Oggi, 9 maggio, si celebra un evento che mette in luce l’amore tra madri detenute e i loro figli all’interno della casa circondariale “A. Graziano” di Avellino. A seguire, il 13 maggio, un’iniziativa simile prenderà forma nella casa circondariale “A. Caputo” di Fuorni, Salerno. Si tratta del progetto S.Av.E. L.ove – CuriAmo la Relazione, promosso dalla Fondazione della Comunità Salernitana e finanziato dall’Impresa Sociale Con i Bambini con fondi destinati al contrasto della povertà educativa minorile. Queste giornate propongono un approccio che supera la tradizionale immagine del carcere come semplice luogo di reclusione.
Un evento che riafferma il diritto delle madri detenute alla genitorialità
L’iniziativa “Mamme per mamme” unisce donne detenute e figli in un momento dedicato al rafforzamento dei legami familiari. L’obiettivo è restituire alle madri un pezzo di quotidianità genitoriale che la detenzione spesso cancella. Si tratta di un sostegno importante per chi affronta la doppia condizione di essere punito dalla legge e separato dalla propria famiglia. Oltre al valore simbolico, l’evento ribadisce che, anche in carcere, resta vivo il diritto a mantenere un rapporto con i figli.
L’iniziativa coinvolge diversi partner operativi nei penitenziari e si svolge attraverso attività pensate per creare spazi di relazione e dialogo, andando oltre la routine carceraria. Si alternano momenti ludici, creativi e simbolici con uno sguardo alla dimensione affettiva. Questo approccio, promosso da enti locali e fondazioni, intende offrire alle madri cellulari occasioni per sentirsi parte attiva nella vita dei propri figli.
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Laboratori, giochi e scambi simbolici per costruire nuove forme di relazione
Il programma prevede attività concrete come giochi, laboratori espressivi e danze popolari, tutti strumenti volti a promuovere la narrazione di un carcere capace di diventare terreno di cura, non solo di restrizione. I piccoli gesti, come la consegna di piantine dai figli e di giocattoli nuovi dalle madri, diventano momenti con valore affettivo e simbolico fortissimo. L’intento è trasformare la percezione del carcere verso un sentimento di legame e non solo di separazione.
A Salerno, la proposta si arricchisce della preparazione di dolci realizzati dalle stesse donne detenute, guidate dagli insegnanti dell’Istituto Alberghiero Roberto Virtuoso. Questa attività stimola non solo la manualità ma anche il senso di collaborazione e la partecipazione a un progetto comune, che esce dalle mura carcerarie. Parallelamente, è in corso la raccolta di giocattoli nuovi che fa da ponte tra dentro e fuori il carcere, coinvolgendo la comunità locale.
Il ruolo della fondazione e dei partner nella promozione dei diritti delle madri detenute
Antonia Autuori, presidente della Fondazione della Comunità Salernitana, indica come la distanza dalle proprie famiglie aggiunga un peso ulteriore alla pena detentiva per le madri affidate al sistema penitenziario. Il progetto vuole affermare che la genitorialità non si perde con la reclusione e che è necessario offrire sostegno concreto a queste donne. La codifica del diritto universale a essere madre in ogni condizione emerge come un valore centrale, da tutelare con azioni mirate nel contesto carcerario.
Collaborazione e impegno nel progetto save l.ove
Il lavoro con le strutture penitenziarie e i partner sul territorio ha prodotto un confronto attivo e proficuo. Maria Patrizia Stasi, coordinatrice del progetto S.Av.E. L.ove, sottolinea l’impegno sul versante umano e organizzativo necessario per sostenere queste iniziative. Il carcere, che spesso appare come un luogo di isolamento, diventa così un ambiente in cui riscoprire dinamiche di umanità attraverso programmi che coinvolgono operatori e detenute.
Questa esperienza mette al centro la cura delle relazioni come strumento di contrasto alla povertà educativa dei bambini con madri in stato di detenzione, dando spazio a occasioni di incontro e di scambio che parlano di attenzione e rispetto. Il progetto resta aperto all’adesione della comunità, con l’obiettivo di mantenere un legame vivo e non spezzato tra madri e figli, nonostante la difficoltà della separazione forzata.