L’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, ha portato a una svolta importante dopo due anni di approfondimenti. Le autorità hanno accertato che non risultano soggetti legati alla destra eversiva, come Stefano Delle Chiaie, coinvolti nell’organizzazione o nell’esecuzione dell’attentato. Questa conclusione chiude una lunga stagione di dubbi e sospetti alle porte della giustizia siciliana e nazionale.
La conclusione della procura di caltanissetta sulle accuse a stefano delle chiaie
Il fascicolo sulle presunte connessioni tra la strage di Capaci e ambienti della destra eversiva si è chiuso con la richiesta di archiviazione firmata dalla procura di Caltanissetta. Il procuratore Salvatore De Luca e l’aggiunto Pasquale Pacifico hanno coordinato la squadra di magistrati che ha esaminato tutte le testimonianze raccolte. Il giudice per le indagini preliminari, Santi Bologna, ha depositato il provvedimento il 23 aprile 2025, confermando che non esiste alcuna prova che colleghi Delle Chiaie o altri esponenti di Avanguardia nazionale all’attentato.
Il magistrato ha indicato chiaramente che “le dichiarazioni dei testimoni ascoltati non offrono basi per ricostruire un ruolo nella strage per il noto estremista di destra.” Questa decisione smentisce ipotesi circolate negli anni, confermando il percorso investigativo delle procure siciliane.
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Le testimonianze che hanno acceso il dibattito giudiziario
Il nome di Stefano Delle Chiaie emerse inizialmente grazie alle dichiarazioni di Walter Giustini, ex brigadiere dei carabinieri. Egli raccontò di aver appreso dal mafioso Alberto Lo Cicero informazioni sulla presenza di Delle Chiaie a Palermo prima della strage del 1992. In sostanza, si parlava di incontri tra Delle Chiaie e figure di spicco della mafia locale, come Mariano Tullio Troia, nella primavera di quello stesso anno.
Si aggiunse a questi racconti la moglie di Lo Cicero, Maria Romeo, che riferì di un “sopralluogo” a Capaci compiuto da Delle Chiaie assieme al marito. La donna descrisse anche una presunta conversazione avvenuta dopo l’attentato tra Lo Cicero e il magistrato Paolo Borsellino nel palazzo di giustizia di Palermo. Durante questo incontro, secondo la testimonianza, Lo Cicero avrebbe detto di aver accompagnato Delle Chiaie e un altro uomo nel sopralluogo sul luogo dove sarebbe poi esplosa la bomba.
Maria Romeo ha rilanciato queste ricostruzioni anche in una recente intervista televisiva, rinnovando l’attenzione pubblica su temi sensibili e controversi legati alle stragi degli anni ’90.
La valutazione della procura e il rigetto delle dichiarazioni ritenute inattendibili
Delle indagini svolte, la procura ha ritenuto le testimonianze offerte da Giustini e Maria Romeo prive di fondamento e discordanti sotto il profilo dei fatti dimostrabili. Gli accertamenti svolti non hanno confermato nessun collegamento tra la destra eversiva e la mafia nell’ambito della strage di Capaci.
Alla richiesta di archiviazione hanno aderito anche i sostituti procuratori nazionali Domenico Gozzo e Francesco Del Bene, impegnati sul caso e inseriti nel pool investigativo. La posizione della procura sancisce un punto fermo nel dibattito giudiziario e politico attorno a una vicenda che ha segnato la storia giudiziaria italiana.
L’attenzione resta alta su altri aspetti dell’indagine che coinvolgono, più direttamente, le organizzazioni mafiose e i mandanti materiali. Il procedimento archiviato segna una tappa dell’inchiesta su una delle pagine più drammatiche della lotta contro la criminalità organizzata.