In Italia cresce il numero di persone che scelgono di avere un solo figlio o di rinunciare del tutto alla genitorialità. A pesare su questa decisione sono soprattutto il rialzo delle spese quotidiane, stipendi bassi, e la mancanza di servizi che supportino le famiglie. Questi elementi contribuiscono a modificare non solo le scelte anagrafiche ma anche le emozioni legate all’essere genitori, con ansia e preoccupazione in aumento soprattutto tra i più giovani.
L’incertezza economica come fattore chiave nella scelta di rinunciare ai figli
Il rapporto FragilItalia mette in luce come i fattori economici siano al centro delle scelte riproduttive. Il 91% degli intervistati indica gli stipendi bassi e l’aumento del costo della vita come primo motivo per non avere più figli rispetto al passato. Seguono la mancanza di stabilità lavorativa e la difficoltà di organizzare il lavoro in modo compatibile con la cura della famiglia, citati dal 89%.
Altri aspetti economici che pesano sono la difficoltà a trovare un’abitazione adeguata , la carenza di sostegni pubblici economici e l’assenza di misure che aiutino ad affrontare le spese legate all’educazione e alla crescita dei bambini . La paura di perdere il lavoro e il costo delle scuole concorrono a mantenere alto questo clima di incertezza, pesando maggiormente su giovani e ceti a medio-basso reddito, che dichiarano di non fidarsi di un sistema incapace di offrire prospettive sicure.
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Il desiderio di avere figli e emozioni contrastanti tra i giovani italiani
Secondo un’indagine condotta su un campione di 800 italiani dai 18 anni in su, emerge un cambiamento significativo nel pensiero sulla genitorialità. Più di un terzo dei giovani sotto i 35 anni vorrebbe due figli, ma la quota di chi si limita a un solo figlio è passata al 24%, mentre un quarto dichiara di non volerne affatto. Il sondaggio evidenzia come la gioia, che resta l’emozione più citata tra i genitori e aspiranti tali , sia calata di 9 punti rispetto a due anni fa. Intanto salgono i sentimenti di preoccupazione e ansia, dichiarati rispettivamente dal 31% e dal 23% del campione, con numeri ancora più alti tra chi appartiene alle classi popolari e tra i giovani under 30.
Questi risultati raccontano di un clima emotivo più teso, dovuto a incertezze economiche e sociali. Le difficoltà che si associano alla scelta di mettere al mondo un figlio diventano un ostacolo reale più delle motivazioni legate al desiderio personale.
La difficile conciliazione tra lavoro e famiglia e la mancanza di supporti sociali
Sui cittadini italiani grava anche una situazione sociale poco favorevole a chi vuole avere figli. Il 87% degli intervistati segnala la complicazione nel bilanciare lavoro e famiglia come un fattore che frena la genitorialità. Tra i giovani sotto i 30 anni questa percentuale sale al 91%. La carenza di servizi come asili nido e scuole a tempo pieno viene segnalata dall’83%, mentre la mancanza di politiche che rendano il posto di lavoro più amico della famiglia riguarda l’80% dei rispondenti.
Il ruolo della famiglia tradizionale
È cambiata anche la composizione e il ruolo della famiglia. Il 72% rimpiange la scomparsa della famiglia “tradizionale”, dove i nonni contribuivano quotidianamente alla cura dei nipoti, un sostegno che oggi si vede meno o manca del tutto. Le donne registrano un impatto particolare: l’81% teme di dover lasciare il lavoro per accudire i figli, una dinamica che aggrava le difficoltà connesse alla maternità e alle aspettative sociali.
Questi elementi si intrecciano e formano un quadro di crescente fragilità intorno alla genitorialità in Italia, dove le scelte si complicano di fronte a condizioni economiche precarie e a un welfare familiare che fatica a rispondere ai bisogni reali.