L’impiego di stranieri nel conflitto tra russia e ucraina racconta una storia poco conosciuta. Negli ultimi anni Mosca ha arruolato forzatamente cittadini di diversi paesi, tra cui due camerunensi catturati nelle zone di guerra. I protagonisti di questa vicenda hanno raccontato di essersi recati in russia con obiettivi civili, senza alcuna intenzione di unirsi all’esercito, ma di essere stati poi coinvolti nell’escalation militare.
L’arrivo in russia e la trasformazione da civili a militari
Jean Pafe e Anatole Frank sono due cittadini del camerun arrivati in russia con programmi ben distanti dal conflitto armato. Pafe puntava a un lavoro in fabbrica, specialmente nel settore cosmetico, mentre Frank era diretto a un centro medico per cure odontoiatriche. Nessuno dei due immaginava di finire in prima linea. Eppure, appena giunti, sono stati convocati dall’ufficio immigrazione, dove hanno subito prelievi di impronte digitali e dentali, prassi che ha anticipato l’offerta di un contratto militare.
Obbligo e rifiuto della chiamata alle armi
Frank ha raccontato che “quando ha rifiutato la chiamata alle armi non gli hanno permesso di lasciare la russia”. Questo blocco fisico ha reso impossibile il ritorno in camerun, costringendoli a firmare un contratto militare nonostante l’opposizione. La proposta economica prevedeva un compenso inferiore rispetto ai soldati russi, ma comunque consistente per loro. Questa strategia di arruolamento forzato viene segnalata spesso in questi anni, soprattutto per cittadini stranieri con possibilità economiche limitate.
Leggi anche:
Il contesto internazionale del reclutamento straniero nelle forze russe
L’arruolamento di stranieri che sono stati poi costretti a combattere per la russia non è isolato. Dal 2022, durante l’operazione militare russa, si sono registrate presenze di nepalesi, indiani e altri cittadini provenienti da Asia e Africa. Alcuni di questi hanno documentato in video il loro disagio, chiedendo pubblicamente di essere rimpatriati. Le modalità con cui vengono coinvolti appaiono spesso poco trasparenti e non sempre legali.
Si aggiunge a questo quadro l’invio di migliaia di combattenti dal nordcorea, soprattutto dopo l’inizio della controffensiva ucraina nell’area di kursk a partire dall’autunno 2024. Kiev ha anche reso pubblica la cattura di mercenari provenienti da yemen, segno di un coinvolgimento globale in questo conflitto. Secondo le testimonianze dei camerunensi catturati, nella trincea si trovavano anche militari cinesi, zimbabweani e bangladeshi. Questa varietà di soldati stranieri conferma il carattere internazionale della guerra russa in ucraina.
Condizioni di vita e testimonianze dirette dei due camerunensi al fronte
Jean Pafe e Anatole Frank hanno descritto in video e interviste la pressione cui sono stati sottoposti nel passaggio da visitatori civili a soldati chiamati a combattere. L’obbligo di indossare la divisa e firmare contratti con forze armate russe è stato imposto senza alternative. Per Frank, che aveva in programma di restare in russia solo poche settimane, la svolta è stata improvvisa e traumatica. Ha raccontato di “aver tentato di opporsi ma senza esito, di non poter lasciare il paese e di essersi ritrovato catapultato in una guerra lontana dai suoi piani personali”.
Il salario e le perdite sul campo
L’offerta di un salario di circa 12 mila dollari ha rappresentato una somma insperata per loro, ma inferiore rispetto ai compensi erogati ai militari russi. La realtà del campo di battaglia è invece segnata da perdite quotidiane elevate: in media la russia perde circa 1200 soldati al giorno. Chi si trova arruolato a forza, spesso con scarsa preparazione, affronta rischi costanti e condizioni difficili, un quadro confermato anche dalle testimonianze dirette dei camerunensi.
Questi fatti descrivono un aspetto crudo e meno noto della guerra nel donbass, dove il reclutamento non sempre rispetta norme o volontà individuali. La presenza di stranieri costretti a combattere offre inoltre uno spaccato sulle modalità con cui la russia tenta di sostenere le sue operazioni militari in stato di emergenza.