La gestione idrica nelle Marche è tornata a pieno regime con la riapertura, avvenuta ad aprile, degli impianti di irrigazione collettiva seguiti dal Consorzio Bonifica Marche. Le cinque dighe principali, fondamentali per l’agricoltura e l’uso civile, mostrano livelli d’acqua soddisfacenti, grazie alle condizioni climatiche e a una regolazione attenta delle portate. Scopriamo la situazione attuale delle dighe, il ruolo che svolgono e i progetti in corso per migliorare la rete.
Progetti di miglioramento per la rete irrigua
Il Consorzio Bonifica Marche concentra i suoi sforzi sugli adeguamenti e l’ampliamento della rete irrigua. Nei territori dei fiumi Aso, Tenna e Tronto si stanno sostituendo vecchie canalette con condotte a pressione. Questo cambiamento favorisce un risparmio idrico significativo, abbassando le dispersioni e permettendo l’adozione di tecniche d’irrigazione più moderne e mirate, che riducono ulteriormente i consumi.
Open day sulle dighe per il pubblico
La presidente dell’Assemblea del Consorzio e Anbi Marche, Francesca Gironi, ha ricordato l’organizzazione di un open day sulle dighe, programmato nei weekend del 24-25 maggio e 31 maggio – 1 giugno. Durante queste giornate gli impianti di Mercatale, Castreccioni e Comunanza saranno visitabili dal pubblico. L’occasione offre un’opportunità per conoscere da vicino le strutture che influenzano la vita quotidiana di agricoltori e cittadini, favorendo un maggior legame con le riserve idriche e la loro gestione.
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Questo tipo di iniziative riesce a sensibilizzare sul tema dell’acqua, mettendo in evidenza le sfide ambientali e le risposte messe in campo per affrontarle, nel concreto.
Situazione attuale delle dighe e livelli delle riserve idriche
Le cinque dighe gestite dal Consorzio Bonifica Marche rappresentano bacini di raccolta decisivi per l’intero territorio. L’ultimo impianto ad essere riaperto è stato quello del Musone, mentre gli altri sono entrati in funzione già dall’inizio della stagione irrigua. David Taffetani, responsabile delle dighe, riferisce che l’acqua accumulata nei laghi risulta abbondante, merito delle piogge registrate nei mesi precedenti e di un’attenta supervisione sulle portate fluviali a monte.
Nel dettaglio, la diga di San Ruffino, posizionata tra Amandola e Monte San Martino , ha immagazzinato più di 2,5 milioni di metri cubi d’acqua. La diga di Mercatale, al confine tra Sassocorvaro e Auditore , contiene quasi 5,5 milioni di metri cubi. Molto rilevante è la quantità d’acqua disponibile nella diga di Castreccioni presso Cingoli , che supera i 36 milioni di metri cubi. La diga di Comunanza ha quasi raggiunto la sua capacità massima, arrivando a 11 milioni sui 13,6 previsti. Infine, la diga di Rio Canale a Campofilone dispone di circa 750 mila metri cubi d’acqua per l’irrigazione.
Queste cifre confermano una situazione favorevole, anche alla luce della stagionalità incerta degli ultimi anni, segnata da fenomeni estremi come siccità prolungate e piogge intense concentrate in brevi periodi.
Le dighe come risorsa contro le sfide climatiche
Le dighe si confermano strumenti essenziali per moderare le oscillazioni create dal cambiamento climatico in atto. L’alternanza di eventi meteorologici estremi impone meccanismi capaci di raccogliere l’acqua in eccesso e trattenerla in modo da rilasciarla gradualmente, senza sprechi o danni. Questa funzione riduce i rischi di allagamenti e allo stesso tempo fornisce risorse idriche costanti da distribuire durante i periodi di scarsità .
Il Consorzio ricorda anche l’importanza di queste strutture per il settore agricolo ma non solo: l’acqua immagazzinata serve infatti anche all’abbeveraggio domestico e alla produzione di energia idroelettrica. Quest’ultima è utile per abbattere i costi di gestione degli impianti irrigui, vantaggio concreto per gli agricoltori e per la comunità tutta.
In questo modo, chi si occupa della gestione infrastrutturale assume un ruolo di custode delle risorse naturali, garantendo il funzionamento di servizi fondamentali per la vita e l’economia delle Marche.