economia della regione deve quindi riflettere su come diversificare i canali commerciali per ridurre la vulnerabilità dovuta all’aumento dei costi di esportazione verso aree chiave di sbocco.
La situazione demografica e economica delle Marche nel 2025 segue trend che impongono già scelte precise di politica regionale. La pressione sul sistema di welfare potrebbe accentuarsi nel prossimo futuro se il declino demografico prosegue senza contromisure. L’attenzione su settori economici e infrastrutture resta cruciale per affrontare questa fase di trasformazione.